Cavalese, stop alle cicogne Il punto nascite non riaprirà Aspre critiche: «Troppe condizioni»

Il punto nascite dell’ospedale di Cavalese non può essere riaperto, perché mancano una seconda sala parto e una sala operatoria sempre pronta per le emergenze.

A gettare acqua gelida sulle aspettative delle comunità di Fiemme, Fassa e Cembra di tornare a sentire dei vagiti entro metà aprile sono stati mercoledì il presidente della Provincia Ugo Rossi , l’assessore alla Salute Luca Zeni e il direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Paolo Bordon, che hanno incontrato sindaci e presidenti degli enti territoriali (presente anche l’assessore Mauro Gilmozzi ) per illustrare loro il parere del Comitato percorso nascita nazionale arrivato il 28 febbraio 2018, ma tenuto chiuso nei cassetti per 23 giorni.

Un parere il cui contenuto era stato anticipato pochi giorni fa, con un’interrogazione, dal consigliere provinciale Filippo Degasperi (M5S).

Non è più, dunque, la carenza di pediatri e ginecologi a rinviare ulteriormente la riattivazione del reparto, ma un’insufficienza strutturale che non era stata ritenuta ostativa, prima di fine febbraio. Il parere, confermando le ragioni di tipo orografico alla base delle deroghe concesse rispetto al numero minimo dei parti e dei medici in servizio, ha accolto la richiesta della Provincia di poter utilizzare, per adeguare l’organico agli standard richiesti dall’Accordo Stato-Regioni i cosiddetti medici «gettonisti», ovvero specialisti esterni di comprovata esperienza, attivabili in caso di emergenza.

Ma se questa era la notizia positiva, attesa, quella negativa è stata data subito dopo: il Comitato ha subordinato infatti la riapertura del punto nascita all’attivazione di una seconda sala parto e di una sala operatoria sempre pronta per le emergenze nel blocco travaglio/parto.

«Un requisito che era già stato evidenziato in un precedente parere, ma che si riteneva soddisfatto dallo stesso Comitato attraverso la programmazione sanitaria», hanno detto Rossi, Zeni e Bordon. E questo appunto si era limitata a fare la giunta provinciale: a programmare l’adeguamento strutturale del reparto, che sarebbe avvenuto nel momento in cui sarebbe stato realizzato il nuovo ospedale, la cui progettazione però è ferma per via di un ricorso al Consiglio di Stato.

Nel parere arrivato a fine febbraio, invece, per la prima volta il Comitato ha fissato il principio che «per riprendere l’attività, dopo una sospensione, occorra che i lavori siano completati e non solo programmati». «Si tratta di una decisione non condivisibile - hanno affermato Rossi e Zeni - una novità, che mai era emersa nel corso dei precedenti confronti, dove le modifiche strutturali erano considerate un obiettivo a cui tendere. Richiederemo dunque al Comitato, formalmente, di rivedere questa decisione e la questione verrà sottoposta anche al nuovo ministro della Salute, non appena si sarà insediato»: e qui si entra in un terreno incognito.

Nel frattempo, è stato comunque assicurato che l’Azienda sanitaria sarà incaricata di accelerare l’iter dei lavori strutturali: le due sale necessarie dovrebbero essere ricavate sul piano di ginecologia ma a questo proposito Luca Zeni ha ammesso ieri che, tra bandi e lavori, ci vorrà un anno: il rischio, evidente, è che i ginecologi e pediatri trovati faticosamente nei mesi scorsi si rendano indisponibili.

Proprio per evitare anche questa beffa, accogliendo la richiesta degli amministratori locali è stato deciso di valutare, insieme ai medici assunti con la promessa di una riapertura del punto nascita a metà aprile, come ampliare i servizi di pediatria e di ginecologia offerti dall’Ospedale di Cavalese.

Una prima decisione, condivisa ieri mattina con i medici dell’ospedale dal direttore Bordon, che si è recato a Cavalese, è già stata presa e sarà in vigore da venerdì 30 marzo: verrà prolungato di 4 ore il servizio di pediatria offerto alla comunità, che sarà attivo dalla 8 alle 20 e non più dalle 10 alle 18. Ma la notizia portata in valle mercoledì è stata presa male, molto male: ci sono stati momenti di forte tensione, ma l’imperativo resta quello di lavorare per cercare - chissà quando - di riaprire il punto nascita. 


 

LE REAZIONI

«Al di là della presenza di un punto nascita, in ogni valle devono esserci presidi sanitari di qualità che garantiscano tutto il percorso nascita. La politica metta da parte polemiche e strumentalizzazioni e lavori a questo obiettivo». Lo affermano in una nota i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino - Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti - commentando le ultime notizie sul punto nascita di Cavalese.

«Il dibattito sui punti nascita - aggiungono - deve avere un unico obiettivo: la tutela della donna e del bambino, per tutta la fase della gravidanza, il parto e il post nascita. Obiettivo che può essere garantito solo se si assicurano servizi territoriali forti nell’ambito della ginecologia e della neonatalità in ogni Comunità di valle anche in assenza del punto nascite».


 

«Sorpresa e perplessità nell’aver preso atto che è condizionata alla realizzazione della seconda sala parto nonchè della sala operatoria nel blocco travaglio-parto».

A esprimerle, a proposito delle condizioni poste dal Comitati ministeriale percorso nascita per la riapertura del punto nascita di Cavalese, in Trentino, sono l’assessore provinciale alla salute, Luca Zeni, e il governatore, Ugo Rossi, in una lettera indirizzata al ministero della salute e al comitato stesso.

L’adempimento di tali condizioni fa infatti nuovamente slittare la riapertura del punto nascita stesso, favorito invece, come sottolineato da Zeni, dal poter usufruire di personale a gettone. Una condizione nota già da quadi un mese, ammette Zeni, «ma che abbiamo dovuto verificare tecnicamente e discuterne a Roma».

La richiesta e di rivedere l’interpretazione degli adeguamenti strutturali necessari, tenendo conto che non si tratta di un’apertura ex novo.


«Il punto nascita di Cavalese è una priorità irrinunciabile che viene molto prima di Olimpiadi e di altri interessi. Il Trentino si riprenda la sua autonomia».

Lo scrive in una nota il consigliere provinciale della Civica Trentina, Claudio Civettini, intervenendo sulla mancata riapertura del Punto nascita della valle di Fiemme, che - sostiene Civettini - «riavvia il dibattito sulla gestione dell’Autonomia a livello locale all’interno di progetti che, per scelta politica, latitano, avendo trasformato la gestione sanitaria in un distaccamento delle scelte politiche romane».

Secondo Civettini, «se da una parte è pur vero che sono auspicabili le Olimpiadi per situazioni e gestioni anche privatistiche, dall’altra, quello che è irrinunciabile è la riapertura del Punto nascita poichè, diversamente, sarebbe il fallimento di una politica che, nei fatti, metterebbe al bando la gestione dell’Autonomia locale».

 

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