Magnifica Comunità in allarme «Dove c'è il lupo non c'è pascolo»

«Dove c’è il lupo non c’è più pascolo, perché le due cose sono incompatibili e determinate realtà sono in pericolo, anche sotto il profilo dell’accoglienza turistica».

Parole profetiche quelle pronunciate dal parlamentare europeo altoatesino Herbert Dorfmann lo scorso 24 marzo, durante una visita presso il palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme, dove tornerà il prossimo 13 ottobre, invitato dallo Scario Giacomo Boninsegna che, in gennaio, aveva guidato una delegazione comunitaria a Bruxelles.

Lo ha ricordato lo stesso Scario venerdì sera, nel corso di una seduta straordinaria del consiglio dei Regolani, che ha affrontato e discusso il problema più inquietante di oggi, la presenza del predatore sulle montagne di Fiemme e Fassa ed i danni considerevoli al comparto agricolo e zootecnico. Quest’anno, ha ricordato lo Scario, richiamando i dati del Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento, in Fiemme ci sono state nove predazioni, che hanno colpito due manze, due vitelli, due capre, due agnelli e una pecora, ed il lupo ha assalito a Viezzena, Lusia e Fedaia anche bestiame adulto, dopo che già nel 2016 erano stati attaccati 50 capi ovini a Passo Valles. Senza contare il numero degli animali dispersi per la paura e non più ritrovati.

«Il problema - ha precisato - interessa anche la Magnifica, proprietaria esclusiva di circa 3.000 ettari di pascoli, che, unitamente alle strutture di malga, sono assegnati annualmente in uso civico agli allevatori di bestiame bovino ed ovicaprino. Vicini della Comunità che esercitano il loro diritto di pascolo in forma associata tramite le società Malghe e Pascoli. Quest’anno sono stati monticati 352 bovini da latte, 1.023 manze, 202 vitelli, 116 cavalli, 3.993 pecore e 294 capre. Poi, per salvare il loro patrimonio zootecnico, alcuni contadini hanno preferito riportare in stalla in anticipo il loro bestiame, abbandonando il pascolo in altura ed appesantendo il carico di bestiame nella stalla a valle, durante la stagione calda e con tutti gli inconvenienti del caso, compreso un inevitabile inquinamento ambientale».

Una situazione che rischia dunque di andare fuori controllo, oltre a creare grossi interrogativi anche sotto il profilo turistico. «Sulla gestione del lupo», ha ricordato ancora lo Scario, «non c’è un piano provinciale o nazionale visto che questo predatore è arrivato spontaneamente da noi, ma solamente una direttiva europea che ne vieta il controllo selettivo. La Provincia ha chiesto di avere la competenza diretta per la gestione di questa emergenza, ma nella Conferenza Stato- Regioni ha avuto l’appoggio della sola Toscana, per cui ora ha le mani legate, anche se continua a chiedere di poter operare in autonomia».

Alla luce di tutto questo, il Consiglio dei Regolani, con voto unanime, dopo l’intervento del Vicescario Giuseppe Fontanazzi («le sensibilità degli ambientalisti non ci sono nei confronti delle mucche mangiate dopo immani sofferenze») e dei Regolani Filippo Bazzanella (che ha richiamato anche analogo problema riguardante la fauna ittica, attaccata da aironi e cormorani), Renzo Daprà («occorre difendere uno storico diritto d’uso civico e bisogna fare attenzione anche al rischio della lince»), Alberto Volcan («non vanno dimenticati i danni indiretti») e Giorgio Ciresa («serve un’azione forte e coordinata da parte di tutti»), ha pienamente condiviso ed approvato un ordine del giorno, con il quale si chiede agli enti preposti «di riconsiderare la presenza del lupo in Fiemme, pregiudizievole sia alla pratica del’allevamento che dell’alpeggio», si invita la Giunta Provinciale «a chiedere con decisione al Governo ed alla Comunità Europea la possibilità di intraprendere azioni decise e concrete per limitare la presenza del lupo sulle nostre montagna e formulare nuove strategie che sappiano conciliare le diverse esigenze, con particolare riguardo alla sicurezza degli utenti e dei frequentatori della montagna» e si sollecita «una maggiore considerazione della pratica dell’allevamento e dell’agricoltura in genere, coinvolgendo in ogni progetto anche le popolazioni che vivono sul territorio».

Il documento verrà inviato alle autorità provinciali e forestali ed a tutti gli enti pubblici di Fiemme e Fassa, dai quali ci si aspetta un impegno forte per fare fronte comune.

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