Cermis, ricordate le 20 vittime del 3 febbraio 1998

Intensa come sempre la cerimonia, che si è svolta domenica nella storica chiesa della Pieve, alla presenza di numerose autorità civili e militari. Non molti, però (complici anche il freddo e la pioggia mista a neve), i cittadini intervenuti: il tempo, evidentemente, affievolisce la partecipazione.

«Siamo qui per pregare per coloro che ci hanno preceduto, trovando una morte improvvisa e ingiusta» ha detto il parroco don Ferruccio Furlan all'omelia. «Dobbiamo purtroppo evidenziare - ha aggiunto - l'incapacità dell'uomo di vivere la propria responsabilità. È la follia di chi pensa di essere più grande degli altri. Un dolore immenso per chi muore, ma ancora maggiore per chi vive. Preghiamo per le vittime di queste tragedia - ha aggiunto - ma anche perché gli uomini di oggi, soprattutto i politici e gli amministratori pubblici, possano operare con coscienza e sappiano rispondere a quella giustizia e a quella pace che sono nelle loro mani».

Alla messa è seguito il corteo fino all'adiacente cimitero, dove ci sono le steli con i nomi delle vittime delle due tragedie, davanti alle quali si sono raccolti in preghiera i famigliari delle vittime. «Commemorare questi tragici eventi - ha detto qui il sindaco di Cavalese Silvano Welponer - significa, oggi più che mai, non solo rendere omaggio alle vittime e rinnovare l'abbraccio della nostra comunità alle loro famiglie, ma anche imprimere, nel ricordo di quegli eventi, il valore di un monito che le istituzioni e la società civile non possono lasciare inascoltato.

Noi tutti, in primis i rappresentanti delle istituzioni pubbliche, non dobbiamo fuoriuscire dalla strada maestra della memoria, che rappresenta un dovere morale e un necessario atto di impegno sociale, umano e civile, per riaffermare ancora una volta e con forza la dignità di una collettività a cui tutti apparteniamo, indipendentemente dalla lingua, dalla cultura o dal credo che professiamo. Né il tempo né la storia potranno cancellare dalla mente dell'uomo cosciente e libero le cause e l'irresponsabilità di coloro che queste tragedie hanno provocato.

A queste considerazioni un paese civile non può sottrarsi, perché ogni mancanza di rispetto delle normative, ogni scelta non compiuta, ogni mancato adeguamento alle regole che garantiscono l'incolumità delle persone non si può definire una lacuna, ma una grave e consapevole corresponsabilità. È dalle risposte a questi interrogativi che dipende la possibilità e la fondata speranza per il futuro di non dover più assistere ad eventi luttuosi di tale portata».

«Accanto al cordoglio sincero che ci unisce a coloro che hanno perso gli affetti più cari - ha concluso il sindaco - non si sopisce l'indignazione per quella che continuiamo a percepire come una profonda, drammatica prevaricazione dell'uomo sull'uomo. Con la forza della memoria attiva, dobbiamo collaborare coscientemente affinché sia mantenuto integro il senso della umana giustizia e rettitudine, rendendo testimonianza alle tante vittime che oggi onoriamo. Possano i nostri fratelli e sorelle riposare in pace».

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