Moena, in fiamme il tetto dell'Hotel Dolomiti Decine i vigili del fuoco sul posto

di Marica Viganò

L’odore di fumo arrivava dall’hotel. Se ne sono accorti tre agenti della polizia di stato liberi dal servizio, passando davanti al «Dolomiti», il lussuoso e storico albergo di Moena. Nello stesso momento, anche una coppia ospite della struttura si è precipitata alla reception impaurita. L’intervento immediato nel sottotetto con gli estintori è servito a poco.

Le fiamme sono state più rapide del proprietario dell’hotel, subito salito al piano alto per cercare di spegnere l’incendio, e anche dei pompieri, arrivati pochi minuti dopo: la copertura ed il sottotetto sono andati completamente distrutti dalla violenza di un fuoco che non ha dato tregua ai soccorritori. Alla centrale operativa 115 la chiamata di aiuto è arrivata alle 17.47. L’allarme è stato diramato a tutti i corpi dei vigili del fuoco volontari dei distretti di Fiemme e di Fassa, mentre da Trento i permanenti hanno mandato sul posto i colleghi della squadra di «prima partenza» e l’autoscala.

È stato lo stesso proprietario dell’hotel, Francesco Cocciardi, a tentare con i tre agenti di spegnere le fiamme: raggiunto l’ultimo piano per verificare da dove provenisse l’odore di fumo, ha provato a soffocare con la schiuma dell’estintore le lingue di fuoco che si stavano sviluppando vicino alla canna fumaria. Non c’è riuscito e, mentre veniva dato l’allarme al 115, ha proceduto assieme ai poliziotti all’evacuazione dell’edificio a scopo precauzionale.  Una colonna di fuoco e di fumo si è alzata dal tetto dell’hotel Dolomiti, mentre all’interno procedevano in maniera ordinata ma assai celere le operazioni di sgombero. Sessantasette gli ospiti della struttura, più i dipendenti.

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Come previsto dal piano di sicurezza, Cocciardi è partito dall’ultimo piano, bussando a tutte le porte delle stanze, telefonando ai clienti, controllando sulla lista le presenze, finché non è arrivato al piano della reception.  Tutti ospiti della struttura - turisti italiani e stranieri - sono stati invitati a raggiungere il Park hotel Leonardo, gestito dal fratello del proprietario del «Dolomiti», Leonardo Domenico Cocciardi, e l’hotel Garden. Sono state distribuite le coperte per ripararsi dal freddo.

Che non si trattasse di un rifugio temporaneo, valido solo per qualche ora, ma di un cambio effettivo di sistemazione, i clienti l’hanno capito dopo cena osservando il tetto del «Dolomiti» ancora avvolto dalle fiamme. Ai clienti è stata garantita la massima assistenza, per superare il disagio e lo shock, mentre tutte le forze delle due valli erano in campo - dai vigili del fuoco alla polizia locale, dai carabinieri alla polizia di stato - per dare una mano nell’emergenza.

Oltre cento uomini si sono dati in cambio nelle operazioni di spegnimento dell’incendio e nella messa in sicurezza dell’area evacuata: sul posto i carabinieri della stazione di Moena con il comandante Gianluca Zompanti e gli agenti della polizia locale, coordinati dal comandante Gianluca Ruggiero, che hanno chiuso il centro al transito con deviazione nelle vie secondarie e lungo la nuova variante di Moena.  Sono arrivate anche le ambulanze per i controlli al proprietario dell’hotel e agli agenti che avevano respirato i fumi nella combustione durante le operazioni di evacuazione.

Cocciardi ha voluto rimanere sul posto, ai piedi del suo hotel assieme ai pompieri per osservare le operazioni; i tre poliziotti sono stati accompagnati per accertamenti al pronto soccorso dell’ospedale di Cavalese. L’incendio sarebbe partito dalla canna fumaria. Il condizionale è d’obbligo dato che nessuno ieri ha potuto avvicinarsi al tetto dell’hotel, in balìa delle fiamme per lunghissime ore.

 


«QUANTA PAURA: MA SIAMO SALVI»

A dare l’allarme al primo comparire delle fiamme è stata una cagnolina. La barboncina di una coppia di turisti toscani che era rimasta in camera mentre i suoi padroni erano a fare un giro a Canazei. E che al loro ritorno ha fatto trovare la stanza a soqquadro dimostrandosi agitata con lunghi guaiti e un tremore nel corpo.

«Quando la vediamo così, capiamo subito che c’è qualcosa che non va, lei sente le cose prima di noi», spiega il padrone. E così insieme alla moglie si è messo a guardarsi intorno. «La cagnolina in nostra assenza ha sentito di certo l’odore del fumo, tanto che si era rintanata nel box doccia e ha grattato completamente il piatto doccia, in preda a una agitazione incontenibile. Mentre mi stavo guardando intorno, mia moglie mi ha gridato che vedeva verso il tetto un bagliore rosso e poco dopo una nuvola di fumo. Abbiamo preso la cagnolina - racconta il turista - e siamo scesi verso la hall. Alla reception abbiamo avvertito, secondo noi c’era un incendio».

Dietro al bancone c’era la addetta l ricevimento, Michela: «All’inizio sembrava un po’ incredula ma subito ha allertato i soccorsi. In quel momento - racconta la coppia di turisti - sono entrati tre poliziotti della vicina Scuola Alpina, avevano visto il fuoco mentre passavano sotto l’hotel, e sono entrati a dare l’allarme».

Da quel momento, è partita l’operazione soccorsi: «Erano le 17,30 - spiegano i turisti evacuati - e ci hanno fatto uscire con calma. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco volontari in pochissimi minuti, una efficienza incredibile. Ci hanno dato delle coperte per il freddo, e radunati nel piazzale al sicuro».

In albergo c’erano 67 ospiti, tutti sani e salvi per fortuna. La macchina dei soccorsi ha funzionato alla perfezione: sono bastati altri pochi minuti per avere sul posto carabinieri, polizia locale, i pompieri di Fassa e Fiemme con uomini e squadre giunte da ogni paese. Per fortuna nessun ospite dell’hotel ha riportato danni. Ma l’opera di spegnimento era ancora in corso nel cuore della notte, mentre il giornale viene stampato. I turisti del Dolomiti sono stati rapidamente smistati: mentre il titolare Francesco Cocciardi affiancava i pompieri nello spegnimento, il fratello Leonardo con un furgone trasferiva la gente nel proprio albergo, il Leonardo, poco a monte del Dolomiti, e al Garden poco lontano. È qui che abbiamo incontrato un gruppetto di evacuati mentre il personale degli alberghi li smistava.

«Abbiamo cenato al Leonardo, ci hanno riscaldati, fuori c’erano 8 gradi sotto zero - spiega una signora - Ma dobbiamo dire che è stato tutto improntato alla massima efficienza. Siamo impressionati perché tutto il trattamento che abbiamo ricevuto in questa disgrazia è stato eccellente, molto professionale, nulla da dire».

A tarda sera alcuni ospiti erano alla ricerca delle loro automobili, lasciate parcheggiate sotto l’albergo. «Mi hanno detto che le hanno rimosse i vigili del fuoco con i vigili urbani - commentano - speriamo siano riusciti a portarle in salvo». Anche perché dal tetto dell’hotel in fiamme sono caduti tizzoni ardenti e pezzi di travi, senza contare le tonnellate di acqua e schiumogeni impiegati dai pompieri. Mentre la notte avanza, l’intero paese di Moena resta lungo l’Avisio e in piazza, guardando le fiamme ancora alte e la colonna di fumo acre che ha impregnato tutta la valle, avvertibile fin da Forno. «Che tragedia incredibile - si dicono gli altri albergatori che vengono a vedere come procede - non si capisce come possa essere successa una cosa del genere».

E iniziano le ipotesi, le più diverse: corto circuito elettrico, un mozzicone di sigaretta, un camino. Ma è inutile fare ipotesi, l’albergo Dolomiti sta ancora bruciando, come un enorme castello di carte incandescente nella notte gelida e buia.

 

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