Vittime di Stava, polemica sulla cremazioni a pagamento

di Giorgia Cardini

Non tutti i morti sono uguali. Almeno quando si parla di spese per la cremazione delle salme riesumate nel cimitero di San Leonardo di Tesero, sottoposto dalla scorsa estate a un complesso progetto di riqualificazione che ha già suscitato molte polemiche.
La normale delicatezza insita in questi casi, per il cimitero di San Leonardo è amplificata dal fatto che proprio qui sono seppellite molte delle 268 vittime della tragedia di Stava.

E se già le operazioni di riesumazione avvenute in piena estate, complice il gran caldo, la posizione esposta del camposanto e la mancanza di una protezione visiva aveva sollevato proteste da parte dei parenti delle vittime, in questi giorni la polemica è riesplosa per la disparità di trattamento riservato alle persone decedute per cause naturali e a quelle travolte dall’ondata di fango provocata dal crollo dei bacini di Prestavel, avvenuto il 19 luglio 1985.

Trovandosi nella necessità di riesumare le une e le altre, davanti alla mancata mineralizzazione di molti corpi la giunta comunale guidata da Elena Ceschini ha infatti preso una decisione criticata fortemente da Ivana Gilmozzi, che si è fatta portavoce di alcune famiglie coinvolte nel disastro ambientale di 31 anni fa: ossia, a fronte dei problemi di trovare nuovi spazi per consentire la nuova inumazione dei resti, l’amministrazione ha scelto di incoraggiare la cremazione degli stessi accollandosi la spesa al 100% per quanto riguarda i teserani deceduti per cause naturali. Mentre chi ha deciso di far cremare i propri parenti rimasti uccisi nel 1985 si è visto recapitare una fattura da quasi 500 euro.

«Mia madre ha avuto una sorella morta nella strage di Stava - spiega Ivana Gilmozzi -: dopo la riesumazione, avvenuta in estate, ha deciso di farla cremare e si è vista recapitare una fattura di quasi 500 euro. Mia zia, invece, che ha fatto cremare i resti di suo padre morto nel 2005, non ha pagato niente».

A spiegare i motivi del diverso trattamento è il vicesindaco e assessore ai lavori pubblici Giovanni Zanon, che è anche presidente della Comunità: «Un accordo con l’associazione Vittime di Stava, precedente ai lavori di sistemazione del cimitero, ha stabilito che nel cimitero rinnovato sarebbe stato creato lo spazio necessario a consentire la reinumazione delle persone decedute nel 1985. Dunque, per queste salme la cremazione non era necessaria, ma era un’opzione lasciata alle famiglie, la maggior parte delle quali ha deciso di mantenere la sepoltura. Il problema che si è presentato successivamente, circa un mese fa, è stato relativo alla esumazione degli altri corpi. Siccome anche nel cimitero parrocchiale di S. Eliseo abbiamo problemi di spazio, abbiamo deciso di proporre ai familiari la cremazione a spese nostre, concordata sì, ma di fatto obbligata».

Anche la sindaca Elena Ceschini conferma i motivi alla base del diverso trattamento riservato ai parenti delle vittime di Stava e ai parenti degli altri defunti, per quanto riguarda le cremazioni: «La sistemazione di ogni cimitero è delicata e noi abbiamo cercato di mostrare massima sensibilità e rispetto verso tutti. Ma la cremazione dei morti per cause naturali è davvero senza alternativa, per problemi di spazio. Per questo, non ci è parso giusto chiedere alle loro famiglie di accollarsene i costi. E si è trattato di un’esigenza emersa solo dopo gli accordi presi con i parenti delle vittime di Stava, per garantire ai loro cari una nuova inumazione. Opzione che quasi tutti hanno scelto, salvo poche famiglie. Ora vedremo se il bilancio renderà possibile andare incontro anche a loro».

Ridimensiona il caso il presidente della Fondazione Stava e Associazione sinistrati Val di Stava Graziano Lucchi, secondo il quale alla base della nuova polemica c'è sostanzialmente un malinteso, dovuto al fatto che l'amministrazione comunale ha garantito, a proprie spese, la reinumazione di tutte le salme delle vittime riconosciute di Stava nel cimitero di San Leonardo,  che diventerà di fatto un luogo della memoria. Un'idea apprezzata dall'associazione, che ha condiviso con le varie amministrazioni comunali che si sono succedute a Tesero tutti i passi del progetto di rifacimento del camposanto.

«Come direttivo dell’associazione - dice Lucchi -, abbiamo sempre affermato che non c’è differenza tra le vittime di Stava e gli altri morti di Tesero: avremmo sopportato una normale rotazione. Per questo, ora che ci danno la possibilità di inumare i resti, trovo insensato sollevare una polemica sulle spese di poche cremazioni, per altro non obbligate. Vorrei invece che fosse sottolineato un aspetto importante: questo cimitero diventerà un campo della memoria, dove saranno conservate le lapidi delle vittime di Stava. Questo è l’aspetto da valorizzare e di questo diamo atto alle amministrazioni che si sono succedute e hanno portato avanti questa idea».

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