Dolomiti / Il riconoscimento

Gli zattieri del Piave patrimonio Unesco: sigillo per la storia bellunese di foreste, legno e navigazione

Premio all'attività degli uomini che per secoli trasportarono i tronchi dalle Dolomiti fino alla laguna veneta: su quegli alberi la Serenissima edificò la città e la potente flotta navale. Vicino a Longarone un museo consente di rivivere quelle vicende straordinarie

BELLUNO. Gli zattieri del Piave sono stati riconosciuti dall'Unesco Patrimonio culturale immateriale dell'Umanità.

Si tratta di quegli uomini che per secoli hanno portato dalle Dolomiti bellunesi fino alla laguna di Venezia lungo il fiume i tronchi d'albero sui quali, tra l'altro, la Serenissima ha costruito la sua città e la flotta.

Municipio romano, poi terra di invasioni e dominazioni barbariche e non, area in espansione durante lo splendore comunale e poi travolta dalle presisoni belliche di città vicine, il Bellunese dal 1404 al 1797 fece parte della Serenissima, poi fu brevemente sotto Napoleone e quindi austriaco fino all'Unità d'Italia, salvo i territori dell'alto Agordino e d'Ampezzo che rimasero nell'Impero asburgico fino al primo conflitto mondiale.

La notizia del riconoscimento è stata accolta con grande gioia dall'associazione che tuttora porta avanti quella storia e tradizione, la Fameja dei Zater e Menadas de la Piave.

L'associazione è sorta quarant'anni fa per opera della gente di Codissago, una frazione del Comune di Castellavazzo piccolo paese vicino a Longarone, sulla riva del fiume Piave, proprio per far conoscere la grande vicenda umana svoltasi sul fiume per secoli rappresentata dal trasferimento di grandi quantità di legname dalle alte valli dolomitiche della provincia di Belluno fino alle pianure venete e alla laguna di Venezia.

A Codissago c'è anche il Museo etnografico degli zattieri del Piave.

Il piccolo paese sulla sponda sinistra del Piave, era abitato, nei tempi passati, interamente da costruttori e conduttori delle grandi zattere che scendevano il fiume Piave.

Il museo  stato realizzato dai nipoti e pronipoti degli antichi Zattieri, che hanno voluto che non andasse dimenticata la grande opera svolta per secoli dai loro avi su fiume e che non hanno dimenticato l’antica tecnica usata per legare i tronchi e formare grandi zattere. È nato a metà degli anni ottanta per testimoniare il lavoro e la storia della Comunità di Codissago, che per secoli ha esercitato l’attività di zatteraggio e lavorazione del legno.

Nel museo sono raccolte la storia, le tradizioni, gli usi e costumi della vita delle genti bellunesi del fiume Piave.

Sul piazzale esterno è stata ricostruita un’antica segheria alla veneziana, funzionante, datata 1883. Il Museo ha un’esposizione con una superficie di 450 mq comprensiva di una sala conferenze e video.

Il museo è dislocato su 3 piani: al seminterrato ci sono tre sale a tema sulla zattera nella preistoria, la zattera nella letteratura antica e la zattera nel medioevo; al piano terra altre tre sale testimoniano la coltivazione e taglio del bosco, i sistemi di esbosco del legname e i sistemi di trasferimento al fiume (slitte, carri, risine, palorci, teleferiche); tra il piano terra ed il primo piano si documenta la “fluitazione” del legname e le opere utilizzate per controllarla fino alla grande segherie (sture, cidoli, roste); infine al primo piano sono raccolte le testimonianze sui grandi impianti di segheria alla veneziana sul Piave, da Perarolo di Cadore a Longarone.

Altro aspetto che intende illustrare è l’uso della zattera per il trasporto di altri materiali, quali: la pietra lavorata, le mole per affilare le spade, la carbonella, i minerali lavorati e in pani, l’acido solforico e ogni prodotto della montagna che serviva alle città della pianura veneta e a Venezia.

Il museo è anche centro internazionale studi sulle zattere, nel quale vengono raccolte tutte le informazioni che riguardano, fin dall’antichità, la vita degli zattieri e fluitatori di tutto il mondo, con una serie di modelli di zattere dei fiumi Pirenaici, delle Alpi Francesi, della Foresta Nera, della Turingia e dei fiumi Austriaci.

La storia degli zattieri e della fluitazione del legname lungo il Piave potrebbe sembrare un argomento circoscritto, in realtà le attività boschive, la lavorazione, il commercio e il trasporto del legname hanno costituito per secoli uno dei nodi fondamentali dell’economia e della storia del Bellunese e di tutta la Repubblica di Venezia.

Il Museo è visitabile autonomamente seguendo un percorso tematico che attraversa le 10 sale e la segheria alla Veneziana, aiutati da un sistema di audioguide in 3 diverse lingue, Italiano, Inglese e Tedesco. Appositi codici, attivabili inquandrandoli con la fotocamera del proprio cellulare, sono dislocati nelle sale ed identificati da un numero progressivo del percorso.

Su prenotazione sono disponibili anche visite guidate per gruppi o scolaresche, costituite da una breve conferenza che illustra l’antica attività della fluitazione e trasporto con zattere lungo il Piave (15-20 minuti), da proiezione di filmati antichi e recenti inerenti queste tematiche (20-30 minuti) e dalla visita guidata al museo (1 ora).

Trovandosi a circa 5 Km dalla diga del Vajont e dalla frana che ha provocato la distruzione di Longarone, la visita del museo può essere accompagnata da una visita alla diga e alla grande frana del monte Toc.

[Foto e immagini: Museo etnografico degli zattieri del Piave]

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