Belluno, il Bard attacca: basta regalare la nostra acqua alla pianura veneta

Nel Bellunese, accanto alla crescente mobiltazione popolare per ostacolare l'arrivo di aziende trevigiane del prosecco che impiantano vigneti intensivi (dei quali si denunciano gli effetti su salute, ambiente e paesaggio), prosegue la ormai storica battaglia politica, molto ramificata nel tessuto sociale, per fermare quella che viene considerata un'altra forma di colonizzazione subita: l'ìipersfruttamento dei corsi d'acqua sia a scopi idroelettrici sia irrugui per le colture della pianura veneta, il tutto naturalmente favorito dalle politiche della Regione in genere poco attente ai bisogni delle comunità di questa provincia interamente montana.

Sulla questione acqua torna ora il movimento Bard, Belluno autonoma Regione Dolomiti, che da anni si batte per favorire il percorso verso una forma di autogovenro per quest'area alpina nel cuore delle Dolomiti.

Il movimento ha diffuso una nota nella quale invita a radicali cambiamenti nelle politiche di gestione della risorsa idrica, che oggi penalizzano notevolmente le vallate dolomitiche che ne pagano il costo in termini di danni al patrimonio naturale e all'0economia turistica, senza averne peraltro contropartite monetarie significative.

Ecco il comunciato nel quale il Bard prende spunto dall'ennesimo abbassamento dei livelli dei laghi bellunesi, per favorire le colture di pianura, con danno al turismo dolomitico.

«Ogni anno la solita storia: basta regalare acqua alla pianura per un’emergenza che tale non è”. Il movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti torna a difendere il patrimonio idrico e lacuale bellunese, dopo la notizia che i principali laghi della provincia si sono visti abbassare il livello per garantire risorse idriche all’agricoltura di pianura.

«Quella della siccità in Veneto non è un’emergenza, è una condizione che si ripete ogni estate. - spiegano dal Bard - Non è possibile continuare così: servono interventi strutturali, ma anche il Bellunese deve far valere i suoi diritti”. A partire dalla retribuzione dell’acqua donata alla pianura: “Impariamo dai vicini trentini: a fine giugno hanno siglato un accordo con la Regione Lombardia per il rilascio di una maggiore quantità d’acqua dai bacini dell’Alto Chiese verso il lago di Idro (un lago artificiale, mentre da noi si svuotano anche quelli naturali) e la pianura, un accordo che si sottoscrive ad ogni stagione siccitosa, con indicazioni precise sul prelievo e sui livelli dei laghi, e che prevede un riconoscimento economico da parte della Regione Lombardia (per l’estate 2012 si parlò di 360mila euro). Perché invece noi dobbiamo regalare il nostro bene più prezioso e in più dobbiamo rimetterci anche dal punto di vista economico, visto che offriamo ai turisti il triste spettacolo di laghi semivuoti?».

«Ci sono poi le battaglie politiche e di cultura. - continuano dal Bard - Si intervenga sulla legge nazionale che mette l’agricoltura prima del turismo nelle priorità per l’uso dell’acqua: Regione e Governo, tramite i nostri rappresentanti, devono tutelare le aree turistiche. Si tolga poi il bacino del Vajont dalla disponibilità idrica del Bellunese».

«Servono poi – concludono dal Bard - interventi strutturali in pianura: nell’anno dell’Expo e della riflessione mondiale sullo sfruttamento e sullo spreco di risorse, non è possibile assistere a irrigazioni a getto nelle ore più calde del giorno o durante le giornate di pioggia, veri e propri sprechi di un bene fondamentale. Serve una razionalizzazione della gestione idrica anche in agricoltura».

 

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