Il Bard: i referendum «secessionisti» utili alla lotta autonomista di Belluno

Il movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti interviene con una nota a commento del voto, scontato, del consiglio provinciale di Trento contrario al passaggio del Comune di Voltago Agordino dal Veneto al Trentino Alto Adige.
Voltago, al confine occidentale del Bellunese, verso il Primiero, è uno dei numerosi municipi della vicina provincia dolomitica che hanno utilizzato lo strumento costituzionale del referendum per chiedere il trasferimento dell’abito isituzionale di riferimento.

Si tratta di iniziative, cominciate nel 2005 con Lamon, al confine con il Tesino, che via via, stante lo sbarramento che l’iter parlamentare ha registrato a livello parlamentare, hanno assunto soprattutto un forte significato politico, a sostegno della decennalle lotta del Bellunese per ottenere un proprio assetto di autonomia e di supporto alle iniziative per favorire la cooperazione con le vicine Trento e Bolzano.

Ecco la nota del Bard, movimento che in questi giorni sta elaborando una strategia in vista delle elezioni regionali: «A pochi giorni dal parere negativo del Consiglio provinciale di Bolzano, anche quello di Trento si è espresso in modo analogo relativamente all’annessione del comune di Voltago Agordino al Trentino Alto Adige-Südtirol. Ce lo aspettavamo e se lo aspettava il comitato referendario di Voltago.
Pur trattandosi di pareri non vincolanti, essi si rifanno ai dettami dei 2 statuti di autonomia delle rispettive province autonome, che blindano i confini territoriali.

Solo una prossima revisione costituzionale di detti statuti potrà semmai prevedere un eventuale allargamento dei confini. Processi lunghi!

Ma non è questo il punto. Tutti i referendum di separazione/annessione vinti o tentati, da Lamon in poi, compreso la richiesta d’indizione del referendum provinciale supportato da circa 19 mila firme di cittadini bellunesi hanno rivendicato in maniera democratica, legale e pacifica pari dignità per la montagna ed il diritto all’autonomia di questi territori in quanto palesemente diversi e con problematiche specifiche non paragonabili ad altri territori di pianura urbanizzati.

Tutto inutile? Non facciamo a finta di non sapere che i fondi Brancher per i comuni di confine sono frutto dei referendum della prima ora. Sta a noi proseguire sul solco tracciato sapendo vedere e cogliere piccole opportunità quotidiane. Ricordiamo poi che non esiste territorio provinciale italiano ove si siano svolti ben 18 referendum comunali di separazione/annessione e tentato addirittura un referendum provinciale, per noi cassato ingiustamente.

La lettura politica è chiara, perché continuare ad ignorarla da parte di troppi? C’è la consapevolezza manifesta che dove l’autonomia è riconosciuta ed applicata, la montagna vive. A questi modelli funzionanti su territori del tutto simili ed omogenei al nostro convintamente tendiamo, nel rispetto delle diversità linguistiche e storiche. I recenti referendum svoltesi tra il 2013 e il 2014, sottendevano poi un chiaro scopo politico: “Per la Regione Dolomiti”. Hanno visto un’affluenza di 22.120 votanti, di cui 19.914 favorevoli. Solo Voltago e Taibon Agordino hanno vinto, ma ciò non toglie che ancor oggi essi rappresentino anche le istanze di coloro che hanno votato sì pur non superando lo scoglio del doppio quorum.

Ancora una volta si ribadisce che lo scopo dichiarato di quest’ultimi referendum non era circoscritto al singolo comune per il passaggio ad altra regione/provincia, bensì dare un segnale forte sia al governo sia in Regione Veneto per l’autonomia del nostro territorio e l’applicazione di quanto previsto dallo Statuto regionale all’art.15 e attuato dalla legge 8 agosto 2014, peraltro ancora disatteso.

Rappresentano poi un problema/opportunità anche per Trento e Bolzano. I referendum volevano essere una spinta dal basso affinchè amministrazioni, istituzioni, associazioni di categoria, rappresentanze sindacali e politiche bellunesi si adoperassero a 360° ed unitariamente ad ottenere quanto rivendicato, attivando contemporaneamente maggiori collaborazioni con i nostri confinanti di Trento e Bolzano, con cui di certo si potrebbero sviluppare ottimi progetti su turismo, viabilità, sanità, istruzione.

Questo è l’ideale per cui i nostri concittadini hanno dato fiducia ai comitati referendari composti da tanti giovani e che come Bard siamo fermamente intenzionati a perseguire. Basta enfatizzare un diniego da parte di Trento e Bolzano.

Cerchiamo di cogliere invece le tante opportunità che si stanno e possono aprire nell’economia reale rapportandosi con i nostri confinanti ed assieme lavorare per l’autonomia dei nostri territori e nelle nostre teste.

Piangersi addosso e scaricare all’esterno colpe e responsabilità non serve. Guardiamo dentro la nostra realtà territoriale e preoccupiamoci di più nel contrastare la deludente miopia spesso opportunista di chi ad ogni livello ci rappresenta.

Nessuno ci salverà da un declino certo se non lo facciamo da noi stessi. Noi ci crediamo».

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