Blitz contro le troppe centrali «Abbiamo liberato un torrente»

Sale di tono la mobilitazione nel Bellunese contro nuovi progetti di centrali idroelettriche che cementificano i corsi d'acqua e sulle quali ora si chiede una moratoria totale rilevando fra l'altro che il proliferare di "piccoli" impianti ha un ritorno irrisorio dal punto di vista delle produzione (si suggerisce, invece, di ammordernare le grandi centrali storiche).

Nel Feltrino c’è stato un blitz dimostrativo dei «#FreeRivers» nel quale, come si legge in una nota, è stato «liberato» il torrente Stien, nella valle di San Martino, all’interno del Parco nazionale delle dolomiti bellunesi.

Gli autori dell’incursione, in sostanza, hanno chiuso un’opera di presa di Enel Greeen Power, con il risultato - documentato dalle fotografie - che nell’alveo del torrente è tornata temporaneamente a scorrere l’acqua.

L’iniziativa si inserisce in un contesto che attorno al tema della tutela dei corsi d’acqua si sta facendo ad alta tensione, dopo anni di mobilitazioni popolari che hanno ottenuto qualche successo ma anche molte sconfitte, con la Regione Veneto sempre incline a rilasciare le autorizzazioni per lo sfruttamento idroelettrico (il business sta nei generosi incentivi statali che paghiamo tutti nella bolletta).

Ma in provincia di Belluno ormai, fa notare il Comitato acqua bene comune, oltre il 90% dei corsi d’acqua è interessato da interventi di cementificazione a scopo idroelettrico.

Così come la valle del Mis (che si snoda verso il Primiero), anche la bucolica valle di San Martino, nel mirino per un nuovo progetto di centrale, è diventata un simbolo della lotta contro quello che viene considerato un mero fenomeno speculativo, messo in atto da aziende private (in genere da fuori provincia), con un ritorno finanziario irrilevante per gli enti locali.

Se l'Enel precisa che il suo impianto non ha subito danni, gli autori del blitz, un po’ alla stregua degli Anonymous del Web ma questa volta nella vita reale, hanno lasciato sul posto uno striscione hanno diffuso una nota di rivendicazione in cui fanno una serie di riflessioni sul rapporto fra patrimonio naturale, comunità locali della montagna e speculazione economica: «Un fiume - scrivono - lo si può intubare, lo si può deviare ma se si prova a sbarrarlo completamente tracima. Per quanto si provi a controllarlo, a costringerlo a reprimerlo, non si riuscirà mai a fermarlo completamente.
Continuerà a spingere, a spingere, a spingere, un fiume sa che deve spingere per arrivare al mare.

Come i fiumi, anche i movimenti sanno che devono spingere per vincere, per arrivare al mare.
Non bastano le “ragioni” della protesta. Se bastassero le “ragioni” non si prenderebbe nemmeno in considerazione l’ipotesi di costruire il tav in Val di Susa o di costruire altre centrali idroelettriche nel bellunese.

Il movimento bellunese per l’acqua bene comune ha prodotto tutto il necessario per dimostrare il furto legalizzato che sta alla base del business dell’idroelettrico nel bellunese. Ha dimostrato come questi oltre 130 nuovi impianti, che si vorrebbero realizzare nell’ultimo 10% di acqua rimasta libera di scorrere nel proprio alveo (il restante 90% è già artificilizzato), non hanno altro motivo di esistere se non quello di ingrassare i conti correnti di chi vorrebbe costruirle.

Il movimento ha dimostrato tutto questo con convegni, libri, incontri pubblici, studi e ricorsi, supportando queste “ragioni” con decine e decine di iniziative che hanno coinvolto complessivamente migliaia di cittadini bellunesi.

Eppure la Regione Veneto di Luca Zaia continua ad autorizzare nuovi impanti.

Evidentemente bisogna, come i fiumi, continuare a spingere perché i beni comuni si difendono e si conquistano a spinta.

Per questo, oggi, alla repressione di Stato fatta di tribunali, giudici, galere, che sta colpendo chi lotta contro la devastazione ambientale e per i diritti sociali in questo paese, rispondiamo con un’iniziativa simbolica che parla di libertà.

È anche per tutti e tutte loro che oggi abbiamo deciso di liberare queste acque, chiudendo un’opera di presa dell’Enel sul torrente Stien in valle di San Martino all’interno del Parco nazionale delle dolomiti bellunesi».

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