La testimonianza

Mazzola: «Forti grazie ai giovani ma ora i lupi ci fanno più paura»

Il presidente degli allevatori dell'Alto Garda e Ledro: "Qui la zootecnia prosegue grazie alle nuove generazioni che prendono in mano le aziende dei genitori"

di Elena Piva

LEDRO. «La nostra fortuna è poter contare sul ricambio generazionale». Si aggrappa a queste parole Alberto Mazzola, da 16 anni presidente degli Allevatori dell’Alto Garda e Ledro, quando le preoccupazioni derivanti dalle crescenti criticità dell’alpeggio iniziano a farsi largo nella mente. Trasmettere la passione del mestiere a figli e nipoti è divenuto non solo piacevole, ma anche essenziale alla sussistenza del settore zootecnico di Ledro. Domani, in occasione della tradizionale “Fiera di San Michele” di Pieve, saranno proprio gli allevatori più giovani a mostrare i frutti della strada montana percorsa con il bestiame, quanto le impronte tracciate per il futuro dell’allevamento locale. 

 

Mazzola, la stagione dell’alpeggio è appena finita. Com’è andata?

«Rispetto al 2024, le previsioni meteorologiche e le temperature ci hanno aiutato. Le malghe di Savàl, Dromaè e Giumella sono state curate da una pastora di pecore proveniente dalla Valsugana. Tutte le restanti, e ne sono felice, sono state coperte dagli allevatori ledrensi: da malga Bestana a malga Cadria, da malga Stigol a malga Guì, fino a quelle che ricoprono i vari versanti di Tremalzo. Il neo? Malga Trat, purtroppo rimasta deserta. Un vero peccato. Positiva è stata l’alta richiesta di prodotti, specie di formaggi. Persino la carne ha dato remunerazione. Vediamo quanto durerà».

 

Quanti sono gli allevatori locali che si recano in quota?

«Dei 25 iscritti, tra grandi e piccoli, professionisti ed appassionati, circa la metà e gli altri affidano i loro animali ai colleghi. Andare in malga, al giorno d’oggi, equivale però a giocare alla lotteria. Clima e meteo, non più regolari rispetto al passato, costituiscono il primo ostacolo. Due bestie hanno perso la vita colpite da un fulmine improvviso. Se andare in malga non è di per sé economicamente vantaggioso, l’arrivo in valle dei grandi carnivori la rende un’ardua sfida. A malga Guì, sopra Concei, i lupi hanno sbranato alcune pecore. Quando accade non è facile rialzarsi: l’affetto per gli animali e il loro apporto pesano tantissimo. A ciò si aggiunge la viabilitò, molte malghe di Ledro non sono accessibili perché in aree impervie. Irraggiungibili dai bovini e, in valle, alleviamo mucche».

 

Dunque, è accertata la presenza del lupo?

«Sì. Non sono mancati, negli ultimi anni, passaggi sporadici, ma è la prima volta in cui dobbiamo fronteggiare degli attacchi. Il timore è grande, considerato che il pascolo durerà fino alla fine di ottobre e, di giorno, non chiudiamo le stalle a chiave. La soluzione non si trova nei cani da guardiania. I cani non possono fare miracoli e, lo ricordo, sono parte della famiglia. I bovini alpeggiano 5 mesi, ma la selvaggina è in pericolo tutto l’anno».

Qual è il fiore all’occhiello del territorio?

«I nostri giovani. A Ledro la zootecnia prosegue grazie al susseguirsi delle nuove generazioni di allevatori che prendono le redini delle aziende dei genitori. È gratificante e fonte di orgoglio vedere l’attenzione e la passione con cui lavorano. Spiace debbano “combattere” contro difficoltà sempre più ingombranti».

 

Cosa significa la “Fiera”?

«È un momento di bilancio e d’incontro, durante il quale si intreccia il riconoscimento verso il lavoro e l’agonismo naturale che la premiazione della mucca più bella scatena in ognuno di noi. Significa mirare ad un’ottima figura dei nostri animali, ai quali siamo affezionati, e dare spazio ai nostri giovani. La Fiera ci dà la possibilità di parlare alla comunità, raccontando gli sforzi quotidiani che facciamo verso il territorio, bene comune preziosissimo. È anche una festa e vi parteciperanno 19 allevatori, percentuale altissima rispetto ad altre fiere».

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