Lorenzo Santuliana, il graphic designer appassionato di castagneti
Gestisce un appezzamento a Troiana e ha vinto il bando «Giovani coltiviamo il futuro?» ad Arco, il suo territorio. «Una passione trasmessa dei miei nonni che avevano un castagneto secolare. Nel 2020, durante la prima ondata di covid, ho acquistato 3 ettari abbandonati: ne scorgevo già le potenzialità, in testa mi frullavano idee con cui coinvolgere cittadini e turisti»
ARCO - Dopo un percorso formativo come graphic designer, Lorenzo Santuliana, 31 anni, arcense, ha aperto la sua azienda agricola dedicata alla castanicoltura in Troiana. Determinante è stato il lockdown, che ha dato a Lorenzo lo slancio per inseguire una passione familiare. Dopo aver recuperato un castagneto abbandonato, ha vinto il bando del Comune di Arco "Giovani: coltiviamo il futuro?" nel 2023, aperto a ragazzi dai 18 ai 35 anni. Dipendente alla Farmacia Redi, ha un orario che gli permette di dedicarsi alla sua azienda agricola "Al Maroner". Da qualche settimana ha aperto il suo "spaccio agricolo", chioschetto accessibile nei weekend e nei giorni festivi.
«Sin da piccolo. Una passione trasmessa dei miei nonni che avevano un castagneto secolare. Nel 2020, durante la prima ondata di Covid, ho acquistato 3 ettari di castagneto abbandonati in Troiana: ne scorgevo già le potenzialità, in testa mi frullavano idee con cui coinvolgere cittadini e turisti».
«È stato un lungo e complesso percorso. Nel 2020 feci i primi 130 innesti di castagno selvatico con il marrone locale: un'annata disastrosa causa grandine e forte vento, ne sono sopravvissuti 6. È una pianta difficile, predisposta a tante malattie come il cancro. Da subito chiesi al Comune di Arco se vi fosse la possibilità di avviare qualche progettualità, ma ricevetti solo riscontri negativi. Poi è arrivato il bando "Giovani: coltiviamo il Futuro?": ho potuto inserirvi il mio terreno in stato di abbandono, tramutando così il bosco (mediante le adeguate pratiche) in terreno agricolo».
«Grazie ai corsi forniti dal bando ho acquisito maggiori competenze, tanto da presentare nel mio progetto anche il ripristino di una cascina comunale (i cui lavori partiranno prossimamente) per farne il futuro laboratorio dell'azienda. Ho iniziato a produrre creme a base di castagno spalmabili, ma anche birra coltivando il mio orzo. Vorrei produrre i miei liquori. Nel terreno ho recuperato dei ginepri, vorrei realizzare il gin di Troiana! Ho attivato la mia azienda agricola, come da bando, entro settembre 2023 e a fine dicembre 2024 vi ho inglobato quella di mia nonna».
«La mia voglia di fare: da qualche anno ho spronato i miei genitori a coinvolgermi nella vendita dei maroni e negli ultimi due anni ho portato i miei prodotti al mercatino di Canale di Tenno. Il desiderio di valorizzare il luogo in cui sono cresciuto, molto frequentato dai ciclisti. Perché dunque non provare ad aprire un "chiosco" d'appoggio? Si tratta di uno spaccio agricolo, una sorta di mini negozio agricolo nel bosco. Dopo gli ostacoli, sto ingranando: la resa non è da me. Il prossimo passaggio? Somministrare cibo e bevande, ma il principio è vendere un'esperienza».
«Oltre ai miei prodotti, acquisto quelli delle aziende agricole di Dro, Drena e Arco: birre, succhi di frutta, salumi e formaggi sotto vuoto. Chi vuole viene, acquista ciò di cui ha gola e se lo gusta nella tranquillità della natura. Oppure, consegno in un cesto di vimili tagliere, posate e tovaglioli per fare "la spesa". La gente poi pranza, fa aperitivo sui tavolini, alcuni recuperati da alberi morti».
«Sì, ho paura che il mio impegno non venga riconosciuto. È un investimento nato da un sogno nel cassetto. Quando racconto la storia piace e le persone ne sono attratte. C'è anche chi, in piccola parte, vorrebbe un panino già imbottito. Motivo per cui continuo a lavorare da dipendente per la farmacia Redi: voglio avere un paracadute. Gestisco tutto in autonomia, la mia compagna spesso mi dà una mano ma resta una sfida. Vorrei trasmettere l'importanza dei prodotti a km zero, la fortuna di vivere in un simile territorio e uno stile di vita più lento. Prendersi un momento per dialogare nella natura, dove non si guarda il cellulare in attesa del pasto come al ristorante, è gratificante. Non è facile, ma ci credo davvero».