Arco / Tendenze

Orti comunitari, quanta voglia di sporcarsi le mani di terra

Tra Massone e Bolognano sono 55 gli spazi coltivati dove sono attive persone di tutte le età, dai ragazzini ai nonni. Parlano i protagonisti di un'esperienza sempre più diffusa e dal forte valore sociale

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di Chiara Turrini

ARCO. Se si transita da via Padre Saverio Torboli, la retta che collega Massone a Bolognano, può capitare di osservare decine di persone nel campo a lato della strada: non è una festa campestre clandestina, ma la laboriosa attività degli orticoltori che hanno affittato gli appezzamenti di Marcello Torbol.

Gli orti in affitto ad oggi sono 55, ciascuno di 60 metri quadri circa, e questa è la prima iniziativa su larga scala partita da un privato nell'Alto Garda. L'idea è nata nel 2011, dall'amicizia tra il proprietario della campagna, Marcello, e l'allora gestore del confinante vivaio, Armando Righi. «L'Armando - ricorda Marcello - nel 2011 mi diceva "Marcello, mi chiedono se ci sono appezzamenti da affittare per coltivare un orto... che ne dici di provare a darli tu?". E così alla fine ho detto, ma sì, dai, dammi il numero di queste persone che le chiamo».

Ebbene, da due appezzamenti in un vigneto di schiava, nel giro di tre giorni Marcello riceve altre 7 richieste.

In una settimana, la schiava non c'è più: al suo posto, 9 orti in affitto. «Io non ho detto nulla a nessuno, le richieste sono tutte arrivate dal passaparola - dice ancora Marcello - e questo perché l'esigenza di avere un orticello viene dalle persone, è una domanda che parte dal basso. Basti pensare che gli orticoltori qui sono tutti famiglie, giovani, con bambini, mentre nell'immaginario l'orto è una cosa da pensionati».

Una delle principali motivazioni che spinge a fare un orto è la crescente sensibilità al modo di consumare e al cosa si consuma. Inoltre, sottolinea Marcello, soprattutto per le tante famiglie presenti, la volontà dei genitori di trascorrere del tempo con i figli facendo attività sane, genuine, dando l'esempio.

«Si vede che la gente che viene qui poi è contenta, è un'attività manuale e anche stancante, ma che fa bene» aggiunge.Dai 9 orti del 2011, l'anno dopo la superficie si allarga dall'altra parte di via Padre Saverio (che, curiosità, è zio di Marcello), e la vigna di pinot grigio viene via via soppiantata dai lotti.

Tra il 2020 e il 2021 l'espansione maggiore: da 33 a 55 orti. Addio pinot grigio, benvenuti orticoltori. Il covid19 ha dato solamente una accelerata alla tendenza già presente. Ogni orto ha il suo rubinetto dell'acqua, ci sono bancali per lo smaltimento dei residui organici, e i contratti con i "contadini del weekend" vengono registrati annualmente (150 euro all'anno per lotto). La gente arriva perfino da Mori, Tenno, Dro. Ci sono italiani e italiani di origine straniera.

Si coltiva con metodo sinergico, biologico, biodinamico: tra ortolani si ci scambia consigli ed esperienze. «Io ho un po' di esperienza, ma si raccolgono suggerimenti e consigli - dice Mattia Gardella, 28 anni, che con il "socio" Stefano Beschi, 30 anni, si è messo all'opera con zappa e rastrello - e ora prepariamo il terreno per erbe aromatiche, zucchine, broccoli, melanzane, pomodori... insomma un po' di tutto». «Il motivo principale che ci ha portato qui è la voglia di produrre quello che si mangia, sappiamo cosa mangiamo perché sappiamo come lo abbiamo coltivato - continua Stefano, che porta l'esperienza di agricoltura maturata nei campi in Australia - e poi così, siamo due amici ed è bello lavorare insieme. Si passa il tempo con soddisfazione».

Ma la mascotte di questa iniziativa è senza dubbio Omar Tamburini, 13 anni, che ha chiesto un orto come regalo di compleanno e che ha poi coinvolto tutta la famiglia e i suoi amici. «Ho iniziato mettendo le piantine nei vasi, ma il problema è che poi volevo vasi sempre più grandi...» racconta mentre pianta erbe officinali e carote insieme ai nonni Anna e Claudio. «Quando ho pulito il terreno dai sassi mi sono divertito, sono venuti anche i miei amici ad aiutarmi».

«Questa iniziativa è molto bella, ed è anche un momento di aggregazione tra persone e in famiglia - commenta la nonna Anna - è bello che si sia avuta questa opportunità».

Ora il proprietario sta sistemando una striscia di terra per farne posti auto, una necessità per non provocare l'effetto "parcheggio selvaggio" sulla strada o nelle campagne. E si lavora per mettere dei servizi igienici.

«Abbiamo chiesto la possibilità di attrezzarci meglio, perché con le famiglie e i bambini servirebbero i servizi, perché certo, usare le campagne non è il massimo - spiega Marcello - ora stiamo aspettando una risposta dal Comune, speriamo che vada in porto». 

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