Una "passeggiata" in cielo Slackline a Cima Capi

Slackline, ossia stare in equilibrio su di una fettuccia di poliestere o di nylon larga due centimetri e mezzo e tesa tra due punti d'ancoraggio. Nazareno Marcantoni, argentino di nascita ma cittadino italiano dal 2000, residente prima a Riva del Garda e poi oggi in valle di Ledro è forse uno dei maggiori interpreti di questa disciplina che sta raccogliendo sempre più adepti, anche perché camminare a trecento o quattrocento metri da terra su di una fettuccia sospesa tra due spuntoni di roccia, come ha provato a fare lui a Cima Capi, dev'essere adrenalina pura.
«Il sei novembre scorso - racconta il "Nazza" come lo chiamano gli amici - dopo averla tanto immaginata, questo week end insieme agli amici di Slackline Trentino e Bologna, abbiamo montato questa stupenda linea sopra il lago di Garda. Una lunghezza di 460 metri per quattrocento d'altezza in zona Cima Capi, percorsa con lo sguardo al nostro lago, una vera emozione. Io ci ho provato ma non sono riuscito a completarla tutta, ci è riuscito solamente il nostro amico Julian Caleau».

Gli appassionati di questa disciplina sportiva la praticano ovviamente con sicurezza, indossano un imbrago per l'arrampicata, si agganciano ad un anello di acciaio con un "leash", ossia una corda di sicurezza che in caso di caduta tiene il corpo vincolato sia alla fettuccia sulla quale camminano, sia ad una seconda tesa sotto la fettuccia principale per doppia sicurezza.

 Nella pagina Facebook di Slackline Trentino si trovano molti video di altre camminate sulle nostre montagne, ma per Marcantoni che è anche un appassionato di volo libero in parapendio e scalatore, quella di Cima Capi era da tempo in cima alla lista dei desideri. Tra le altre cose, la slackline viene segnalata con una manica a vento in caso sorvolasse un elicottero, per qualsiasi emergenza in zona accadesse: i ragazzi ci tengono molto alla sicurezza.

«Sì, è proprio così - racconta Marcantoni dopo essere sceso dalla parete dove arrampicava ieri pomeriggio in zona Dro chiamata "La Pizzeria" - quello era un obiettivo che sia io sia i miei amici sognavamo di fare da tempo. Cima Capi è lo spartiacque tra la valle di Ledro dove vivo e Riva, fare slackline lassù ci ha regalato un'emozione molto intensa.

Osservare il lago dall'alto, camminare da un punto all'altro dove avevamo piazzato la linea, ha significato appagare un desiderio che ci accomuna. Abbiamo montato la linea il 30 ottobre scorso in sei, ma ci hanno dato una mano una quindicina di amici per portare cibo, acqua, attrezzatura. In quattro giorni l'abbiamo montata e fatta».
Marcantoni non è deluso dal fatto di non esser riuscito a completare la traversata, e afferma: «La ripeterò certamente al più presto, però abbiamo tanti progetti, siamo sempre in movimento, cambiamo spesso zona. Lassù serve tantissima concentrazione, poi si deve fare i conti con il vento, la linea che magari non è ben tesa, insomma Julian al terzo tentativo c'è riuscito, noi invece ci riproveremo».

Marcantoni vive di eventi con la slackline, che nel 2020 a causa della pandemia, sono stati bloccati. «È stato un anno disastroso - conclude - ma non mi fermo. Sono sempre alla ricerca di nuovi spot dove tendere la linea, luoghi diversi che necessitano di approcci diversi. Ogni installazione è un'avventura, c'è dietro tanto lavoro, serve tanta attrezzatura, ma tutto questo fa parte della nostra passione».

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