Sull'extravergine incombono i dazi voluti da Trump

di Davide Pivetti

Chi l’avrebbe mai detto che l’antico amore per l’olivo delle genti altogardesane un giorno avrebbe finito per scontrarsi con la globalizzazione e con le scelte di Donald Trump.

In queste ore anche gli olivocoltori della Busa guardano con apprensione oltreoceano, in attesa che l’amministrazione americana decida qualcosa sui dazi doganali annunciati da tempo. I primi in arrivo sono quelli contro i prodotti cinesi, ma come noto l’America di «The Donald» non guarda in faccia a nessuno e la politica economica dell’amministrazione Usa dovrebbe presto colpire anche l’Europa soprattutto nella sua produzione alimentare d’eccellenza. È il caso di alcune prestigiose etichette del vino trentino - ad iniziare dal «Trento doc» - ma è anche il caso dell’olio extravergine di oliva targato Garda Trentino, che mai come negli ultimi due tre anni ha fatto incetta di premi internazionali (con diverse etichette, diversi produttori, frantoi e in diversi concorsi internazionali) allargando sensibilmente il proprio mercato d’esportazione, soprattutto verso gli Stati Uniti.

Non più tardi di tre mesi fa i prodotti legati all’olio e all’olivo di «Agraria», ad esempio, avevano avuto anche una ribalta continentale, in America, grazie ad un passaggio televisivo sulla «ABC» a New York. L’interesse del mercato americano per l’extravergine cresce costantemente da anni e la classe media americana ne sta facendo un simbolo di una riscoperta alimentare più vicina alla salute e meno ai brand tradizionali.

«Negli Usa esportiamo circa il 15% della nostra produzione - conferma il direttore di “Agraria” Massimo Fia - chiaro che quanto sta accadendo ci preoccupa, anche se forse la situazione più pesante in Trentino riguarda chi esporta vino verso gli States. Dopo di che il mercato americano ormai difficilmente rinuncerà all’extravergine e se è vero che ci aspettiamo un calo della domanda è anche vero che molti consumatori americani finiranno per pagare dalla loro tasca il sovraprezzo dovuto ai dazi voluti dal loro presidente. Gli Usa importano circa l’80% del loro fabbisogno di olio d’oliva dall’Europa, i dazi passeranno dai 3 cents di dollaro attuali a 17, quasi sei volte tanto. Speriamo che le potenti associazioni dei consumatori americani si facciano sentire, proprio ieri era in programma un meeting importante in tal senso».

Ma se gli Usa potrebbero ridurre i loro acquisti di extravergine, c’è un altro gigante che li sta incrementando velocemente: «La Cina e il mercato asiatico - dice Fia - miliardi di persone che stanno scoprendo l’olio d’oliva. Se così fosse i dazi Usa perderebbero di significato, non ci sarebbe abbastanza produzione per accontentare tutti. Le risorse alimentari non sono illimitate...».

L’elenco dei beni «made in Europe» sui quali è pronta ad abbattersi la scure di Trump è stato messo a punto in risposta agli aiuti della Unione Europea ad Airbus, la rivale di Boeing. Fondi che sono stati destinati al finanziamento di diversi modelli di aereo e che la Wto ha dichiarato illegali nel maggio scorso. Gli Stati Uniti hanno chiesto quindi di poter imporre delle sanzioni per il danno subito e la decisione dell’organizzazione mondiale per il commercio è attesa per l’estate.

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