«Spariti» 10 mila euro, direttrice delle Poste condannata

Forse si è trattato solo di un errore, seguito da una serie di goffi tentativi di nasconderlo, forse è stata davvero volontà di derubare le Poste. Fatto sta che Amoin Toure la sua versione non l’ha data mai. L’ormai ex direttrice dell’ufficio postale di Torbole è stata condannata ieri mattina a un anno e 10 mesi (con sospensione condizionale della pena) per appropriazione indebita e furto aggravato: avrebbe fatto sparire oltre 10 mila euro dalla filiale sul Garda e avrebbe tentato di nascondere l’ammanco usando i soldi di una cliente, custoditi in un libretto al portatore. Alla fine è stata scoperta e, come detto, è finita nei guai.

La vicenda risale al maggio 2016. O meglio, era il 6 maggio quando tutto è deflagrato. Le Poste hanno un’organizzazione precisa: nelle singole filiali si organizzano i servizi per la clientela, sotto la supervisione di direttori. Ma dalla direzione centrale vengono effettuati regolarmente dei controlli, nelle singole filiali. Ecco, quel 6 maggio era scattato il momento di questa verifica, per la filiale di Torbole.

I controllori sono arrivati prima dell’apertura, in modo da valutare una situazione, diciamo così, «cristallizzata» alla sera precedente. E una cosa, in particolare, dovevano verificare: la corrispondenza tra quanto denaro in contanti risultava presente dalla contabilità e quanto in realtà c’era in cassa. Ovviamente, i due dati dovevano coincidere. In realtà in questo caso così non è andata.

Il riconteggio del denaro della giacenza di cassa, effettuato in contraddittorio, come ha evidenziato ieri in aula una delle impiegate addette a queste verifiche, ha segnalato un ammanco di 10.575,64 euro. Un ammanco di cui la donna, chiamata ovviamente a rispondere, sembra non abbia saputo dare spiegazioni convincenti.

Ma a questo, di addebito, se n’è aggiunto un altro. Sempre nella stessa giornata la direttrice avrebbe chiamato una cliente, chiedendole di portare in filiale il suo libretto al risparmio. Da quel libretto la direttrice avrebbe prelevato 10.500 euro, allo scopo di ripianare l’ammanco appena scoperto. Insomma, un tentativo per cancellare il buco, fatto però a scapito di una cliente. Il giochino non è tuttavia andato a buon fine: la donna, prima ancora di uscire dalla porta della filiale, si è resa conto del prelievo, e ha chiesto conto alla direttrice, facendo scoprire il suo goffo piano. Il risultato è facilmente prevedibile: la cliente ha riavuto i suoi soldi - che quindi tecnicamente non ha mai perso davvero - e le Poste hanno licenziato la direttrice, oltre a segnalare la cosa alle forze dell’ordine.  

Ieri, come detto, il processo, in cui la donna era chiamata a rispondere di appropriazione indebita (per i 10. 500 euro) e di truffa (per la storia del libretto). La difesa - l’imputata era assistita dall’avvocato Claudio Losi - ha evidenziato come l’ammanco fosse frutto di errori, e non di dolo. E come la proprietaria del libretto al risparmio non abbia perso nemmeno un centesimo. Ma il giudice - dopo aver riqualificato il tentativo di recupero dei 10 mila euro dal libretto, da truffa a furto aggravato - ha condannato la donna a un anno e 10 mesi.

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