Don Ciotti: «Siate uomini pensanti e coscienti»

di Elena Piva

Nemmeno le guardie del corpo sono riuscite a impedire che don Luigi Ciotti ricevesse sabato mattina l’abbraccio, ricco di gratitudine e affetto, degli insegnanti e degli studenti dell’istituto Floriani (e alcuni maffeiani) tra le mura dell’auditorium di Rione De Gasperi.

Fondatore della onlus «Gruppo Abele» e dell’associazione «Libera», con le quali opera al fianco degli ultimi e delle vittime dei soprusi mafiosi, don Luigi Ciotti ha permesso ai ragazzi di toccare con mano la sua esperienza di vita, concludendo il percorso didattico incentrato sulla legalità che gli insegnanti di italiano (Covi e Bonora), diritto (Ferrucci e Lifonso) e religione (Vommaro) hanno promosso nel corso dell’anno scolastico.

«Sono qui in rappresentanza di un “noi” - ha esordito don Ciotti - in nome di chi ha messo la propria vita al servizio degli altri, diventando navigatore solidale. Soli, siamo piccoli e fragili. Insieme, siamo una forza».

Messaggio con cui don Ciotti ha ricordato Chiara Benedetti, conosciuta da tutti come “Chiaretta”, originaria di Mori e operatrice di «Libera», scomparsa nel 2012 a 35 anni ma tuttora nel cuore di chi ha avuto la fortuna di conoscerne la tenacia.

«“Libera” nasce come segno d’affetto e riconoscenza a quanti hanno pagato il prezzo della libertà con la vita - ha spiegato don Ciotti, parlando della lotta contro le mafie - solo la consapevolezza porterà una politica volta al bene comune e cittadini responsabili.

Ogni persona ha diritto di essere chiamata per nome, eppure sono centinaia le morti seppellite nel silenzio dell’indifferenza. Non fermiamoci all’emozione, trasformiamola in sentimento, in qualcosa di profondo e duraturo. Siamo circondati da un’infinità di stimoli che ostacolano l’esercizio della riflessione, rendendo la vita una corsa contro il tempo quando, in realtà, esso ne è il tessuto. Dobbiamo recuperare le relazioni, quali scambi di vita e diversità, facendo sì che le testimonianze non scappino via ma continuino a graffiarci dentro».

Difficile non farsi trafiggere dalla verità di queste parole. Le stesse con cui a 17 anni, dopo aver visto per giorni un senzatetto sulla medesima panchina, un ragazzo di nome Luigi Ciotti sentì il bisogno di essere parte di un cambiamento.

«Se l’obiettivo è portatore di positività - ha sottolineato don Ciotti - non fermatevi al primo ostacolo. Da anni lavoro con gli umili e con i poveri. Ho preso per mano ragazzi in fin di vita per overdose, quando il Paese si rifiutava di prendere coscienza del problema. Se ciascuno fa la propria parte con umiltà, invece, è possibile cambiare. Abbiamo raccolto milioni di firme per confiscare i beni a mafiosi e usarli per i più bisognosi. Dei passi sono stati fatti, altri sono da fare. È necessario capire il mondo di oggi senza fermarsi a quello di ieri».

Sono molti gli insegnanti che mettono in discussione se stessi per garantire un percorso educativo completo ai propri alunni, fornendo loro le basi per superare le difficoltà quotidiane. «Non dimenticate mai ciò che gli insegnanti fanno per voi - ha detto con commozione - la loro vocazione offre a voi l’opportunità di riflettere. Vi auguro di riempire la vostra vita di senso e significato.

In Italia, un ragazzo su tre abbandona gli studi. La mafia odierna teme la scuola più della giustizia, perché polmone di un mondo pensante e cosciente. Ragazzi, abbiamo l’obbligo di cogliere e sostenere ciò che di positivo è presente in ciascuna realtà. Abbiate il coraggio di riempire la vostra vita e sconfiggere l’omertà».

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