"Una colata di cemento ci seppellirà"

di Paolo Liserre

«Una colata di cemento ci seppellirà tutti». Parafrasando coi dovuti ritocchi il famoso motto settantottino, è questo nella sostanza il senso del campanello d’allarme e dell’appello che arriva stavolta non da associazioni ambientaliste o forze politiche contrapposte a quelle di governo ma da chi con la terra ci vive e produce ricchezza per sé e per tutta la comunità. Salvaguardando l’ambiente, “dettaglio” non da poco.
Loppio-Busa con adeguamento di via S. Isidoro e della viabilità in valle, hub di S. Giorgio, centro sportivo di Ceole, progetto Amsa al Linfano, bicigrill. Senza contare le varie lottizzazioni private. La Coldiretti dell’Alto Garda e Ledro ha quantificato in 23 ettari il terreno che in un futuro a breve-medio termine verrà sottratto all’agricoltura. E la preoccupazione degli oltre 600 soci (più di 100 nuovi iscritti negli ultimi due anni con una forte incidenza giovanile) è emersa con forza durante le assemblee di zone svoltesi in queste settimane per il rinnovo degli organi direttivi. «I nostri soci - afferma il presidente di Coldiretti Alto Garda e Ledro Romano Calzà sono preoccupati e lamentano una crescente mancanza di terreno agricolo. Una preoccupazione condivisa in particolar modo dai nostri soci giovani che rappresentano oltre il 10% del movimento. Se a questo poi aggiungiamo che il 70% dei terreni agricoli della zona è di proprietà di non agricoltori (un dato, precisa lo stesso Calzà, molto più alto rispetto alla media provinciale) che applicano canoni molto alti e non vedono l’ora di poter cambiare destinazione d’uso per massimizzare i guadagni, il quadro della situazione è tutt’altro che confortante». Gli agricoltori, i veri agricoltori, dell’Alto Garda e Ledro chiedono maggiore attenzione alle amministrazioni comunali e non solo rispetto a progetti che vanno ad erodere il territorio: «Noi non diciamo di stoppare tutti i progetti e di non fare nulla - incalza il presidente di zona della Coldiretti - ma di cercare di limitare al massimo l’impatto sui terreni agricoli. La rotatoria che sta per essere realizzata tra Arcese e via S. Isidoro sarà grande come un campo da calcio, a Torbole via Strada Granda, una delle zone più prolifiche per il broccolo locale, è letteralmente sparita. A nostro parere serve una pianificazione territoriale che dedichi una maggiore attenzione alla tutela dell’agricoltura». E in questo
Una posizione condivisa con decisione da Daniele Santoni, presidente della Coldiretti di Dro e delegato dei Giovani Agricoltori della Busa: «La componente giovanile in questo settore è in crescita, da 2-3 anni al Linfano alcuni terreni sono stati affidati ai giovani e la produzione è stata incrementata notevolmente, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Ma le prospettive non ci fanno stare sereni. Gli affitti sono nell’ordine di 5-6000 euro ad ettaro e per una coltivazione decente ci voglio almeno 5 ettari». Il ragionamento di Santoni va oltre il proprio «orticello»: «Bisogna dare uno stop alle opere edificatorie che non servono. Perché di questo passo muore tutto, non solo l’agricoltura. Si parla molto di turismo di qualità, la qualità fa la differenza ma così corriamo seriamente il rischio che i turisti fuggano e vadano altrove».


Tre anni or sono, in sede di presentazione delle osservazioni al documento preliminare del Piano Territoriale di Comunità (Ptc), la Coldiretti Alto Garda e Ledro presentò 12 richieste di modifiche dello studio. Di queste solo tre vennero accolte in toto, due «parzialmente accolte», quattro non vennero accolte e tre vennero dichiarate «non pertinenti». Tra le varie richieste rimaste inevase perché, affermò la Comunità di Valle, non di competenza di quell’ente, c’era e c’è ancora quella di togliere il vincolo di 4.000 metri cubi massimi per la costruzione di edifici ad uso strumentale per l’agricoltura ma avere la possibilità di costruirli secondo le dimensioni aziendali. «I vincoli - rispose la Comunità di Valle - sono posti dalle normative provinciali, per cui l’osservazione non è pertinente».
Tra le altre richieste, ancora oggi d’attualità, quella di non prevedere l’hub di S. Giorgio che sottrarrebbe terreno agricolo e sfruttare come hub di attestamento i parcheggi già esistenti alla Baltera («parzialmente accolta perché la Baltera ospiterà funzioni di nodo di interscambio modale di Riva del Garda» la risposta), e di inserire nel Ptc «zone agricole speciali sulle quali insediare immobili agricoli quali depositi, stalle, agriturismi, etc. (osservazione non pertinente secondo la Comunità perché le funzioni previste ricadono nell’ambito di competenza dei piani regolatori comunali). Rispetto alla salvaguardia delle «poche aree agricole rimaste», il Ptc individua aree definite “paesaggi rifiutati” da riqualificare a fini agricoli. «Inoltre - prosegue il documento - un’attenta verifica delle aree a bosco consentirà l’individuazione di aree agricole dismesse da ripristinare».

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