Il drone caduto a Campiglio è di una società di Pietramurata

Era precipitato alle spalle di Marcel Hirscher martedì sera durante la seconda manche dello slalom di Coppa del Mondo a Campiglio

di Daniele Battistel

Il drone precipitato improvvisamente alle spalle di Marcel Hirscher martedì sera durante la seconda manche dello slalom di Coppa del Mondo a Campiglio è (anzi, era) di proprietà di una società trentina, la Dynamic Flight Camera di PietramurataSi tratta di un'azienda specializzata in questo genere di lavori, naturalmente autorizzata dall'Enac (Ente nazionale aviazione civile) e particolarmente apprezzata dalle produzioni nazionali ed estere per questo tipo di riprese. Ad essa la Infront - la società che gestisce i diritti televisivi e la produzione di quasi tutte le gare di Coppa del Mondo - aveva assegnato l'appalto per le riprese degli atleti dall'alto.

Secondo quanto si è saputo, il pilota dell'apparecchio, accortosi di un malfunzionamento dovuto a interferenze radio ha applicato le procedure standard previste in questi casi e ha deciso di terminare il volo, ovvero distruggere il drone, per evitare di fare danni. Secondo il protocollo l'apparecchio avrebbe dovuto precipitare in un una zona priva di persone. Evidentemente per questo è stato fatto cadere in pista. Peccato soltanto che sia arrivato qualche passo a monte dall'atleta austriaco. «Stavamo volando sopra all'atleta secondo quanto precedentemente stabilito» ha spiegato Denis Pederzolli , della Dynamic Flight Camera. «La zona di volo decisa nel piano di volo per la sicurezza comprendeva la pista e la parte alta del Canalone Miramonti, dove non era presente il pubblico. Per tutta la prima manche e gran parte della seconda è andato tutto alla perfezione».

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Poi, evidentemente è successo qualcosa. «Ci sono stati problemi di interferenza e ci siamo accorti che c'era qualche problema di controllo» ha ammesso Pederzolli. Da qui la decisione di far scattare il «terminatore», una sorta di interruttore che stacca la alimentazione e dunque fa schiantare il drone a terra. «È stato per evitare di farlo cadere sopra gli atleti e gli staff tecnici presenti a bordo pista. Il drone è stato fatto abbassare fino all'altezza di 4 metri e poi lasciato precipitare». Rispetto alle foto e alle immagini che tutti abbiamo visto in diretta tv Pederzolli tiene a precisare che «il drone è precipitato a circa 2, 3 metri dallo sciatore anche se dalle foto poteva sembrare più vicino».

Ora ci sarà un'inchiesta su quanto è successo martedì sera a Campiglio. «Devo dire che è la prima volta che mi succede in due anni e mezzo di attività. Eppure usciamo almeno due volte in settimana per lavorare con questi apparecchi» ha raccontato all' Adige Pederzolli. «Non mi era mai capitato di trovare interferenze così forti. Avevamo il comando di circa il 70 per cento del drone, ma la direzione era parzialmente fuori controllo». Da qui la decisione di «toglierlo di mezzo». «Si tratta di scelte da fare in frazioni di secondo» ha ammesso Pederzolli, decisamente dispiaciuto per la fine della sperimentazione delle riprese dall'alto in Coppa del Mondo.

Ieri infatti, la Federazione internazionale di sci ha messo messo al bando i droni utilizzati per le riprese delle gare di Coppa del mondo. La Fis ha deciso di vietare i droni «finché ci sarò io» ha detto il direttore di gara Markus Waldner. «Quegli apparecchi rappresentano un pericolo. È stata una fortuna che Marcel effettivamente non si sia fatto male».

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