«Mariani», una soluzione ledrense per consentire l'ampliamento

di Paola Malcotti

L’ultima proposta sul tavolo delle trattative, estremo spiraglio possibile per favorire lo sviluppo di Mariani spa in valle.

A trovare un’alternativa alla costruzione del nuovo capannone di Tiarno di Sopra e scongiurare così il trasferimento dell’azienda (che da sola rappresenta un quarto del Pil locale), è stata in questi giorni l’amministrazione comunale che, grazie allo spunto suggerito dal presidente della confinante Cooperativa Metallurgica ledrense e dal proprietario di Alpilegno, avrebbe individuato una nuova soluzione. L’ultima, ma forse la più appetibile e fattibile.

Una soluzione che - con la volontà della proprietà e l’appoggio della Provincia - permetterebbe all’azienda di ricavare gli spazi in cui potersi espandere in tempi rapidi e con costi inferiori rispetto a quanto stimato per un eventuale trasloco alla Gallox di Rovereto. Metallurgica ledrense sarebbe infatti disposta a cedere a Mariani un’area di circa 5.000 metri quadrati - di proprietà del Comune di Ledro ma concessa in affitto alla cooperativa - equivalente alla superficie prevista per il nuovo capannone che avrebbe dovuto sorgere al di là della strada statale, mentre Alpilegno - situata alle spalle di Metallurgica - metterebbe a disposizione un’ulteriore area di circa 6.000 metri (già inserita in zona produttiva) sulla quale permettere l’insediamento sia di una parte di Metallurgica che di una parte di Mariani.

In questo modo l’azienda non solo potrebbe disporre del doppio degli spazi previsti con la realizzazione del capannone sul terreno di proprietà - bloccato dal Tar e contro il quale potrebbe presentarsi un nuovo ricorso - ma riuscirebbe a concretizzare il suo ampliamento in quel di Tiarno entro la prossima primavera, evitando così perdite non indifferenti in termini di tempo e di costi. Se da un lato il trasferimento della produzione a Rovereto garantirebbe a Mariani spazi in quantità e una logistica migliore rispetto a quella ledrense, dall’altro la spesa e il dispendio di tempo non passerebbero inosservati.

Una strada percorribile dunque, che grazie anche al sostegno già assicurato del Bim del Chiese potrebbe invogliare la proprietà bresciana a rimanere in valle, presentata già ieri pomeriggio all’assessore provinciale Olivi e alla dirigenza di Mariani, dopo che in mattinata presso il municipio di Pieve si è tenuto un tavolo di confronto promosso dalle organizzazioni sindacali Fim-Cisl e Uilm-Uil al quale hanno preso parte l’amministrazione comunale di Ledro, un rappresentante di quella di Storo, il proprietario di Alpilegno e il presidente di Metallurgica Ledrense.

«Con questo incontro - hanno spiegato i segretari sindacali Paolo Cagol e Luciano Carmelo Atanasio - si è aperto un nuovo scenario per tentare di ricomporre soggetti istituzionali, privati e parti sociali attorno ad un progetto condiviso e sostenibile volto a mantenere in valle l’azienda. Il lavoro svolto da parte del Comune di Ledro è stato fatto per trovare ogni ulteriore possibile alternativa alla costruzione del capannone sul terreno di proprietà (per il quale è ribadita la disponibilità ad agevolare l’iter qualora la proprietà decidesse di continuare su questa via) e scongiurare il trasferimento della produzione all’esterno, evitando perdite di posti di lavoro e di potere economico». Provincia e dirigenza devono dunque ora decidere. Questione di giorni, e si arriverà ad una conclusione.

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