Controlli sui migranti: il presidente tirolese attacca l'Italia

Il presidente del Land Tirolo Günther Platter lamenta un incremento del flusso di profughi in arrivo al Brennero e si chiede «se le rassicurazioni del ministro dell’interno Angelino Alfano non siano state forse manovre ingannevoli per evitare i controlli ventilati dall’Austria». Oggi il governo austriaco ha comunicato alle autorità tirolesi che martedì saranno inviati altri 80 poliziotti a presidiare il Brennero.

Nei giorni scorsi il governo italiano, confortato peraltro anche dalle parole della commissione europea, aveva precisato che l’attuale situazione dei flussi non rappresenta alcuna particolare cricità in relazione alle frontiere verso l’Austria.

In ogni caso, aveva sottolineato Alfano, l’Italia sta intensificando i controlli nel proprio territorio per prevenire situazioni preoccupanti.

«Gli italiani ci hanno promesso più volte di voler attivare controlli rigidi nei treni e anche nella zona di confine», ha aggiunto Platter. «Fino a poco fa questi controlli hanno dato i loro frutti e il numero di chi varcava il confine in modo illegale era diminuito. Ora però sempre più spesso vengono osservati gruppi di profughi che raggiungono Gries am Brenner (primo paese in Austria, ndr) a piedi», ha sottolineato descrivendo così un quadro - vero o presunto che sia - funzionale alla ripresa del progetto austriaco di costruzione di una recinzione metallica lungo la linea di confine.

«Ho protestato presso il ministro degli interni Wolfgang Sobotka. Non mi faccio dare pillole calmanti senza alcun effetto dagli italiani, mentre da noi cresce il numero di chi arriva senza averne i titoli», ha osservato ancora Platter. «Il ministro mi ha assicurato che da martedì verranno schierati al Brennero 80 poliziotti per i controlli che già ora sono possibili e, se verrà individuato un numero di profughi ancora più alto, chiederemo di attivare i controlli al confine come ipotizzato. Terremo la situazione sotto controllo», ha concluso il presidente tirolese.

Il minsitro Alfano nei giorni scorsi aveva anche rilanciato il progetto di creare centri di identificazione in mari, impianti galleggianti destinati a evitare che i richiedenti asilo vengano ospitati in strutture in terra ferma, spesso al centro di polemiche.

Sull'apertura di un centro è scontro politico a Brescia in questi giorni: un'area che da scuola missili e reparto di manutenzione per l’artiglieria aerea diventa centro di accoglienza per immigrati.

Scoppiano le polemiche sulla trasformazione in un campo profughi dell’ex caserma Serini a Montichiari, dismessa definitivamente nel 2011. La struttura è stata inserita mesi fa tra quelle individuate allo scopo dal Ministero dell’Interno. Su Fb sono nati subito gruppi contrari, qualche contestazione a livello locale, ma la protesta è divampata forte negli ultimi giorni, quando in prefettura a Brescia è stato annunciato che entro luglio arriveranno a Montichiari i primi 120 profughi.

Tra i primi a esprimere un disappunto, anche di carattere ‘personalè, il nipote di Pietro Serini, il pilota al quale la caserma è stata dedicata. I familiari dell’aviatore che nella Seconda Guerra Mondiale si guadagnò una Medaglia d’Oro, da anni chiedono la restituzione della targa. «A maggior ragione la nostra richiesta vale oggi nel momento in cui si vuole destinare questa struttura, intitolata a mio nonno, a un uso totalmente estraneo alla sua storia», ha detto oggi Carlo Serini, che è anche candidato con Fratelli d’Italia al municipio 5 per le elezioni comunali di Milano. Fdi-An per domani ha annunciato una manifestazione davanti alla caserma.

Ma oggi è scesa in campo anche la Regione Lombardia, alla quale, secondo quanto riferisce l’assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Simona Bordonali, è stato chiesto di mettere a disposizione tende e strutture. I lavori di ristrutturazione infatti sono in corso, ma difficilmente termineranno per l’arrivo dei primi 120 profughi, che dovranno quindi essere sistemati in tende nell’area esterna dell’ex caserma. «A Montichiari non arriverà alcuna struttura della protezione civile lombarda - ha tagliato corto Bordonali - Se Renzi e il prefetto vogliono destinare all’accoglienza dei clandestini tende e prefabbricati se ne assumano la responsabilità».
Su un altro aspetto, quello della sicurezza, fa leva la Lega Nord.

A Montichiari si trova l’aeroporto civile di Brescia-Montichari (aperto all’inizio del secolo scorso e dedicato a D’Annunzio). A una quindicina di Km di distanza c’è invece quello militare di Ghedi, utilizzato dal 6 Stormo dell’Aereonautica. «La decisione del ministero degli interni  - afferma Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda e deputato della Lega Nord -  è a dir poco sconsiderata per non dire folle. Al ministro Alfano facciamo inoltre notare che quella di Brescia è purtroppo una zona ad alto rischio sotto il profilo della minaccia terroristica, come confermano gli arresti e le espulsioni dell’ultimo anno, tra cui quella di due potenziali jihadisti che progettavano di far saltare in aria proprio l’aeroporto di Ghedi».

A Treviso, invece, oggi, manifestazioni contrapposte, a favore e contro l’ospitalità dei migranti, messe in scena dai centri sociali e poi dalla Lega Nord, con l’appoggio in questo caso dei residenti.

Al centro delle proteste l’ipotesi di utilizzare l’ex hotel ‘Carlettò, nel quartiere Selvana, alle porte della città, per dare ospitalità a 138 profughi e contro manifestazione dei centri sociali per affermare il diritto all’accoglienza. Ipotesi che era stata subito bocciata dal sindaco, Giovanni Manildo.

Non vi sono stati momenti di vera tensione, se si esclude un movimentato battibecco tra i manifestanti del Carroccio ed un lavoratore di una coop interessata al progetto, che la polizia ha poi fatto allontanare, per evitare che dalle parole si arrivasse al contatto fisico.

Leghisti e centri sociali non si sono nemmeno incrociati, perchè questi ultimi si erano presentati di buon’ora davanti all’ex albergo (chiuso per fallimento), e dopo aver acceso alcuni fumogeni e lanciato slogan, «no Lega, no ghetti, sì accoglienza degna» c’era scritto in uno dei cartelli, se ne sono andati.

Un paio di ore più tardi, cambio di scena per l’arrivo davanti alla struttura di un centinaio di militanti della Lega, assieme ad uno sparuto gruppo di abitanti della zona, che hanno dato il via a cori e slogan contro il sindaco e il prefetto di Treviso. Tra i militanti l’ex sindaco ‘sceriffò Giancarlo Gentilini, il segretario regionale del Carroccio, Antonio Da Re.

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