L'ombra di Maniero riappare a Bolzano

Ci sarebbe il boss della «mafia del Brenta» dietro una società aperta in Alto Adige

Ci sarebbe Felice Maniero (o almeno i suoi capitali) dietro una società ufficialmente intestata a un parente, che si è recentemente trasferita a Bolzano. Lui lo chiamavano «faccia d'angelo»: di bell'aspetto, sempre elegante, intelligente era in realtà un boss duro e spietato. Felice Maniero aveva «inventato» - tra gli anni '80 e '90 - la «mafia del Brenta» e per i numerosi reati commessi con i suoi uomini era stato condannato a 33 anni di reclusione, ma alla fine - diventato collaboratore di giustizia - aveva finito con lo scontarne solo 15.

«Comandavo più di 300 persone e l'unico che ha veramente guadagnato soldi sono stato io. Tutti gli altri sono in galera, vecchi, distrutti, disperati», aveva detto qualche anno fa. Si racconta che abbia... messo da parte - negli anni in cui si occupava di rapine estorsioni e traffico d'armi - qualcosa come 50 miliardi di vecchie lire, un tesoro che non è mai saltato fuori, ma che gli sarebbe servito, tra l'altro, per impiantare a Brescia un'azienda (intestata ad altra persona) che si occupa, con grande successo, di depurazione dell'acqua. E il brevetto dell'innovativo sistema di filtraggio sarebbe stato depositato da un... senzatetto che vive nel suo paese di origine.

Misteri su misteri di una intricata matassa di cui Maniero terrebbe saldamente in mano i fili. È stata la trasmissione televisiva «Report» a rintracciare Maniero e la sua nuova attività «alla luce del sole», impresa non facile in quanto come collaboratore di giustizia «faccia d'angelo» aveva una nuova identità. Un «guaio» - la scoperta del suo alias - che avrebbe consigliato il trasferimento della società di depurazione a Bolzano. Felice Maniero come collaboratore di giustizia si è fatto diversi nemici. E domenica «Report» promette nuove rivelazioni.

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