Sanità / Giustizia

Feto nato morto: risarciti i nonni materni. La bimba non era stata monitorata all’ospedale di Bolzano

Mamma e nascituro, in base al tracciato cardiotocografico, stavano bene. Poi la situazione precipitò improvvisamente. I tracciati vitali di controllo iniziarono ad evidenziare uno stato di sofferenza fetale grave, protrattosi per un paio d'ore senza alcun intervento dell'ostetrica che avrebbe dovuto allertare il personale medico

BOLZANO. Perdere un nipotino, anche se non ancora nato, è un danno per i futuri nonni, che vanno risarciti. È quanto emerge da un pronunciamento della Corte di Cassazione, la Corte d'appello di Bolzano in relazione ad un dramma avvenuto all'ospedale di Bolzano nell'autunno del 2007 e che ora ha portato a riconoscere il diritto ad un risarcimento a favore dei nonni che - dopo i genitori della nascitura - avevano avviato una causa civile nei confronti dell'Azienda sanitaria locale altoatesina.

La sentenza

La perdita di un rapporto parentale deve essere considerato un danno concretamente risarcibile anche se il nascituro si trova ancora nel grembo della madre in qualità di feto. I giudici hanno quantificato il danno risarcibile in 80 mila euro, cioè 20 mila euro a testa, nonostante la netta opposizione espressa in sede di giudizio dalla stessa Azienda sanitaria, che ha sostenuto l'inesistenza del danno da perdita di rapporto parentale in quanto il nascituro al momento del dramma non era ancora venuto al mondo. Al centro del caso, il dramma di una bimba nata morta.

Responsabilità

In sede penale i giudici riconobbero una responsabilità colposa da parte dell'ostetrica, che a fronte degli elementi emersi nel corso dell'inchiesta aveva preferito chiudere il contenzioso con la giustizia patteggiando la condanna. In particolare la professionista venne accusata di avere agito con negligenza per non aver monitorato con sufficiente attenzione le fasi immediatamente precedenti il parto. Mamma e nascituro, in base al tracciato cardiotocografico, stavano bene.

I tracciati clinici

Poi la situazione precipitò improvvisamente. I tracciati vitali di controllo iniziarono ad evidenziare uno stato di sofferenza fetale grave, protrattosi per un paio d'ore senza alcun intervento dell'ostetrica che avrebbe dovuto allertare il personale medico. In realtà nessuno si rese conto del dramma a cui si stava andando incontro (il tracciato dei grafici risultò addirittura illeggibile) e la bambina nacque priva di vita.

In sede penale furono risarciti solo i genitori, ma i nonni non si sono rassegnati e hanno avviato una causa civile (affidandosi agli avvocati Nicola Nettis ed Ernst Cuccarollo), che ha portato la Corte d'appello a riconoscere anche il loro diritto di essere nonni, riconoscendo di conseguenza un danno rilevante per perdita parentale. Nel corso dei processi, la perizia disposta dai giudici portò a evidenziare che a livello clinico avrebbe dovuto essere necessario un intervento d'urgenza, anche ricorrendo al taglio cesareo. In realtà il ritardo degli interventi sanitari portò al decesso del feto.In sede civile già in primo grado il giudice riconobbe il diritto dei nonni ad essere risarciti per perdita parentale nonostante la bimba non fosse mai venuta concretamente al mondo in quanto nata già priva di vita.

Il danno riconosciuto

Questa tesi è sempre stata sostenuta in chiave difensiva dall'Azienda sanitaria, ma è stata rigettata dalla Corte d'appello facendo riferimento anche ad una recente sentenza della Corte di Cassazione in cui è stato stabilito che il danno per morte del feto «è un vero e proprio danno da perdita del rapporto parentale» precisando sempre in sentenza che anche la tutela del concepito ha fondamento costituzionale, precisando anche che proprio questa perdita del rapporto parentale «trova la sua ragione fondamentale nella sofferenza interiore eventualmente patita sul piano morale e soggettivo nel momento in cui la perdita del congiunto è percepita nel proprio vissuto interiore».

La Corte d'appello ha così respinto il ricorso dell'Azienda sanitaria e confermato la sentenza di primo grado.

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