TikTok e gli altri social: le regole ci sono già, però bisogna farle rispettare

La morte della bimba di 10 anni di Palermo, vittima probabilmente di una sfida su Tiktok, lascia tutti sgomenti e crescono gli interrogativi su come intervenire concretamente a tutela dei minori sui social network, anche attraverso norme di legge come ipotizzato da parlamentari e associazioni dei consumatori. L'autopsia ha confermato che la piccola è morta per asfissia, proprio a causa di quella cintura stretta al collo, seguendo - come ipotizzano gli inquirenti - le regole di una challenge che sul social network assegna la vittoria a chi resiste di più senza respirare.

Gli inquirenti stanno cercando di sbloccare il cellulare della bimba per capire se qualcuno la abbia spinta a partecipare al gioco.
    E' un'emergenza ormai globale quella delle sfide estreme sui social network, che spesso spezzano giovani vite, come, in queste ore, quella di un ragazzo di 17 anni morto in Pakistan travolto da un treno mentre stava realizzando un video da postare su TitTok. E sembra legata all'utilizzo della piattaforma cinese anche la sparizione di una 16enne di Regello (Firenze), che i genitori cercano dal 14 gennaio e ora sostengono essere scappata con una coetanea conosciuta proprio sul social network, a sua volta scomparsa dalla provincia di Pisa. Quest'ultima su TikTok avrebbe tantissimi follower e in passato sarebbe stata accusata di aver bullizzato un giovane disabile, costringendolo a spogliarsi su Instagram.
 

Ora il mondo politico e diverse associazioni si interrogano su possibili interventi per tutelare i più piccoli anche se la tematica non è da circoscrivere solo a loro. Il Garante ha bloccato il trattamento dei dati dei profili incriminati su Tiktok, che ora promette di essere al lavoro per tutelare la privacy e la sicurezza. Sono molti, però, a chiedere misure più stringenti per la verifica dell'età degli iscritti al social, come ad esempio l'utilizzo dello Spid. Una normativa nazionale che regoli l'accesso ai social network è, però, ritenuto difficilmente realizzabile dall'avvocato Alessandro Del Ninno, esperto di Information & Communication Technology.    "Il Regolamento UE sulla protezione dei dati personali prevede ampi poteri per le autorità nazionali - dice Del Ninno in un'intervista all'ANSA -, come il blocco del trattamento dei dati acquisiti in modo non conforme ai principi previsti nel regolamento stesso. La normativa italiana ha stabilito che dai 14 anni in su si è abilitati a fornire in proprio tale consenso.    Per gli under 14 devono essere i titolari della responsabilità genitoriale a farlo. Da qui è nato il blocco degli account per quali TikTok non ha potuto documentare la verifica dei limiti di età e l'acquisizione di un consenso valido".

"E' molto difficile - aggiunge - implementare misure che subordinino ad esempio l'iscrizione all'invio della scansione di un documento o all'uso dello Spid o di una Pec. Quando parliamo di tecnologie a livello mondiale è molto complicato irrigidire servizi che basano il proprio successo sulla facilità di utilizzo. Da qui a dire che non esistono regole ne passa: con il regolamento citato è più difficile il far west dei social media che qualcuno paventa, come dimostra l'intervento del Garante su un fornitore, come Tiktok, che ha sede in Cina ma viene perseguito per violazione del regolamento Ue".    Secondo Del Ninno, "il cellulare non va dato ai minori di 12 anni. Il genitore che lascia campo libero ai figli piccoli rischia di essere quantomeno disattento. Al di là delle norme, che ribadisco ci sono, i genitori dovrebbero esercitare sempre un controllo attento. Inoltre lo stato dovrebbe avviare campagne di sensibilizzazione che non ci sono state in questi anni di grande crescita dei social network". 
   

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