L’acqua adesso ha una forma, grazie ad ‘abiti’ trasparenti

L’acqua ha una forma, grazie alla ricerca italiana che ha messo a punto sottilissimi ‘abiti’ su misura fatti di pellicole trasparenti e biodegradabili. Pubblicato sulla rivista Science Advances e nato dalla collaborazione fra Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), il risultato apre le porte ad applicazioni in campo agroalimentare, farmaceutico e biomedicale.

Con gli istituti del Cnr di Scienze applicate e sistemi intelligenti (Cnr-Isasi) e di Polimeri compositi e biomateriali (Cnr-Ipcb)hanno collaborato con il Centro per i biomateriali avanzati per la salute dell’Iit (Cabhc-Iit) nel realizzare il processo che permette di ottenere una pellicola sottilissima fatta di grandi molecole (polimeri) in grado di rivestire volumi di acqua o di materiali gelatinosi a base acquosa, che rimangono così racchiusi e sigillati. Il processo avviene istantaneamente e in modo spontaneo, a partire dalla goccia di una soluzione polimerica messa in contatto con la superficie del liquido da confezionare.

«Con questo processo possiamo creare vestiti ‘su misura’ a prescindere dalla forma assunta dall’acqua», dicono Sara Coppola e Pietro Ferraro, del Cnr-Isasi. Le prime applicazioni saranno probabilmente nel campo biomedicale, ma secondo i ricercatori «riuscire a manipolare piccoli volumi d’acqua e, soprattutto, creare dei rivestimenti che si adattino alle complesse forme che il liquido può assumere è un vantaggio notevole per molti processi nei quali su diverse scale, dal centimetro fino a dimensioni del nanometro (miliardesimo di metro), sono importanti la manipolazione, ingegnerizzazione e funzionalizzazione dei materiali».

Lo stesso processo, osserva il coordinatore del centro Iit di Napoli, Paolo Netti, può essere utilizzato per rivestire altri materiali ricchi d’acqua, come gel e tessuti biologici «di una qualsiasi forma quali sfere, cubi, protesi, organi complessi, per trasporto, preservazione e protezione da agenti esterni».

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