Olimpiadi, fondo in val di Fiemme Accordo con Milano e Cortina

di Luca Perenzoni

Un'estate fa, Flavio Roda aveva chiuso la stagione con la naturale rielezione e dato appuntamento all'autunno per il via della nuova stagione, promettendo novità.
Ieri, dall'alto della terrazza Martini, con affaccio sul Duomo di Milano e con lo skyline meneghino a fare bella mostra di sè, il numero uno della Federazione Italiana Sport Invernali ha ripreso il bandolo della matassa profondendo fiducia a piene mani per la corsa olimpica verso il 2026. 

«Ci aspettano anni importanti, con un trittico di appuntamenti iridati che ci accompagneranno a Pechino 2022 come i Mondiali Juniores di sci alpino della Val di Fassa 2019, di biathlon ad Anterselva 2020 e di sci alpino a Cortina 2021. Dopodiché le Olimpiadi devono arrivare in Italia per forza. L'indirizzo del Cio è quello di riportare le Olimpiadi invernali in località che facciano parlare anche lo sport, dopo tre assegnazioni "alternative" come Sochi, PyeongChang e Pechino: servono strutture già esistenti e che possano poi continuare a rimanere in vita. Proprio per questo credo che l'Italia, con la sua candidatura abbia l'esperienza necessaria per raggiungere l'obiettivo. La nostra candidatura non può avere grandi problemi: in fondo tutte le località considerate per ospitare gli eventi godono di strutture all'altezza e moderne, abituate ad allestire appuntamenti di alto livello. A giugno ci sarà l'assegnazione: la cerimonia era inizialmente prevista a Milano, ma il Cio ha preferito spostare la sede a Losanna onde evitare malumori: anche per questo mi dico che la nostra candidatura è inattaccabile. Resta da preparare e presentare un dossier all'altezza: la cerimonia di apertura sarà a Milano, poi lo scenario spetterà alle nostre montagne e alle Dolomiti in primis».
E se le Olimpiadi saranno a Milano-Cortina, il Trentino reciterà una parte importante: oltre al pattinaggio velocità a Baselga di Piné, la val di Fiemme, secondo le ultime indicazioni, ospiterà anche le gare di fondo (tolte alla Valtellina), non solo quelle di salto e combinata.  

Insomma, entusiasmo e ottimismo a profusione per un Roda che oltre ad elogiare i tre comitati organizzatori dei Mondiali - presenti per promuovere le rispettive rassegne - è entrato definitivamente nel vivo dell'inverno. Tra poco più di una settimana infatti sarà tempo del debutto stagionale sulle nevi perenni del Rettenbach di Soelden, appuntamento tra l'altro confermato ufficialmente ieri dopo il sopralluogo sul ghiacciaio tirolese, messo a dura prova dall'intenso caldo.
«In estate abbiamo lavorato tanto, soprattutto in favore dei giovani, allargando quanto più possibile il numero degli atleti coinvolti, per fare in modo di dare più chance di crescere e di mettersi in mostra, viatico per provare a far crescere anche il numero di atleti "grandi" per il futuro. Lo stesso si può dire del comparto tecnici: siamo saliti a 287 tecnici sotto contratto per far fronte ai 380 atleti, con un investimento di circa cinque milioni di euro su allenatori, medici e specialisti. La Federazione sta vivendo un momento molto positivo in termini di appeal, grazie ai risultati degli atleti e al lavoro delle realtà territoriali, i 18 Comitati regionali e gli oltre 1200 sciclub». 

Ma il rafforzamento della crescita deve passare innanzitutto dagli atleti. «Grande merito della crescita collettiva è dipesa anche dalla maggiore consapevolezza degli atleti del loro ruolo; inutile usare altri termini: sono centrali al movimento. Proprio per questo abbiamo cercato di ottimizzare al massimo le loro condizioni di lavoro, introducendo gruppi di allenamento ridotti, come nel caso di Sofia Goggia e Federica Brignone o dei velocisti, un quartetto che vede ai tre big Dominik Paris, Peter Fill e Christof Innerhofer affiancato un giovane come Emanuele Buzzi che ha dimostrato di poter stare con loro. Lo stesso si può dire del biathlon (il quartetto da medaglia, con Wierer, Vittozzi, Windisch e Hofer, ndr) da cui ci aspettiamo ancora molte cose positive».
In mezzo a tanta salute, ci sono anche un paio di settori che faticano a ritrovare il benessere pieno, il fondo femminile e le discipline tecniche maschili. «Per quanto riguarda il fondo femminile abbiamo deciso di ripartire. Nel recente passato si è scelto di non fare la squadra, decisione che - inutile negarlo - non ha portato a grandi risultati. Abbiamo quindi pensato di ripristinarla, perché non si può crescere se non si crede in un progetto. Per quanto riguarda lo sci alpino maschile, abbiamo allargato la base, proprio perché il settore patisce un po' il ricambio e abbiamo bisogno di nuova linfa».

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