Fondriest: un anno senza gare e sarà addio al ciclismo

 «Ora bisognerà vedere quando si potrà davvero tornare in bicicletta e gareggiare. Fino a quando non conosceremo quel giorno, impossibile fare una stima dei danni e dei problemi che questa emergenza sanitaria ci sta causando. Oltre a tutti i morti e i malati, naturalmente».

Maurizio Fondriest, ex campione di Cles e attualmente procuratore di diversi corridori, non è convinto che il tempo si possa mettere al bello nel giro di poco. Troppe le incertezze, troppe le voci in campo.

«Ho appena letto che alcuni scienziati ritengono impossibile che si possa correre una gara come il Tour de France a fine agosto. Se così fosse, sarebbe un disastro».
Fondriest si riferisce allo studio divulgato dall’Eindhoven University of Technology e dall’Università di Lovanio - a firma Bert Blocken, Fabio Malizia e Thierry Marchal - che sostiene che a trenta all’ora, per evitare i contagi i ciclisti dovrebbero stare a 20 metri l’uno dall’altro. «Se il ciclismo, lo sport, la vita in generale non ripartono magari ci salveremo dal coronavirus, ma rischiamo di morire per qualcos’altro. Già il turismo sarà ritardato, così come le aperture di bar e ristoranti. Tutto ciò causerà una perdita di lavoro anche a livello di artigianato, industria... Se la gente non si svaga, non lavora, ci si scannerà per strada per accaparrarsi il cibo».

«Credo - continua il campione del mondo del 1988 -che i primi ad essere aiutati dovranno essere gli imprenditori e le aziende per il motivo che dicevo prima. Penso che se si ripartirà in agosto, molti riusciranno a tappare la falla. Faccio qualche esempio: Movistar, che è sponsorizzata da una compagnia telefonica, non avrà problemi a mantenere gli ingaggi del team, così come alla Ineos e probabilmente alla Trek. Con il petrolio ai minimi storici, bisognerà vedere cosa farà Bahrain-Mc Laren: per ora hanno annunciato di ritardare il pagamento del 30% fino al termine della stagione, ma per loro una ventina di milioni di euro non sono un problema enorme».

«Mi pare che abbia ragione Matteo Trentin quando ricorda che il ciclismo è fatto di tre componenti essenziali: ciclisti, squadre, organizzatori. Senza una di queste tutto il sistema crolla. Dunque sarà importante tutelare tutti e tre questi soggetti».

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