Insulti razzisti in gruppo Gianni Moscon nella bufera

di Daniele Battistel

Un episodio sicuramente sgradevole, che non dà lustro allo sport, ma dai contorni poco chiari quello che ha visto protagonista il corridore trentino del Team Sky Gianni Moscon l'altro giorno al Giro di Romandia, al termine della terza tappa vinta in volata da un suo compagno, Elia Viviani.

Secondo il corridore tedesco della squadra britannica Fdj Sebastian Reichenbach, dopo il traguardo il 23enne noneso avrebbe usato degli epiteti razzisti nei confronti del «colored» francese della Fdj Kevin Reza.

A confermarlo è stata la stessa formazione britannica del World Tour, che sulla propria pagina Twitter ha pubblicato un video in cui si vedono i due ciclisti discutere animosamente dopo il traguardo per un episodio avvenuto evidentemente in corsa. In realtà cosa si siano detti sotto lo striscione d'arrivo i due ciclisti rimane sconosciuto e - fosse stato per loro - la questione si sarebbe chiusa lì.

A rendere pubblico il fatto avvenuto in gara e a creare il pandemonio mediatico successivo ci ha pensato Reichenbach. Il quale su Twitter ha scritto: «Sono scioccato per aver sentito degli stupidi usare ancora tra i professionisti delle offese razziste. Sei una vergogna per il nostro sport», senza per altro fare il nome dell'azzurro.

Ho sbagliato, mi è scappata una parola ma non sono razzista

La bomba, però, ormai era stata lanciata e le reazioni non si sono fatte attendere. Tanto che lo stesso Reza è tornato sulla vicenda: «È successo durante lo sprint. Questa mattina (ieri, sabato, ndr), Gianni Moscon è venuto a scusarsi sul bus della Fdj. L'incidente è chiuso», ha tagliato corto il corridore francese. Anche il suo direttore sportivo, Marc Madiot, ha preferito calmare le acque, evitando ulteriori commenti sull'accaduto. Il video postato dalla squadra britannica e il tweet di Reichenbach, però, ormai erano diventati «virali».

Su twitter è scoppiato il finimondo: Moscon è finito nel tritacarne di addetti ai lavori e non, tifosi di ciclismo e semplici utilizzatori della rete che - senza sapere quello che è successo - hanno preso di mira Moscon e la sua squadra, il Team Sky. Tanto da obbligare il ds Nicolas Portal a prendere una posizione netta sulla vicenda: «Gianni è un corridore giovane ma ha avuto un comportamento inammissibile. Si è scusato ieri sera e ancora questa mattina. La squadra si ritroverà e saranno presi provvedimenti».

Moscon dunque sarà punito ma dopo il Giro di Romandia, che porterà regolarmente a termine. Di sicuro il ventitreenne noneso - che chi lo conosce descrive come un ragazzo intelligente (per quello che può valere ha preso anche la «lode» alla maturità), educato, tanto determinato in competizione quanto posato «in borghese» - imparerà la lezione: da personaggio pubblico quale già è, e da potenziale campione quale potrà diventare, deve imparare a tenere la lingua a freno. In ogni occasione. Anche in bicicletta.

Ieri intanto al Romandia nuova dimostrazione di classe di Simon Yates. Il ventiquattrenne della Orica Scott ha vinto la quarta tappa. In classifica Yates ora ha 19 secondi di vantaggio su Porte.


 

«HO SBAGLIATO MA NON SONO RAZZISTA»

Moscon cos'è successo?

«Me lo chiedo anch'io. Tutti i siti hanno riportato la stessa cosa. Sono state fatte delle supposizioni, nessuno sa esattamente quello che è successo, se non io e l'altro corridore. Di sicuro posso dire che io non sono razzista. C'è stato un episodio in corsa di cui io sono stato vittima: rischiavo di cadere e mi è scappata un'offesa. Tutto qui. So che ho sbagliato, ma non credo che la mia sia stata una reazione razzista perché - ripeto - io non sono razzista. Quando a 60 all'ora rischi di cadere per terra e di venir travolto dal gruppo non pensi al colore della pelle degli altri corridori, pensi solo a salvare la tua».

Quindi, evidentemente, un'offesa è partita, o no?

«Mi rendo conto che non bisognerebbe mai lasciarsi prendere dalla rabbia, ma in certe situazioni, con ancora lo spavento in corpo, può succedere che scappi una frase non voluta».

Reza come l'ha presa?

«Con lui ci siamo chiariti subito dopo la fine della tappa. Lui ha riconosciuto di aver sbagliato, io gli ho chiesto scusa. Chissà perché il suo compagno di squadra ha avuto questa reazione!».

Lei s'è fatto un'idea?

«Stamattina (ieri, ndr), dopo il tweet del suo compagno, io e i miei ds siamo andati sul pullman per le scuse ufficiali. Loro erano tutti rilassati».

Com'era il clima nel gruppo durante la tappa?

«Tranquillissimo. Nessuno ha detto nulla, tanto che io non sapevo niente di quello che stava succedendo su internet. Ho visto gli articoli soltanto quando sono salito sul pullman della squadra al termine della corsa. Sono stati i giornalisti a montare il caso. Naturalmente capisco che fa notizia dare del razzista a qualcuno, ma non è andata così. E nessuno di quelli che hanno scritto erano lì quando è successo l'episodio contestato».

Ma quest'offesa razzista c'è stata?

«Mi è scappata una parola, sono consapevole di aver sbagliato e so che non si può offendere, ma a prescindere dal colore della pelle. Quante volte si sentono insulti sulle mamme! Ma non penso che nessuno si sia mai offeso per quello che si dice sul lavoro della madre».

Visto il pandemonio mediatico che è scoppiato ha pensato a qualche gesto simbolico per chiudere la vicenda?

«Sinceramente ancora no, anche se credo che qualsiasi cosa io facessi potrebbe essere strumentalizzata».

La sua prima reazione dopo che ha capito quello che era successo?

«Ho ricevuto tanti messaggi da appassionati di ciclismo e non che hanno capito come sono andate veramente le cose e che mi hanno dato supporto. Altri, invece, si sono basati su quello che è più facile credere».

Teme i provvedimenti del Team Sky?

«Vedremo: la squadra ha capito la situazione e mi supporta».

Com'è il suo stato d'animo?

«Ho la coscienza pulita. Con Kevin ci conosciamo, è un bravo ragazzo. Sono cose che succedono in corsa e che nulla hanno a che fare con razzismo».

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