Moreno Moser, crono mondiale sulle strade di Richmond

di Maurilio Barozzi

Lui è già a Richmond, negli Stati Uniti, ad affinare il passo per le prove contro il tempo. E, nonostante per la gara individuale non si senta tra i favoriti, c’è comunque la voglia di fare un’ottima gara al Campionato del mondo.

Moreno Moser, rientrato dalla Vuelta di Spagna, ha appreso dal Ct azzurro Davide Cassani di essere tra i convocati in azzurro alla imminente prova mondiale. E per lui in programma c’è la gara a cronometro. Ma non solo quella. Già domenica parteciperà alla cronometro a squadre con la Cannondale Garmin.

Moreno, già domenica avrai un assaggio a questo Mondiale.

«Sì, la crono-squadre è una prova a cui tengo molto. Siamo una buona squadra e sono uscito dalla Vuelta di Spagna non troppo affaticato. Mi auguro di fare subito una bella gara e poi, in quella individuale, ripetermi».

Partiamo da qui. La medaglia d’argento alla crono nazionale ti è valsa la maglia azzurra a questo Mondiale a cronometro.
Trovi il percorso adatto alle tue caratteristiche?

«A dire la verità il percorso è piatto, semplice, perfetto per specialisti puri delle corse contro il tempo. Non penso di poter ambire a posti vicino al podio, ma il Ct Cassani mi ha detto che il diritto di disputare questa gara me l’ero conquistato sul campo, agli Italiani. Cercherò così di fare il meglio. L’obiettivo è quello di correre una buona cronometro e allenarmi per due settimane soltanto a cronometro. È un tipo di preparazione che non avevo mai fatto finora e sarà utilissima per crescere e lavorare su un’attività che ormai è comunque fondamentale anche per vincere piccole corse a tappe».

Non vuoi illudere i tuoi tifosi o sei davvero convinto di non poter ambire a un posto tra i migliori, nella gara individuale?

«No. Su un percorso di questo tipo non posso nemmeno pensare di competere con specialisti puri come Martin o Malori. Dire che posso farlo non sarebbe una previsione ottimista, sarebbe un atto di follia. Niente da fare. Come dicevo c’è comunque un lavoro a lungo termine sul quale mi impegno e di cui queste gare sono un gradino fondamentale».

Nonostante i risultati nelle gare in linea non siano stati quelli che erano nelle aspettative del Ct, e nemmeno nelle tue, Casani ti ha chiamato. Pensi che la convocazione sia anche un atto di fiducia e la voglia di tenerti all’interno del gruppo?

«Sì, senz’altro c’è anche questo aspetto. È chiaro che per me non sarà comunque semplice partecipare ad una corsa in cui nemmeno nelle più rosee aspettative posso vincere, però penso che dovrò concentrarmi a fare meglio che posso. Già domenica nella gara a squadre. Ecco, diciamo così: mi sento bene e credo che compatibilmente con le mie caratteristiche potrò disputare due buone cronometro».

Arrivi da tre cronometro: una, quella Tricolore, ottima. Le altre due molto meno.

«Sì, ma c’è da dire che durante le gare a tappe non ho mai preparato la corsa contro il tempo. L’avevo fatto per il Campionato italiano, ed è andata bene».

Dopo la vittoria al Giro d’Austria, è arrivata una Vuelta che non ti ha mai visto brillare. Al di là dei risultati, le tue sensazioni quali sono state nella corsa a tappe iberica?

«Stavo bene ma mi è mancata un briciolo di fortuna. È stata una corsa strana, sono sempre andate via delle fughe: su 180 corridori a parte i 20, 25 che fanno classifica, tutti gli altri cercano di entrare in una fuga, così diventa tutto molto caotico, difficile da gestire. Bisogna provarci e imbroccarla».

E tu ci hai provato?

«Praticamente ogni giorno. Sono riuscito a entrare soltanto in due ma erano frazioni troppo dure per le mie caratteristiche. Se avessi indovinato la fuga in qualche altra occasione forse avrei potuto vincere una tappa. C’è stata una volta che fino al 45° chilometro ci ho provato sette volte. All’ottava ero stremato ed ho rinunciato ad accodarmi: è stata quella che è arrivata in fondo. E quando va via la fuga, la corsa è in pratica finita».

Insomma, la fortuna serve anche in uno sport di fatica, allenamento, metodo...

«Certamente. Specie in questo caso. Per un corridore come me, la Vuelta ha diversi arrivi troppo impervi e così, non pensando alla classifica, tutto si concentra nell’entrare nella fuga giusta».

Tornando al Mondiale, alla gara in linea. Poteva essere un percorso adatto alle tue caratteristiche?

«A essere sinceri non ho ancora ben capito se sia un percorso davvero duro o meno. Se è davvero per uomini da classica, potenti, non so quale sarebbe l’aiuto che avrei potuto dare alla squadra».

Si parla di una salita abbastanza impegnativa, breve ma nervosa da fare sul pavé.

«Da quanto ho sentito ci sono 200 metri di dislivello nel circuito, sicuramente non sarà una grande salita».

Se, come pensi, non ci sarà grande selezione, su chi scommetteresti per la vittoria?

«Direi che uomini come Degenkolb o Sagan sono da tenere d’occhio. Sagan è una caso a parte, perché può vincere su qualsiasi tipo di percorso, ma su questo, se devo dirne uno secco, dico Degengkolb».

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