L'addio a Maradona: Sacchi «Era incredibile: sapevi che prima o poi ti colpiva»

«Ho stentato a crederci, sapevo che era stato dimesso. Se ne va un fenomeno, una buona persona, generosa, che amava il calcio.

Maradona è stato uno straordinario protagonista di questo sport, il più grande in assoluto». È un Arrigo Sacchi commosso quello che ricorda Diego Armando Maradona, che tante volte aveva incrociato in sfide decisive e al quale ‘soffiò’ lo scudetto nel 1988. «Ho tre firme con dedica su un pallone: sono quelle di Pelè, Di Stefano e Maradona - dice ancora l’ex allenatore del Milan e ct dell’Italia -. Diego ha fatto sognare milioni di persone, le sue giocate erano delle imprese per altri. Giocare contro di lui era difficile, è stato un giocatore che ha evoluto il calcio».

«Non lo ho mai considerato un individualista, se avessi potuto l’avrei allenato volentieri», afferma Sacchi che in varie occasioni ha rivelato di aver ricevuto una telefonata da Maradona il quale voleva convincerlo ad andare ad allenare il Napoli. «Venga, mister. Qui ci sono io e partiamo sempre da 1-0...’, aveva detto El Pibe, secondo il racconto dell’ex ct.

In realtà, una volta, era sempre il 1988, capitò anche che Sacchi si trovò ad allenare l’argentino, componente di una ‘nazionalè italiana della Lega A che comprendeva anche campioni che giocavano in Italia che affrontava in amichevole la Polonia. E Sacchi racconta: »Maradona mi mi disse

«Mister, mi fa fare solo un tempo?». Nell’intervallo mi tirò per la giacchetta e mi disse «mister, posso fare anche il secondo». Maradona in quell’occasione segnò anche un gol, e Sacchi non lo ha mai dimenticato.

«Diego era incredibile giocare contro di lui era come avere una spada di Damocle sulla testa - dichiara ancora Sacchi - prima o poi ti colpiva. Una volta riuscimmo ad arrivare all’intervallo sullo 0-0 a San Siro, i tifosi ci applaudirono e io dissi negli spogliatoi: ‘ragazzi, finora ci ha perdonato, ora o segniamo noi, o segna luì».

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