Messi si arrende alle clausole del contratto: «Resto al Barça però volevo andare via»

La telenovela è finita: Lionel Messi sarà un giocatore del Barcellona anche nella stagione 2020-21.

A mettere la parola fine è il 33enne fuoriclasse argentino, che rompe il silenzio in un’intervista a «Goal». Ma lo fa senza risparmiare colpi, soprattutto all’indirizzo di Josep Maria Bartomeu, ormai diventato pubblicamente il nemico numero uno della Pulce. «Ho detto alla società, soprattutto al presidente, che volevo andare via - mette subito in chiaro Messi, che lo scorso 25 agosto aveva spedito al club il burofax per risolvere unilateralmente il contratto - Gliel’ho detto durante tutto l’anno. Pensavo che fosse il momento di farsi da parte. Credevo che il club avesse bisogno di gente più giovane, di gente nuova, e pensavo che si stava per concludere la mia avventura al Barcellona con grande dispiacere, perchè ho sempre detto che avrei voluto chiudere qui la mia carriera.

È stato un anno molto complicato, ho sofferto molto durante gli allenamenti, nelle partite, nello spogliatoio. Era diventato tutto molto difficile per me e è arrivato un momento in cui ho pensato di andare in cerca di nuovi obiettivi, di aria nuova. Non è stato a causa del risultato in Champions contro il Bayern, era da molto tempo che stavo pensando a questa decisione. Gliel’ho detto al presidente e il presidente mi ha sempre detto che alla fine della stagione avrei potuto decidere se andarmene o se restare e alla fine non ha mantenuto la sua parola».

Sono state settimane difficili per Leo. «Mi ha fatto male quando è stato messo in dubbio il mio amore per questo club: che io vada o che io resti, il mio amore per il Barcellona non cambierà mai.
Ho sempre anteposto il club davanti a qualsiasi cosa. Ho avuto la possibilità di andarmene dal Barcellona tante volte. I soldi? Tutti gli anni me ne sarei potuto andare e guadagnare più soldi che nel Barcellona. Ho sempre detto che questa era casa mia e che era ciò che sentivo e che sento. Meglio di qui è difficile».

Ma negli ultimi mesi il numero 10 blaugrana ha sentito di aver «bisogno di cambiare, di nuovi obiettivi, di cose nuove.

«Sicuramente mi è costato molto decidere. Ho sempre detto che volevo restare qui. Che volevo un progetto vincente e vincere titoli con il club per continuare a far crescere la leggenda del Barcellona a livello di trofei. E la verità è che da tempo che non c’è un progetto nè nulla, loro si destreggiano e coprono i buchi mentre le cose vanno. Puoi vincere o perdere, perchè è molto difficile, ma devi competere. Almeno competere e non crollare come a Roma, Liverpool, Lisbona. E questo mi ha portato a pensare sulla decisione di andar via. Come detto, pensavo ed ero sicuro che fossi libero di andar via, il presidente ha sempre detto che alla fine della stagione potevo decidere se restare o meno».

Ma quella parola non è stata mantenuta. «Adesso si aggrappano al fatto che non l’ho detto prima del 10 giugno, quando è chiaro che il 10 giugno eravamo in corsa per la Liga nel mezzo di questo tremendo coronavirus e che questa malattia ha alterato tutta la stagione. E questa è la ragione per la quale resterò al Barcellona. Adesso resterò perchè il presidente mi ha detto che l’unico modo di andar via è pagare la clausola di 700 milioni di euro, e questo è impossibile. C’era un altro modo ed era andare in tribunale. Ma non farei mai causa al Barcellona perchè è il club che amo, che mi ha dato tutto sin da quando sono arrivato, è il club della mia vita, ho passato la vita qui. Il Barça mi ha dato tutto e io ho dato tutto. Non mi è mai passato per la testa portare il Barcellona in tribunale. Non avrei mai fatto una cosa del genere, lo ripeto, volevo andare via ed era mio diritto, perchè il contratto dice che avrei potuto svincolarmi. E non era ‘vado via e bastà. Volevo andare perchè ho pensato di voler vivere i miei ultimi anni di calcio felicemente. Ultimamente non ho trovato felicità all’interno del club».

Ma ora il dado è tratto.

«Continuerò nel Barcellona e il mio comportamento non cambierà, non importa quanto volessi andare via. Darò il massimo. Voglio sempre vincere, sono competitivo, e non mi piace perdere».

«Ho detto che non c’era stato il sostegno necessario per vincere la Champions - sottolinea ancora Messi - Adesso non so cosa succederà. C’è un nuovo allenatore e nuove idee. E questo è un bene ma dobbiamo vedere come risponderà la squadra e se saremo in grado di competere ai massimi livelli. Quello che posso dire è che resterò e che darò il massimo per il Barcellona».

L’argentino avrà l’occasione di dimostrare in campo che la sua volontà di cambiare aria non era legata al venir meno dell’amore per la maglia blaugrana. «Il burofax? Non era per creare un polverone o per andare contro il club, era per rendere ufficiale la mia decisione. Se non avessi inviato il burofax era come se non fosse successo nulla, avevo l’opzione per un altro anno. Amo Barcellona e non troverò un posto migliore di qui altrove. Ma ho ancora il diritto di decidere. Volevo andare in cerca di nuovi obiettivi e nuove sfide. E domani sarei potuto tornare, perchè qui a Barcellona ho tutto. Mio figlio, la mia famiglia è cresciuta qui. Non c’era niente di sbagliato nel voler andare via, ne avevo bisogno, ne aveva bisogno il club ed era un bene per tutti». E allora avanti insieme, almeno fino alla scadenza del contratto del 30 giugno 2021: l’impressione è che il Barcellona abbia vinto la battaglia ma non la guerra, Messi resta ma da separato in casa.

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