Oggi l'Inter va a Napoli Conte chiede attenzione e la Juve aspetta il Cagliari

Ricomincia il testa a testa tra l’Inter e la Juventus, anche se Antonio Conte non vuole parlare di volata scudetto, con i nerazzurri impegnati oggi in un campo storicamente ostico, il San Paolo, dove non vincono dal ‘97, contro un avversario lontano addirittura 18 punti che non possono però essere lo specchio del reale divario tra le due squadre.

Alla vigilia Conte ripete più volte che è necessario «fare attenzione perché sarà una partita difficile e impegnativa e fare punti ci darebbe più fiducia», l’Inter non deve farsi ingannare dal momento complesso che stanno vivendo i partenopei anche perché ora in panchina c’è Gennaro Gattuso, un allenatore di «grande spirito e grande motivazione che riesce a trasferire delle ottime cose alla squadra», avverte Conte.

Si affrontano due tecnici molto diversi per storia e carriera ma accomunati da quella grinta e quella passione che spesso fanno la differenza, la voglia di essere quasi il dodicesimo giocatore in campo. La capacità di Conte di ottenere il massimo dai singoli è l’ambizione di Gattuso che vorrebbe un Napoli simile a questa Inter.
Elogi contraccambiati dall’allenatore nerazzurro: «In Gennaro rivedo la grande passione che ha per il calcio, la grande voglia. Anche lui come me ha fatto la gavetta, ho grande rispetto per lui perché ha affrontato anche difficoltà all’estero ed è andato a giocarsi le sue carte in Lega Pro. Quello che ha costruito lo ha fatto con le sue mani. Quello che ha fatto in passato è stato sottovalutato. Il Milan ha aggiunto giocatori con il calciomercato, non ne ha tolti o sostituiti, e questo dimostra il grande lavoro che Gattuso ha fatto in rossonero. Gli auguro il meglio ma dopo la partita contro l’Inter».

Ancora una volta Conte sottolinea come le big del campionato si siano rinforzate sul mercato, aumentando i giocatori in rosa e non sostituendoli come fatto dall’Inter. Si aspetta dei rinforzi a gennaio ma evita le domande dirette: «Vidal? Non mi piace parlare di giocatori di altre squadre. Non parlerò di mercato. Abbiamo fatto una valutazione con la società. Io sono qui per valorizzare quello che ho a disposizione, poi il club prenderà delle decisioni». Certo è che per vincere lo scudetto servono delle alternative di livello. Ma parlare di titolo non piace a Conte che ricorda a tutti il lungo processo intrapreso, gli step superati e quanto di buono costruito: «Pochi si sarebbero aspettati l’Inter al primo posto ma si fa presto a pronunciare il verbo vincere ma dietro c’è un grandissimo sforzo. Certo, la strada è quella giusta».

L’Inter dovrà avere la freddezza di saper rispondere alla Juventus impegnata contro il Cagliari alle 15, potendo tornare a contare su Sensi e sui prossimi definitivi recuperi di Barella e Sanchez che saranno probabilmente in panchina. L’anno nuovo ha quasi svuotato l’infermeria (unico indisponibile D’Ambrosio), un sospiro di sollievo per Conte che torna a vivere l’adrenalina del campo con due esami tostissimi: oggi il Napoli e sabato l’Atalanta, senza margine d’errore.


 

Visto dall’altro lato, a Napoli arriva l’Inter. Un esame tremendo per un Napoli che deve ripartire ma è ancora alla ricerca dell’identità di Rino Gattuso. I nerazzurri arrivano questa sera al San Paolo con 18 punti di vantaggio in classifica sul Napoli che cerca la notte perfetta per riaccendere l’entusiasmo e ripartire alla caccia del quarto posto.

«Ora non guardiamo la classifica - spiega Gattuso - pensiamo a migliorare giorno per giorno. Certo a inizio stagione nessuno pensava al Napoli a 18 punti dall’Inter, ma domani dobbiamo mostrare di saper tenere botta quando si soffre e di saper palleggiare in faccia a una squadra fortissima tecnicamente e fisicamente come l’Inter, guidata da un grande allenatore».

L’Inter capolista, però, fa paura, Gattuso lo sa, soprattutto quando pensa a una difesa orfana di Koulibaly e Maksimovic: «Koulibaly voleva giocare - spiega - ma non possiamo rischiare che abbia uno stop più lungo. La compattezza difensiva parte dal collettivo di una squadra che sa come tenere il campo. A Sassuolo a tratti qualcosa si è visto e dobbiamo continuare a lavorare con pazienza e limitando i danni, ho visto delle cose positive nell’ultima mezz’ora, ma se giochiamo la prima ora come nell’ultima del 2019 saranno guai, serve una partita perfetta».

E il Napoli saprà farla? È questa la domanda di una città che si prepara a riempire con quasi 40.000 spettatori il San Paolo e spera in una risposta forte, la stessa che vuole Ringhio: «Ci sarà da soffrire - ripete - ma voglio giocatori che non vadano nel panico, che facciano una corsa in più e dimostrino le qualità che hanno quando teniamo palla. Dobbiamo dare la sensazione all’avversario che siamo lì e resistiamo. Fra qualche giorno è il mio compleanno, come regalo vorrei far tornare l’entusiasmo. Io conosco il calore del San Paolo e ultimamente l’ho visto freddo».

A scaldarlo proverà a pensarci il tridente azzurro composto da Callejon, Milik e Insigne, con Mertens che soffre per un edema all’adduttore: «È andato in Belgio - spiega Gattuso - per farsi manipolare da un uomo di fiducia, torna mercoledì». Il bomber è Milik che vuole riprendere la via del gol davanti al bomber nerazzurro Lukaku, ma il San Paolo aspetta risposte anche da Insigne: «È penalizzato - spiega Gattuso - dall’essere napoletano, è il primo a pagare, il primo colpevole per i tifosi, ma deve pensare solo ad allenarsi bene per migliorare la condizione».


La Juventus - Più che sul Cagliari, Sarri ha voluto che i suoi giocatori si concentrassero sui «tanti errori commessi», nell’infausta (per la Juventus) notte della Supercoppa italiana, persa il 22 dicembre contro la Lazio. Non perché il tecnico bianconero snobbi la squadra allenata da Maran, rimasta nel sestetto di testa anche dopo avere perso le ultime due partite. Tutt’altro: Sarri ne riconosce tutte le qualità e vede molte insidie per la partita di oggi pomeriggio all’Allianz Stadium dove la Juve è chiamata al riscatto dopo avere perso il primo trofeo stagionale.

Il motivo delle lezioni ‘specialì è un altro, non squisitamente tecnico: per Sarri, infatti, la pesante sconfitta di Riad si spiega per difetti di «mentalità». E nel correggere gli atteggiamenti sbagliati ha voluto che si lavorasse nei primi giorni del 2020. «Veniamo da una partita in cui abbiamo sbagliato più mentalmente che sul piano tecnico o tattico», spiega l’allenatore della Juventus. «Per questo - aggiunge - nel lavoro svolto ci siamo concentrati fino a ieri sui nostri errori. Quando una squadra subisce qualche gol di troppo - precisa - di solito la responsabilità va sui difensori, invece, secondo me la difesa non è stata protetta nel modo giusto.
Quindi, in questi giorni abbiamo focalizzato il lavoro principalmente sui movimenti dei centrocampisti».

Nel reparto, con l’infortunio di Khedira e le tre giornate di squalifica di Bentancur, non è che Sarri navighi nell’abbondanza, specie se Emre Can e Rabiot non faranno il salto di qualità. Con il Cagliari sarà determinante un attento lavoro di filtro. Il pericolo viene dai due «trequartisti, con le loro ripartenze. I nostri centrocampisti devono fare grande attenzione a tenere la posizione giusta sotto la linea della palla».

Difficile rinunciare al tridente Dybala-Higuain-Ronaldo, anche se a Riad non ha girato al meglio, ma Sarri non scarta l’ipotesi di tornare al trequartista: «C’è l’opzione Ramsey, che è in crescita», potrebbe giocare alle spalle di Dybala e CR7, con Higuain inizialmente in panchina.

Il tecnico bianconero punta su Rabiot: «Sembra in crescita, dà sempre la sensazione di avere un potenziale superiore a quello che riesce a esprimere, ma ha iniziato il percorso giusto». Qualche dubbio su de Ligt, reduce da acciacchi vari, se non convince è pronto Demiral. Tutto ok invece nel caso di Dybala. «Non ha problemi - puntualizza Sarri - ieri ha svolto un lavoro differenziato soltanto perché era stanco dopo due allenamenti di grande intensità».

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