Stramaccioni esonerato in Iran tifosi in rivolta con Governo (proprietario della squadra)

L’incubo di Andrea Stramaccioni è finito. Di allenatori che chiudono in anticipo la loro avventura calcistica ne esistono in ogni angolo del mondo, anche con la squadra al primo posto come per l’Esteghlal del tecnico ex Inter. Ma se tutto avviene a Teheran, a un italiano viene impedito di lasciare la Repubblica Islamica dell’Iran e quando poi il contratto è rotto la gente scende in piazza e grida contro il ministero dello sport, il contesto cambia. E spinge il ministero degli esteri di Teheran a contattare l’ambasciata italiana, per calmare le acque nei giorni in cui l’Iran è scosso da altre rivolte.
«Sono molto amareggiato: nessuno voleva finisse così», dice Stramaccioni al rientro a Roma, dopo una fuga da Teheran verso Istanbul con un volo privato. «L’affetto della gente di Teheran mi rimane sul cuore: trattandosi di una società statale, probabilmente la situazione è diventata anche politica e questo dispiace, perché il calcio deve essere soltanto una fonte di gioia. Ripeto noi, anche grazie all’aiuto dell’ambasciata, abbiamo fatto tutto il possibile».
Parole che provano a gettare l’acqua sul fuoco, mentre a centinaia i tifosi si erano radunati sotto il ministero dello sport proprietario del club gridando ‘Stramaccioni è il nostro leader’ e con foto del tecnico romano, e le autorità hanno invertito il campo della partita odierna col Paykan facendola giocare nello stadio Azadi di Teheran, quello dei rivali storici del Persepolis, per evitare problemi di ordine pubblico.
Dopo la firma del contratto e l’entusiamo iniziale (Stramaccioni si era trasferito con tutta la famiglia) i primi segnali a fine agosto, quando Stramaccioni si rese conto che il club aveva licenziato gli interpreti e comunicare con i giocatori in farsi gli era impossibile. Poi sono arrivati i primi mancati pagamenti e a settembre quella sorta di ‘rapimentò: durante la pausa per le nazionali, Stramaccioni è bloccato all’aeroporto, il suo visto è scaduto. Scatta lì l’intervento dell’ambasciata italiana, Stramaccioni non esaspera i toni perchè sa che la situazione ha risvolti politici evidenti: il calcio è strumento di consenso nella Repubblica islamica, ma il successo che il suo lavoro ottiene presso i tifosi della squadra più amata della capitale rischia di diventare un boomerang. L’Esteghlal vince, diventa primo, intanto la famiglia torna in Italia e Stramaccioni neanch più prova a rientrare durante le ferie. Gli stipendi latitano, per lui e per tutta la squadra. Stramaccioni lo denuncia in conferenza, poi arriva la sentenza della Fifa: contratto non valido per inadempienza. Così è risoluzione per ‘giusta causà, e nella notte Stramaccioni ‘scappà da Teheran. L’incubo è finito. Ma a Teheran, quando oramai la dura protesta popolare per l’aumento di capitale e contro il governo ha rallentato, la gente torna in piazza per un allenatore di calcio italiano.

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