«Il razzismo nel calcio è una vera vergogna»

Sono tre giovani calciatori. Un centrocampista e un terzino che giocano in serie D, e un difensore che gioca in Eccellenza. Pierrot Karamoko è della Costa d’Avorio e ha 24 anni. Mamadou Togola ne ha 18 ed è originario del Mali. E Bakari Badjan, vent’anni, è del Mali. I primi due giocano rispettivamente nel Dro Alto Garda e nel Levico, il terzo nel Trento. E tutti e tre, quando li sentiamo per un commento sul “caso Balotelli a Verona”, ci raccontano che il razzismo è uno schifo. E, in Trentino, lo dice anche il coro Altreterre, che si esibirà giovedì al Centro per la cooperazione internazionale (vicolo San Marco 1 a Trento): annunciando l’appuntamento si legge che «il coro Altreterre è la risposta più naturale ai frequenti episodi di razzismo e intolleranza dei cori ultrà da stadio. Insomma, mentre Verona mostra la sua faccia più intollerante, Trento mostra quella più inclusiva e nonviolenta».

«Per me è una vergogna il solo fatto che ancora oggi, nel 2019, si debba parlare di razzismo. Dovrebbe essere un tema sepolto dalla storia».
C’è fermezza e indignazione nelle parole di Pierrot Karamoko, giunto in Italia dieci anni fa. Che prosegue. «La reazione di Balotelli all’ennesimo episodio di cori razzisti è stata sacrosanta. Ma in occasioni del genere ci vuole più severità. Le partite andrebbero annullate e i giocatori rispediti negli spogliatoi. Non si può giocare a calcio in un clima del genere. E chi commette atti di stampo razzista, negli stadi o altrove, andrebbe perseguito e condannato con maggiore rigore. La mia impressione è che in Italia troppa gente minimizzi il fenomeno o addirittura non lo voglia proprio vedere. Nell’ultimo episodio di Verona è stato positivo notare che i giocatori avversari hanno solidarizzato con Balotelli, ma purtroppo spesso si è visto invece che le stesse società tendono a banalizzare comportamenti indifendibili dei loro tifosi».

Il roccioso centrocampista spiega di non aver vissuto personalmente, sui campi da gioco, esperienze negative: «Ma è stato solo un caso, non succede solo in serie A ma anche nelle categorie minori. A mio fratello, che giocava in prima categoria in provincia di Lecco, è capitato di essere insultato in campo. Io ho subito episodi di razzismo in altri contesti della vita, per esempio una volta in treno, quando una signora anziana mi ha apostrofato come “Negro di m...”. Mi sono avvicinato per farla ragionare e spiegarle che tipo di persona sono io e quanto fosse grave e incivile comportarsi in quel modo. In occasioni del genere mi rendo conto che all’origine c’è soprattutto una profonda ignoranza che fa molto male. Bisogna smetterla di prendere sottogamba questo problema: è necessario un salto di qualità per combatterlo in tutti i modi, non è più tollerabile».

«Certi episodi non devono capitare - spiega Mamadou Togola - e invece continuano. Sono cose che demoralizzano i giocatori, ma anche tutte le persone che stanno nel mondo dello sport. Poi ho letto le reazioni, ciò che dice Matteo Salvini va contro il genere umano». Il diciottenne, in Italia da dieci anni, è in prestito a Levico dal Parma calcio. E proprio in Emilia Romagna vivono i genitori, gli zii e il fratello, mentre i nonni sono nel Mali.
«Balotelli forse ha sbagliato a tirare il pallone in curva, ma bisogna capire il suo nervosismo in quel momento. Episodi di razzismo? A me ne sono capitati in campo, ma da parte di giocatori, non del pubblico. A volte ho sentito parole vergognose, ma ho deciso di ignorarle, ridere e pensare a giocare».

È in Italia solamente da 4 anni, invece, Bakari Badjan, esterno del Trento. È arrivato dalla Libia con il barcone e poi mandato in Trentino come richiedente asilo. Da noi ha trovato lavoro, nell’azienda del presidente Mauro Giacca, e una squadra, quella gialloblù. «Sono orgoglioso del colore della mia pelle: ma penso anche che siamo tutti uguali e che il colore non conta, visto che nessuno lo sceglie. Per fortuna non ho mai vissuto direttamente episodi di razzismo: io amo tanto la gente di Trento e credo anche che questa gente ami me. Balotelli? Ha sbagliato a tirare il pallone, ma i tifosi hanno sbagliato più di lui. Se accadesse a me mi fermerei e riferirei all’arbitro. Per chi tifo? Inter. E il preferito è Asamoah».

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