Ecco mister Manfioletti Il mago dell'Eccellenza

di Marco Fontana

«Veni, vidi, vici». Ovvero, venni, vidi, vinsi. Le parole pronunciate da Giulio Cesare per annunciare la vittoria nella battaglia di Zela calzano a pennello per descrivere lo straordinario feeling tra Stefano Manfioletti e il campionato di Eccellenza. Cambia la località del Trentino, da Arco a Mezzocorona, da Albiano a Bolzano, da Trento a Dro, ma non muta di un centimetro la sostanza perché a sollevare il trofeo del massimo torneo regionale, a fine stagione, è sempre la squadra guidata in panchina da Manfioletti. Sono sette, con quello conquistato domenica al timone del Dro Alto Garda, i successi del «Manfio» che arricchisce la già prestigiosa bacheca personale con un’altra affermazione di prestigio, a cui fanno da perfetto contorno le vittorie dicembrine della Coppa Italia di Trento e della Coppa Italia regionale.

Quali caratteristiche deve possedere la grande favorita della vigilia per non tradire le aspettative e centrare il risultato prefissato in estate?

«Essere favoriti e dover vincere per forza non è mai semplice, anche se rispetto ad altre stagioni quest’anno eravamo la favorita solamente perché in estate avevamo dichiarato apertamente di voler puntare alla promozione. Penso che a livello di organico ci fossero altre squadre sullo stesso piano del Dro, motivo per cui siamo stati particolarmente bravi a gestire i momenti di difficoltà e a raggiungere l’obiettivo».

C’è stato un momento in cui ha pensato di non farcela?

«Più che la paura di non farcela c’è stato forse un pizzico di timore di non essere all’altezza della situazione, ma nei momenti cardine del campionato la squadra ha sempre risposto in maniera eccellente. Ecco, credo che la bravura dei miei calciatori sia stata proprio quella di rispondere presente nei momenti delicati del torneo».

C’è stato invece un momento in cui si è reso conto che solo il Dro avrebbe potuto gettare al vento il campionato?

«Sinceramente no. A inizio ritorno, però, mi sono accorto di allenare una squadra che assimilava tutto ciò che veniva proposto durante la settimana e che di giorno in giorno acquisiva una consapevolezza sempre maggiore nei propri mezzi».

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Una squadra di “stelle” non sempre è sufficiente per ottenere grandi traguardi. In quale aspetto Manfioletti pensa di aver dato il suo contributo più significativo al raggiungimento dell’obiettivo?

«È vero che la nostra rosa vantava tanti giocatori importanti, ma è altresì vero che si trattava di una squadra totalmente nuova e da assemblare da zero. Essere riusciti come staff a dare un’idea e un’identità ben precisa di gioco è stato senza dubbio il nostro apporto più rilevante».

Aldilà dei soliti noti Pancheri, Badu, Ischia, Gattamelata, Ballarini, c’è stato un giocatore della sua squadra che l’ha colpito in positivo?

«Sarebbe ingiusto fare il nome di un solo giocatore, perché questo Dro ha dimostrato di essere un gruppo coeso, di qualità e che ha sempre cercato di migliorarsi e stimolarsi. La forza del gruppo ci ha permesso di centrare i tre obiettivi stagionali. Una parola la spendo volentieri per i giovani, che ho visto crescere moltissimo durante l’anno, sia a livello di gioco, sia in quanto a mentalità».

Ripercorrendo rapidamente i sette campionati di Eccellenza vinti, trova qualche similitudine tra il successo di Dro e una delle precedenti affermazioni?

«Forse questo successo lo definirei simile a quello di Albiano, in cui il gruppo fu molto bravo a cementarsi strada facendo».

Nel maggio del 2017, dopo la vittoria dell’Eccellenza con il Trento, non fu confermato per guidare gli aquilotti in serie D. A due anni di distanza il Trento torna in Eccellenza e Manfioletti si guadagna sul campo la D alla guida del Dro. Che significa?

«Nulla. Significa semplicemente che le nostre strade si sono divise e ognuno ha cercato di curare i propri interessi e di raggiungere i propri obiettivi».

Parliamo di futuro. Manfioletti - uno dei due tecnici regionali assieme a Patrizio Morini ad aver conseguito il patentino Uefa B, nel corso di Coverciano sostenuto nel 2012 assieme ai vari Benny Carbone, Zè Maria, Mangia e soprattutto Roberto Baggio - rimarrà al Dro?

«Ne parleremo in settimana: la volontà di ambedue le parti, sottoscritto e società, sembrerebbe comunque quella di voler proseguire assieme».

Che Dro sarà quello che parteciperà al prossimo campionato di serie D?

«Penso che sarà un Dro con tanti giocatori regionali e con moltissimi elementi di questo gruppo. Ci saranno alcuni innesti, è naturale, ma la rosa non sarà certamente stravolta. L’obiettivo è quello di costruire una squadra che sappia reggere l’impatto con una categoria molto impegnativa. Alla base vi saranno la continuità e la serietà di una società sana e formata da tante persone che hanno voglia di lavorare e di mettersi a disposizione».

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