Mano pesante della Procura Figc: chiesta squalifica e ammenda per Agnelli

Due anni e mezzo di squalifica più 50 mila euro di ammenda per Andrea Agnelli. La procura della Figc, guidata da Giuseppe Pecoraro, ha usato la mano pesante nel formulare le richieste sanzionatorie nei confronti del presidente della Juventus, presente oggi a Roma davanti al Tribunale federale nazionale per la seconda udienza del processo sportivo nato dall’inchiesta penale «Alto Piemonte». Agnelli è accusato della presunta violazione dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva («principi di lealtà, correttezza e probità») e dell’articolo 12 («Alle società è fatto divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi, organizzati e non, di propri sostenitori»). Per il presidente bianconero niente patteggiamento, dunque, come previsto dopo il fallimento dei tentativi estivi di dialogo tra accusa e difesa. Prevedibile anche la dura posizione tenuta da Pecoraro: il procuratore federale contesta ad Agnelli il rapporto con gli ultrà per la gestione dei biglietti, in particolare i numerosi tagliandi concessi dal club bianconero ai gruppi organizzati. «La procura Figc fa il suo mestiere - ha sottolineato Franco Coppi, legale di Agnelli, al termine dell’udienza odierna - Non siamo abituati a fare previsioni, un mese o l’ergastolo: sarà quel che sarà, l’importante è contrastare gli argomenti della procura. Se chiediamo l’assoluzione completa? Certo».

Agnelli, appena eletto alla guida dell’Associazione europea dei club (Eca), lo spera. Il presidente bianconero è pronto a partecipare al Comitato Esecutivo dell’Uefa convocato per mercoledì 20 settembre a Nyon, in Svizzera, in qualità appunto di rappresentante dell’Eca. La sentenza di primo grado del Tribunale federale nazionale (presidente Cesare Mastrocola, componenti Paolo Clarizia, Pierpaolo Grasso, Valentina Ramella e Sergio Quirino Valente) arriverà entro dieci giorni, forse addirittura prima del 20, ma in ogni caso non inciderà sugli impegni internazionali di Agnelli. Questo perchè, nonostante Pecoraro abbia richiesto l’estensione dell’eventuale squalifica anche in ambito Uefa e Fifa, la Federcalcio non è intenzionata a effettuare comunicazioni ufficiali finchè il processo non sarà definitivamente chiuso, quindi al termine dell’eventuale terzo grado di giudizio. A livello nazionale, invece, un’eventuale condanna di Agnelli sarebbe subito esecutiva e non gli consentirebbe di esercitare le sue funzioni. Naturalmente il presidente bianconero potrebbe fare ricorso alla Corte federale d’appello, entro sette giorni dalla pubblicazione della sentenza di primo grado. E poi, se necessario, rivolgersi anche al Collegio di Garanzia del Coni, ultimo grado di giudizio sportivo. Stessa cosa potranno fare gli altri soggetti sotto processo: Pecoraro ha chiesto 6 mesi di inibizione e 10 mila euro di ammenda per Francesco Calvo, all’epoca dei fatti direttore commerciale del club torinese.

Chiesti anche 2 anni e 10 mila euro di ammenda per Alessandro Nicola D’Angelo, security manager bianconero; 18 mesi e 10 mila euro di ammenda per Stefano Merulla, responsabile del ticket office. E anche la Juventus, coinvolta per responsabilità diretta e oggettiva, potrebbe uscire penalizzata da questa vicenda: per la procura Figc il club bianconero dovrebbe disputare due gare con l’Allianz Stadium chiuso, più una terza senza la curva Sud, oltre a pagare una multa da 300 mila euro.

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