«Calcio trentino, dilettantistico ma sano» Domani con l'Adige l'inserto con i calendari

di Guido Pasqualini

Dro-Calciochiese in Eccellenza, Calciochiese-Virtus Trento in Promozione, Virtus Trento-Castelcimego: sono le accoppiate che figurano nei calendari dei campionati regionali di calcio (li troverete tutti domani in edicola nell'inserto speciale del giornale l'Adige) che sono stati presentati stamattina a Villa Madruzzo dal comitato trentino della Figc. Tutta «colpa» del Dro che deve attendere le decisioni della giustizia sportiva per essere ufficialmente ripescato in serie D.   

Presidente Ettore Pellizzari, compito improbo il vostro quest’anno.
«Decisamente, i ripescaggi legati al caso Dro hanno complicato esistenza a noi, a Calciochiese, Virtus e Castelcimego. Ma in questo momento penso soprattutto alle difficoltà del presidente Loris Angeli nell’allestire una squadra di serie D senza avere ancora l’ufficialità del ripescaggio».

Un caos totale, non ancora concluso.
«A fine luglio, di solito, i ripescaggi erano tutti definiti. Peraltro quella trentina è una situazione particolare dettata dal fatto che Dro è la prima in graduatoria dopo le squadre già ripescate in serie D. Gli altri comitati hanno chiuso il loro lavoro con maggior facilità».

Qual è lo stato di salute del calcio locale?
«Buono. Vi sono alcune situazioni critiche di sofferenza, note a tutti, ma nel 99% dei casi le dirigenze delle società fanno il passo in proporzione alla lunghezza della gamba. Io ribadisco sempre che quello trentino è l’unico comitato effettivamente dilettantistico: qualcuno mi rimprovera perché esalto questa peculiarità che per me è invece fondamentale. Certo, una o due società nei tornei professionistici rappresenterebbero uno stimolo per i settori giovanili, senza però rinnegare la positività del nostro dilettantismo».

Secondo Rolando Maran, allenatore del Chievo, al nostro movimento mancano scuole calcistiche.
«Condivido. Mancano però anche i numeri: in Trentino abbiamo gli abitanti di un quartiere di Milano. Ci sono tante società che collaborano con Chievo, Atalanta, Verona, persino Milan e Inter. Non so quanto questi accordi con grandi realtà portino benefici, ma le nostre società non si sono isolate. Poi c’è un livello motivazionale: tanti ragazzi non sono spinti dalle loro famiglie a fare un’esperienza fuori casa».

Quante sono le squadre iscritte quest’anno ai vostri campionati?
«Dall’Eccellenza ai Giovanissimi sono 378, meno dell’anno scorso e di due anni fa, erano 389 e 387, più di tre anni fa quando erano 371. Sono oscillazioni fisiologiche».

C’è chi ritiene un precedente pericoloso aver concesso la deroga al Mezzocorona.
«Sarebbe stato un precedente pericoloso non concederla. Non esiste alcun caso in Italia dove sia stata negata la deroga in base all’articolo 19 modificato nel 2007 proprio per evitare che un’amministrazione comunale - ma non è questo il caso del Mezzocorona - negasse la concessione del campo a una società per motivi politici o personali. Si poteva negare l’iscrizione soltanto se il Mezzocorona non avesse trovato il campo».

Hanno senso 4 gironi di Seconda categoria con 43 o 44 squadre?
«Abbiamo fatto un sondaggio con le società. Fossero state 42 avremmo fatto tre gironi da 14, ma con 15 squadre si rischiava un calendario come quello della Promozione, un non senso per la Seconda categoria».

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