Il disperato appello delle palestre trentine: "Siamo luoghi sicuri, fateci riaprire subito"

 TRENTO - Un appello accorato, perché vengano riaperte le palestre: viene dai gestori delle strutture trentine, che tutti iuniti hanno firmato una lettera intityolata "Le palestre sono sicure. È tardi, riapriamo".

 Scrivono le palestre trentine:

 In Italia l’universo del fitness, secondo Unioncamere, comprende circa 23mila operatori, di cui 5100 gestori di palestre, 5167 gestori di impianti con un giro di affari stimato di 10 miliardi di euro l’anno. In Trentino parliamo di 220 attività, di cui 73 palestre, 79 impianti sportivi, 23 club, 45 organizzazioni per un totale di oltre 500 addetti e un giro d’affari che supera i 50 milioni. Nel 2020 si stima un 50% di perdite.

 Proviamo a capire una volta per tutte perché le palestre sono luoghi sicuri. Generano salute fisica e psicologica.

Le palestre rappresentano una componente fondamentale della soluzione per prevenire fattori di rischio collegati al virus e a diffondere benessere fisico e psicologico.

La prestigiosa rivista medica inglese The Lancet ha recentemente pubblicato un articolo che evidenzia come periodi di isolamento, anche inferiori ai dieci giorni, possano avere effetti a lungo termine, con presenza, fino a tre anni dopo, di sintomi psichiatrici. Molti altri studi dimostrano anche come l'aumentare dell’isolamento, incrementi la probabilità di soffrire dei sintomi della depressione. La solitudine attiva infatti gli ormoni del cervello associati allo stress come il cortisolo ed inibisce gli ormoni associati al benessere, come la serotonina.

Uno dei tanti motivi per cui è consigliato riprendere i contatti con gli altri: le relazioni sociali vengono spesso "prescritte" come “antidepressivo".

Dall’indagine Cov-Habits dell’Ordine degli psicologi del Lazio sui cambiamenti avvenuti durante e dopo il lockdown su alcuni aspetti significativi della quotidianità (alimentazione, sport e sessualità) risulta che un terzo dei partecipanti (33,1%) ammette una vulnerabilità emotiva riconducibile a quadri depressivi, disturbi d’ansia, psicosomatici e dell’alimentazione.

Anche uno studio del dell’Università del Colorado evidenzia che più interazioni sociali positive si hanno, più i sintomi depressivi migliorano. E le ricerche mostrano come il movimento, oltre a rappresentare un importante presidio terapeutico, abbia un'enorme influenza sul nostro equilibrio biopsicologico.

Per queste ragioni uscire di casa, andare in palestra e allenarsi in gruppo o con un trainer è un toccasana per il corpo ma anche per la mente e lo spirito. Oggi i centri fitness infatti, non sono solamente luoghi in cui rigenerare e allenare il corpo, ma dove socializzare e staccare dalle attività quotidiane. La vita di molte persone è cambiata radicalmente: smart working e distanziamento sociale hanno favorito la solitudine e hanno reso la propria abitazione il set di gran parte delle giornate.

Mai come ora, in un periodo così difficile segnato dalla pandemia, le persone hanno bisogno anche nello sport, con le dovute precauzioni ormai attive in tutti i club, palestre e centri fitness, di socializzazione e dinamiche di gruppo. E questo non giova solo all’umore, ma anche al risultato. Già nel 2010, l’antropologa Emma Chen della Oxford University dimostrò che la soglia di sopportazione della fatica dei membri di una squadra di canottaggio era più alta dopo gli allenamenti di gruppo rispetto a quelli in solitaria. Il training collettivo infatti favorisce il rilascio di endorfine naturali che agiscono come antidolorifico.

Nel 2015, la stessa Chen dimostrò dopo uno studio che i giocatori di rugby che facevano riscaldamento in gruppo ottenevano risultati migliori nelle partite rispetto a chi si riscaldava individualmente. Secondo una statistica dell’American Osteopathic Association, l’allenamento di gruppo ha la capacità di ridurre lo stress.

I centri fitness club sono luoghi sicuri che seguono scrupolosi protocolli di salute e prevenzione. Come dimostra un recente studio dell’associazione di categoria dei fitness club, rispetto al totale degli accessi alle principali palestre effettuati fra maggio ed agosto solo una percentuale trascurabile (lo 0,002%) è risultato positivo al Covid. Anche una elaborazione statistica dello stesso Servizio Sanitario italiano mirata a tracciare i luoghi in cui sono avvenuti contagi di Covid19 registrati nella settimana 5-11 Ottobre, dimostra che all’interno dei fitness clubs la possibilità di entrare in contatto con il virus è largamente inferiore ad altri luoghi pubblici, come ristoranti, bar, pub, scuole e supermercati.

Oltre alle chiare evidenze sui benefici psicologici e mentali della socializzazione collegata all’esercizio in palestra, esistono anche chiare evidenze sui benefici del regolare esercizio fisico per la salute. Allenarsi regolarmente rappresenta un potentissimo farmaco per ridurre numerosi fattori di rischio legati al Covid, come obesità, diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie. L’esercizio rinforza anche il sistema immunitario, rendendoci più forti e più resistenti. Una recente scoperta scientifica ha dimostrato che l’interferone, una proteina prodotta dall’organismo umano, rappresenta un potente alleato contro il Covid: ebbene, il regolare esercizio fisico stimola la produzione dell’interferone.

 Speriamo che un nuovo lockdown generalizzato non debba avvenire, ma anche in vista di eventuali provvedimenti che comporteranno restrizioni parziali o locali, andrà considerato che le palestre, oltre ad essere luoghi sicuri, rappresentano una componente fondamentale della soluzione per prevenire fattori di rischio collegati al virus e diffondere benessere fisico e psicologico e prevenire le numerose malattie croniche, in presenza delle quali il Covid presenta decorsi più gravi.

 Oggi è già tardi. Il danno causato dalle chiusure dei centri fitness non è solo in termini di salute ma anche in termini economici. È drammatico aver preso atto che tutte le forme di sostegno messe in campo a livello nazionale che provinciale non hanno assolutamente dato quel sostegno di cui si aveva bisogno oltre al dover sottolineare come alcune attività che certamente non ricoprono un ruolo fondamentale per la salute sono aperte ed operano tutt’oggi con nessun sistema di tracciamento efficace come avviene in qualsiasi centro fitness.

Spesso sono le Associazioni che sfruttando la forma giuridica e le lacune dei vari Dpcm, continuano indisturbati la loro attività proponendo ai propri soci di tesserarsi come agonisti iscrivendoli a competizioni che probabilmente non si svolgeranno mai. Ma la beffa è stata poi dover assistere ad una campagna acquisti di nostri clienti diventati “agonisti”. Mentre noi centri fitness continuiamo a sostenere IVA, tasse e spese varie. Una situazione questa che è sfuggita, rendendo la situazione attuale inverosimile, quasi irreale ma purtroppo è assolutamente reale.

Ma chi non cerca scappatoie sperando che sia lo Stato ad accorgersi di quanto insensata sia la chiusura indistinta delle nostre attività, rischia di pagare un prezzo troppo alto.

Conti correnti svuotati, debiti verso i clienti che maturano mese dopo mese e richieste di liquidità bancaria per sopravvivere; questo lo scenario attuale che molti di noi stanno affrontando.

Vogliamo ricordare che le nostre attività si sviluppano, nella maggior parte dei casi, su superfici importanti con ingenti costi di mantenimento, anche a struttura chiusa, non cambia molto lo scenario nel caso della chiusura. Oltre al danno di non poter accogliere nemmeno 30, 20 o anche solo 10 persone con superfici di oltre 1000 metri ci ritroviamo anche la beffa di avere dei costi di chiusura molto più alti di ogni altra attività commerciale.

Per non parlare della sperata riapertura, dove ci troveremo a dover affrontare anche il debito in servizi verso i nostri clienti, saremo costretti a riattivare tutti i costi e far recuperare tutti gli abbonamenti “sospesi” tra il primo ed il secondo blocco, e probabilmente, considerando le limitazioni che c’erano e che ci saranno e la paura del rientro di talune persone, 8 mesi di debito verso il cliente potrebbero diventare 14-16 per riuscire poi ad erogare il servizio.

Un danno enorme che ha già portato e potrebbe portare alla chiusura diverse attività del settore, considerato anche il fatto che alla riapertura, fino alla completa eliminazione delle restrizioni, non potremo accogliere altri clienti per le limitazioni che ci sono e ci saranno.

Statistiche recenti parlano di un 33% come percentuale possibile di “non riapertura” di palestre e centri fitness, dato che non tiene conto di chi aprirà ma non riuscirà a rispettare i crediti dei vecchi clienti, portando ad una chiusura post riapertura.

Una riflessione inoltre va fatta su quanto la situazione possa essere ancora più dura per un’azienda che opera in questo settore anche a livello di “sostentamento emergenziale” che vede gran parte dei contributi in detrazione fiscale, a differenza dei “competitor”, ovvero le associazioni.

Speriamo a questo punto che sia chiaro a tutti che per avere F24 a debito verso lo Stato ci vorrà davvero diverso tempo e non sarà scontato arrivarci.

Le forme ASD e SSD hanno aiuti a fondo perduto quindi più utili alla sopravvivenza, mentre le Partite Iva lucrative niente di ciò.

Tra gli operatori del settore ci sono aziende e partite iva che hanno sempre versato IVA, contributi e tasse, contribuendo in modo attivo alle entrate dello Stato e alle spese per i servizi ai cittadini. Una pressione fiscale importante, come altre realtà imprenditoriali. Questi soggetti, permetteteci di dire quasi dimenticati, si sono visti erogare pochi sostentamenti, molto meno di quelli dedicati alle associazioni sportive e società sportive che nella realtà dei fatti svolgono la stessa attività, con centri fitness e palestre anche più grandi ed importanti, ma senza pagare né IVA, né contributi, né tasse.

Non entriamo in merito se questa poca attenzione al nostro settore sia dovuto al fatto che molti soggetti non contribuiscano in maniera attiva alle entrate dello Stato e non vogliamo certo credere che sia questo il motivo che abbia portato all’abbandono anche delle realtà lucrative, che in questo momento sono decisamente i soggetti deboli.

La poca chiarezza della gestione del settore sicuramente non aiuta neppure noi e crea attriti tra società lucrative e realtà sportive. I primi si trovano ad operare facendo le stesse identiche cose dei secondi ma con una pressione fiscale superiore del 2.000%.

Dai controlli sul territorio degli ultimi anni, effettuati da le forze dell'ordine, sembrava che la volontà fosse che gli impianti sportivi, le palestre e i professionisti del settore contribuissero alle entrate dello stato, pagando quindi le tasse come ogni altra realtà d’impresa, e riconoscendo di fatto il lavoro sportivo e l'impresa sportiva come attività economiche.

Le azioni messe in campo durante la pandemia tuttavia ci hanno fatto ricredere, e fatto notare come i compensi sportivi ma soprattutto l’impresa sportiva esentasse venga riconosciuta ed appoggiata dallo Stato.

Fare chiarezza in un verso o nell'altro darebbe le stesse opportunità di sopravvivenza e di gestione economica a tutti gli operatori del settore. Resta a nostro avviso improbabile, che qualcuno investa 50.000, 100.000 euro o più per una attività che non vuole essere lucrativa, ma chiediamo una vostra interpretazione risolutiva.

 In conclusione, rivolgendoci alle autorità competenti e alla politica che dovrà fare le proprie scelte a livello territoriale, chiediamo:

 - di convocare un tavolo urgente con la classe politica locale e le forze dell’ordine preposte ai controlli fiscali, al fine di uniformare l’operatività di un settore che troppo spesso si è visto vessato anche per scarsa chiarezza normativa.

 - che venga concesso alle aziende e alle partite IVA lucrative del fitness un ristoro straordinario con la possibilità di un’immediata riapertura, con contingentamento e protocolli operativi già redatti, sicuri del fatto che proprio in quanto aziende e non associazioni, l’attenzione ai protocolli e la sicurezza di tutti i clienti è garantita da dei professionisti e non da appassionati che dedicano il tempo libero ad una realtà associativa.

 - la creazione di Welfare dedicati, proprio come è stato previsto per il turismo, in modo da aiutare la ripresa di un settore dimenticato e trascurato da tutte le istituzioni.

 - una riflessione definitiva e chiarificatrice sull'orientamento fiscale per centri fitness e palestre.

 Affrontando il primo lockdown e poi questo secondo stop ci siamo resi conto che lo sport a livello istituzionale è davvero poco conosciuto, manca una linea comune operativa, che permetta a noi operatori di lavorare in maniera etica, regolare e uniforme.

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