Mvt - Il campione trentino di tutti i tempi Ottavi di finale: Fondriest vs Gusperti Votate il vostro atleta del cuore

di Maurilio Barozzi

 Il nostro sondaggio #Mvt, per scegliere il campione trentino di sempre, è approdato agli ottavi di finale. Sedici grandi atleti sono rimasti in gara, e oggi si sfidano il celebre campione del ciclismo Maurizio Fondriest e l'asso del nuoto Renè Gusperti. La figura del ciclista è descritta dal ciclista professionista e suo amico Nicola Conci. Le doti e le vicende di Gusperti sono invece tratteggiate da Walter Bolognani, attuale responsabile delle nazionali giovanili di nuoto.

 

 


«Non so se Maurizio Fondriest vincerà il concorso. Quello che posso dire di sicuro è che, se oltre lo sportivo conta anche la persona, da questo punto di vista nessuno potrà mai muovergli una critica». Nicola Conci, ciclista di grande avvenire attualmente in forza alla Trek con Vincenzo Nibali, non ha alcun dubbio sul suo amico e procuratore Maurizio Fondriest: oltre al talento e alla classe in bicicletta, il campione di Cles ha anche doti morali e umane non comuni. Ed è proprio Conci che ci dà una mano a comprenderle meglio.
Nicola, tu conosci Maurizio più per le pedalate che fate oggi piuttosto che per quelle che lo hanno reso famoso, vero?
«Anche da come pedala oggi si capisce che possiede un motore eccezionale. Quando usciamo assieme in bicicletta se non sono in condizione è ancora in grado di tirarmi il collo. E poi è uno che non va mai piano, ha sempre una pedalata standard che scivola via lunga e lui adora mantenere la “catena in tiro”, come diciamo in gergo».
Insomma, siete sempre in gara?
(Ridacchia) «No, questo no, però diciamo che se devo fare un lavoro di scarico e quindi andare piano con lui non posso proprio uscire».
Tornando alla carriera di Maurizio, qualche immagine delle sue gare l’hai comunque potuta vedere, no?
«Certo. Durante il lockdown mi sono riguardato molte gare di qualche anno fa. Ho rivisto la Milano Sanremo del 1993 ed è stato impressionante come Maurizio ha staccato tutti nel finale. Tra l’altro di quella gara sapevo tutto come l’avessi corsa io perché mio papà me l’ha raccontata spesso visto che è legata a molte coincidenze con la mia famiglia. Il giorno che Maurizio ha vinto è nata la sua primogenita Vittoria e proprio in quei giorni era nata anche mia sorella Alessia. Se non sbaglio quella Sanremo si corse il 20 marzo 1993, giusto?»
Esatto. E del mondiale di Renaix, che Maurizio ha vinto nel 1988, hai visto qualche cosa?
«Anche di quello ho visto le immagini dei chilometri finali. So che qualcuno dice che ha avuto fortuna perché Criquielion e Bauer sono caduti a pochi metri dal traguardo lasciandoli via libera, ma non penso sia vero. Mi sembrava che lui avesse ancora molta benzina e allo sprint avrebbe senz’altro potuto dire la sua. E comunque, per vincere, dopo quasi 300 chilometri bisogna essere lì a giocarsela con lucidità».
Quali pensi sia la dote principale di Maurizio?
«Come sportivo credo che sia proprio la sua capacità di non mollare mai. Come uomo mi hanno sempre colpito la sua grande umanità e la capacità di saper ascoltare le esigenze degli altri. A parte il fatto che già conosceva mio papà, io e Maurizio collaboriamo da molti anni. Quando ero juniores lui ha cominciato a seguirmi per tutto quanto riguarda l’aspetto ciclistico e, ripeto, è una delle più belle persone che io abbia incontrato. E non mi riferisco solo all’ambito ciclistico». Maurilio Barozzi


 

Walter Bolognani, attuale responsabile delle nazionali giovanili di nuoto, ha iniziato la sua carriera da tecnico in Rari Nantes Trento. Qui ha scoperto e lanciato il talento nello stile libero veloce di René Gusperti portandolo al record italiano assoluto nei 50 stile libero e due qualificazioni olimpiche.
Innanzitutto come furono i suoi primi anni da tecnico a Trento, nella Rari Nantes a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90 il livello degli atleti era elevato e com’è arrivato a scoprire René?
«Rari Nantes Trento ha caratterizzato la mia vita dai primi passi in acqua sino ad arrivare ad esserne il responsabile tecnico nel 1984. La struttura societaria era solida e gli atleti di qualità, unitamente ad un vivaio numeroso e ben guidato. René mi venne segnalato dall’allora tecnico della preagonistica per la sua velocità».
Partendo dai primi successi di René ci descriva le Sue emozioni legate alle prime convocazioni in azzurro.
«Emozioni indelebili perché René non fu l’unico che mandai in azzurro. Erano gioia e grandi scariche di adrenalina. Si stava passando da una dimensione locale ad una internazionale, nuove esperienze che hanno aiutato entrambi a crescere. Avevo solo 28 anni, René vinse il bronzo agli europei junior di Roma 1987 sui 50 stile libero e Andrea Cattoni partecipò allo stesso evento a Berlino l’anno prima».
La qualificazione olimpica per Barcellona 1992 ottenuta al Trofeo Sette Colli, tanto cara a René. Come siete arrivati a quell’appuntamento? «L’Olimpiade va oltre ogni evento sportivo, per capirla va vissuta. Sfiorata quella del 1988 con René 17enne, il 1992 poteva essere l’assalto giusto. Si concretizzò grazie a una forma perfetta che faceva da contrappunto alla nostra tensione. Bucò la gara dei 50, ma questo servì a ritornare alla «fame» che lo caratterizzava. Si qualificò nella prova dei 100, volò per una vasca concludendo in scioltezza. Il tabellone gli diede ragione e consacrò il suo personaggio».
Dopo qualche anno anche René ha effettuato il passaggio da atleta ad allenatore, come sono rimasti i vostri rapporti?
«La sua scelta è stata corretta. Un uomo come lui aveva molto da dare, una esperienza come la sua non doveva andare persa. I rapporti sono rimasti ottimi e abbiamo discusso di temi tecnici e metodologici. La simbiosi tra noi due non è mai venuta a mancare, nonostante io sia lontano da Trento da quasi 20 anni».
La sua grande esperienza l’ha portata a diventare il selezionatore degli azzurrini, tra quelli in attività oggi vede un futuro velocista come René per far bene in campo internazionale?
«Incontrare buoni atleti a Trento e poi a Modena mi ha aiutato e la proposta federale del 2007 di ricoprire questo incarico mi onora tutt’oggi. Dopo René, altri hanno caratterizzato lo sprint italiano, oggi il riferimento è Andrea Vergani (1997): molta classe, meno continuità. Se trova equilibrio, è un cliente complicato per tutti al mondo». Nicolò Rigatti


 Tabellone parte sinistra

Tabellone parte destra

 

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