Tennis, Andre Agassi compie 50 anni

Genio, sregolatezza e una visione “pop” della vita che l’ha reso un’icona degli anni Novanta e Duemila. Domani, mercoledì 29 aprile, compie 50 anni Andre Kirk Agassi, considerato uno dei più forti tennisti di sempre: talento anomalo di Las Vegas, l’ex campione americnao ha vinto in carriera 60 titoli Atp e otto tornei dello Slam (4 Australian Open, 2 Roland Garros, 1 Us Open e 1 Wimbledon), detenendo il primo posto nel ranking mondiale per 101 settimane e guadagnando più di 31 milioni di dollari in premi e 150 milioni in sponsorizzazioni.

Capace di mettere in bacheca 17 titoli Atp Masters Series, Agassi, passato nella sua lunga militanza sui campi da una folta chioma alla classica “pelata”, è l’unico tennista ad aver vinto in carriera tutti e quattro tornei dello Slam, la medaglia d’oro del singolare olimpico ad Atlanta 1996, il torneo Atp World Championship e la Coppa Davis, trovando nel connazionale Pete Sampras il suo storico rivale.

Agassi, che il 9 luglio 2011 è stato introdotto nella International Tennis Hall of Fame, è anche uno degli otto giocatori in grado di realizzare il Career Grand Slam (insieme a Don Budge, Roy Emerson, Rod Laver, Fred Perry, Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic), ed è stato il primo a realizzarlo su tre diverse superfici. Alla vigilia dell’Open di Francia 2017 è diventato il nuovo coach di Novak Djokovic, dal quale si è separato nella primavera del 2018. Atleta da ottovolante, con una carriera che ha avuto più di un alto e basso, Agassi ha fatto parlare di sè per i suoi rapporti turbolenti con il padre e per la vita privata.

Il periodo del matrimonio con l’attrice Brooke Shields coincise con un declino che appariva inesorabile, l’annullamento delle nozze e la frequentazione con la collega Steffi Graf, che poi diverrà la moglie e madre di Jaden Gil e Jaz Elle, rappresentarono per lui una sorta di rinascita. Anche agonistica.

Tante luci ma anche qualche ombra nella sua vita. Nella sua autobiografia dal titolo «Open», infine, Agassi ha ammesso di aver fatto uso di metanfetamine e di aver mentito per evitare una squalifica: nel 1997 risultò infatti positivo a un test antidoping per poi affermare, ingannando l’Atp, di aver ingerito un cocktail di vodka contenente tale sostanza a sua insaputa.

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