Le Frecce tricolori al Festival dello Sport

di Daniele Benfanti

Un Festival dello Sport dedicato ai Fenomeni non poteva non volare alto: affidandosi ai «Fenomeni del cielo», le italianissime Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica numero uno al mondo, vanto dell'italianità. Undici piloti (per ora tutti uomini; le donne, entrate in aeronautica dal 2000, sono numericamente sotto il 10% dei piloti) capaci di regalare vera e propria magìa al pubblico che, in Italia e all'estero, li ammira nelle loro evoluzioni in volo, distanti due metri uno dall'altro. Loro hanno trasformato un sogno in una professione ad alto contenuto tecnologico. E racconteranno gli aspetti tecnici e le emozioni che li animano al pubblico trentino, domani, giornata inaugurale della seconda edizione del Festival dello Sport di Trento, alla 16, in Sala Depero in Provincia.

E venerdì all'ora di pranzo, le 13 in punto, regaleranno alla città un doppio sorvolo su Trento (a 500 piedi di altezza, circa 200 metri) che durerà qualche minuto. Trento ha avuto modo di abbracciare le Frecce, l'ultima volta, nel maggio dell'anno scorso in occasione dell'Adunata nazionale degli Alpini. Il maggiore Gaetano Farina, comandante da circa un anno delle Frecce Tricolori, pattuglia acrobatica nazionale, 313° Gruppo di addestramento, ci regala qualche anticipazione e qualche spaccato di questa adrenalinica specialità, confidandoci anche le sue passioni per lo sport. Farina ha 40 anni, è pugliese, originario di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, due figli. Ha frequentato l'Accademia Aeronautica di Pozzuoli, corsi di volo della Nato in Texas ed è laureato in Scienze politiche e aeronautiche. Prima di diventare comandante è stato gregario e capo-formazione.

Comandante Farina, come si può spiegare l'incrollabile successo delle Frecce Tricolori, che dura ormai dal 1961, quando il gruppo è nato, a Rivolto, in Friuli, dove ha tuttora sede?

«Credo per la sintesi tra ingegno, tecnologia italiana, creatività e spettacolarità. È una formazione unica al mondo, tra le pattuglie acrobatiche la più numerosa. Siamo sempre riusciti a inserirci tra la gente comune, a entrare nel loro cuore. L'Italia si identifica con le Frecce Tricolori: stendiamo nel cielo il tricolore più lungo del mondo, con i nostri fumi colorati: lungo fino a cinque km nell'ultimo passaggio. Rappresentiamo tutte le forze armate e il nostro Paese, inteso come sistema, all'estero. A Rivolto lavorano circa cento persone nel Gruppo Addestramento Acrobatico tra piloti, logistica, amministrazione, manutenzione».

Per voi che ne fate parte, provenienti da un bacino di piloti già altamente specializzati, cosa significa essere piloti della pattuglia?

«Orgoglio, innanzitutto. Si superano rigorose selezioni, con particolare attenzione all'attitudine al lavoro di squadra. Il pilota è immerso nel gruppo cui appartiene. Ogni anno ci sono da 6 a 12 candidati a entrare nelle Frecce. Ne scegliamo uno o due. Stanno con noi una settimana e siamo noi che scegliamo i nostri futuri compagni. Da gregari si resta nel gruppo per circa cinque anni. Se si rivestono ruoli di caposquadra e comandante sia arriva a 10-12 anni, in ragione del ricambio e delle carriere».

Qual è il percorso per entrare nella pattuglia acrobatica?

«Bisogna innanzitutto essere un pilota dell'aeronautica militare, dei reparti operativi. Provenienti dalle linee jet (Tornado, Eurofighter, Amx). Serve un'esperienza di almeno 700-750 ore di volo. Poi bisogna vincere i bandi, superare le selezioni e affrontare una settimana insieme a noi, immersi nel gruppo».

Ci sono capacità specifiche che è imprescindibile possedere?

«Naturalmente a muoverci è la grandissima passione, insieme all'adesione ai valori militari e dell'Aeronautica in particolare. Serve capacità di lavorare in squadra, concentrazione, qualità fisiche (perché si è sottoposti a sollecitazioni di forza di molti G in volo), psicologiche, tecniche, dedizione. Caratteristiche fisiche specifiche non sono richieste in partenza».

Qual è il ruolo del comandante?

«Nelle esibizioni, il comandante coordina da terra e gestisce il volo. La formazione è in collegamento radio. Ogni pilota è chiamato con un numero. Da zero a dieci. Zero è il comandante, 1 il capoformazione; 6 il leader del rombetto, 10 il solista».

Quali velivoli pilotate e qual è la vostra attività acrobatica?

«Sono degli Aermacchi MB 339 Pan, completamente italiani, realizzati dal Gruppo Leonardo. Hanno una lunghezza di circa dieci metri e apertura alare analoga. Hanno due posti. Quello posteriore serve per l'addestramento, come la scuola guida. L'addestramento avviene due-tre volte al giorno, per cinque giorni alla settimana, da inizio novembre a fine aprile. Negli altri mesi abbiamo la stagione acrobatica, con circa 25 air show da 25-30 minuti ciascuno. Alcuni anche all'estero: quest'anno in Austria, Slovacchia, Lituania, Francia, Inghilterra».

Quante figure acrobatiche avete in repertorio?

«Sono diciotto e sono sostanzialmente le stesse da quasi sessant'anni, molto legate ai velivoli. Nel 2006, in occasione della vittoria ai mondiali di calcio, abbiamo introdotto il "cuore". Nel 2015 la "scintilla tricolore". La figura più nota è forse la "bomba": i velivoli si aprono in verticale e il solista si accentra».

Dato che parlerete e vi esibirete all'interno di un Festival dello Sport, qual è il suo rapporto, comandante, con le discipline sportive? Ha un suo campione o "Fenomeno" preferito?

«Alessandro Del Piero è il mio atleta preferito, quasi un idolo. Sono juventino. E ho conosciuto Mario Cipollini, grandissimo ex campione di ciclismo. Mi piace, poi, il calcio a 11, il calcetto e andare in bicicletta da corsa sulle montagne del Friuli. Il durissimo Monte Zoncolan? No, non l'ho ancora fatto. Magari come prossima sfida?».

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