Donati: «Io e Schwazer scomodi Avremmo riscritto la storia della marcia»

«Oggi non rilancerei la sfida sportiva insieme ad Alex Schwazer, questo per non mettere lui ed io nei guai. Cercherei piuttosto di aiutarlo in maniera più riservata affidandolo ad un’altra persona che non attiri su Alex odio e volontà di distruggerlo». Sandro Donati torna a parlare così della vicenda che lo ha visto al fianco dell’ex marciatore squalificato per doping.

«Schwazer alle Olimpiadi - ha ribadito il tecnico a Tv 2000 - avrebbe stravinto tutte e due le gare come aveva fatto al campionato del mondo di Roma dando un chilometro di distanza al campione olimpico. La verità è che io e Schwazer avremmo dato una riscrittura totale della marcia, l’avremmo portata ad un altro livello. Anche questo non c’è stato perdonato e permesso».

«Lo scandalo dei russi - ha poi osservato Donati - dimostra in maniera chiara che aprivano e chiudevano le provette senza lasciare traccia. Quindi la questione raccontata dal sistema sportivo delle provette non manomissibili era una storiella. Il sistema dell’antidoping è nelle mani delle istituzioni sportive.

In questa storia la presenza dei russi non è affatto lontana: ho ricevuto delle e-mail inquietanti di cui si è anche occupata la Direzione nazionale antimafia e i magistrati della Procura di Roma e di Bolzano in cui veniva fatto espresso riferimento al ruolo che avevo avuto nella vicenda dei russi.

Queste lettere sono iniziate il 28 aprile, il giorno in cui Schwazer finiva la squalifica. C’erano degli annunci chiarissimi. E il controllo del 1°  gennaio non ha precedenti, non esistono controlli a sorpresa a Natale o Capodanno.

In questa vicenda la stranezza è quel controllo ha concluso Donati - non Schwazer».

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