Hacker violano il sito Wada e accusano: «Diverse atlete Usa dopate»

Alle Olimpiadi di Rio de Janeiro gli Stati Uniti, dominatori del medagliere, «hanno giocato bene ma non in maniera pulita». È quanto sostengono gli hacker del gruppo Fancy Bears, che dicono aver violato il sito della Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, e di schierarsi «per il fair play e lo sport pulito». «Vi stiamo per dire come sono state vinte le medaglie olimpiche, siamo sconvolti nel vedere cosa abbiamo trovato nei database - scrivono in un comunicato -. Partiremo dal team americano e dai loro metodi sporchi».

Secondo Fancy Bears dozzine di atleti a stelle e strisce avrebbero fatto uso di doping, ma alcuni di loro avrebbero fatto ricorso a certificati medici per giustificare valori anomali e vietati dalla Wada.

I nomi elencati sono di quelli “pesanti”: a partire dalla ginnasta quattro volte medaglia d’oro olimpica Simone Biles, che nell’agosto scorso sarebbe risultata positiva al metilfenidato, uno psicostimolante, rinvenuto nel suo campione; la Biles avrebbe assunto anche anfetamine per un certo periodo. Nella rete dei sospetti anche la cestista Elena Delle Donne e le sorelle del tennis, Serena e Venus Williams. Serena, che ha appena ceduto lo scettro di numero 1 del ranking, «sta assumendo ossicodone e idromorfone, prednisone, prednisolone e metilprednisolone. Sua sorella Venus prednisone, prednisolone, triamcinolone e formoterole».

Secondo il gruppo hacker «questa è solo la punta dell’iceberg. Lo sport di oggi è davvero contaminato mentre il mondo non è a conoscenza di un largo numero di atleti americani dopati».

L’accusa piuttosto pesante contro lo sport Usa è rimbalzata naturalmente anche al di qua dell’Oceano. In attesa delle reazioni della Russia, contro cui gli Usa si erano schierati per l’esclusione dai Giochi, ecco il commento del presidente del Coni Giovanni Malagò: «Una notizia molto forte, non è chiaro bene il contorno di questa storia. Non sono medico, ma certo c’è qualcosa che non quadra».

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