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Tita si racconta al Festival: “Quello che fa la differenza è la dedizione e quanto fai per far fruttare il talento”

Tra i principali fan del fuoriclasse trentino c’è il numero uno di Exor John Elkann: “Ecco come è nato il successo olimpico”

TRENTO. L’acqua non lo appassionava. Era un po’ annoiato e sulla barca di papà Mauro al largo nel lago di Caldonazzo giocava con le macchinine nel pozzetto (indossando il salvagente) piuttosto che imparare a navigare. Alla vela preferiva lo sci fino a che un giorno, dopo i primi corsi e le prime regate, decide di puntare tutto sugli sport acquatici.

Una scelta che lo ha portato, fin da giovanissimo (aveva 12 anni) ad entrare nella squadra nazionale per conquistare l’anno dopo il titolo di campione italiano classe Optimist. Da allora per Ruggero Tita, 30 anni e seguitissimo anche dal numero uno di Exor John Elkann che in una recente intervista ha confessato tutta la sua ammirazione per il fuoriclasse trentino, è stato un crescendo fino a conquistare il mondiale e l’oro olimpico a Tokyo 2020 con il suo catamarano nella classe Nacra 17 con la prodiera Caterina Banti. L’importanza della “scelta” è stato il filo conduttore dell’incontro del campione trentino al Festival dello Sport di Trento.
 

Ruggero Tita, laurea in ingegneria, ha ripercorso le tappe di una carriera segnata da moltissimi successi (titoli italiani, europei, mondiali e olimpici), risultato di impegno e determinazione e raccontate nel suo libro “Foil”. E il talento quanto conta nei risultati? “Il talento è qualcosa che hai o noi hai, ma non è l’unica ricetta per vincere - risponde sicuro di sé – Quello che fa la differenza è la dedizione e quanto fai per far fruttare il talento”.

Che non mancava in Ruggero fin da piccolo quando si è trovato a compiere la scelta che ha segnato la sua vita: “È stato un’estate: dovevo decidere se continuare con gli allenamenti di sci piuttosto che dedicarmi alla vela. Ho puntato sulla seconda opzione e un po’ alla volta i risultati cominciano ad arrivare. E ai ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo sport come prima cosa dico che è importante riuscire a divertirsi perché - spiega Ruggero - da qui nasce la passione che ti fa dimenticare i sacrifici e regala grandi soddisfazioni”.
 

Onda su onda il campione trentino si è affermato a livello europeo e internazionale: i mondiali in Danimarca (“Un successo - ha detto - fuori dalle aspettative dopo aver migliorato la tecnica e sviluppato la barca visto gli avversari particolarmente agguerriti”) e l’oro olimpico di Tokyo arrivato per l’Italia dopo 21 anni. “Costruire un’Olimpiade è un percorso lungo che si completa giorno dopo giorno, con costanza e impegno, anche in condizioni non facili”, racconta Ruggero Tita che, secondo i programmi, avrebbe dovuto gareggiare con Luna Rossa in Coppa America (inizio 2021) dopo Tokyo.

Ma la pandemia ha stravolto i tempi (posticipati i Giochi olimpici) e il campione di vela ha dovuto scegliere: “Ha prevalso il sogno del cuore e non mi sono pentito. Per Coppa America ci sarà posto in futuro. Un futuro che mi impegna a imparare e ed innovare, a costruire velocità e tecniche nuove. La vela - spiega Tita - significa gestire gli imprevisti, adattarsi alle onde e al vento che cambiano in continuazione, richiede allenamento continuo e costanza per uscire dalla comfort zone e spingersi in nuove avventure con stimoli sempre diversi. Così è nello sport, così è anche nella vita di tutti i giorni”.

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