Calcio / Il caso

Pinamonti convocato in Nazionale, ma deve già tornare a casa

Infiammazione dei muscoli del ginocchio, il forte giocatore dell’Empoli (ma è dell’Inter) lascia il raduno degli azzurri a Coverciano

FIRENZE, «Ora rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo per tornare più forti di prima, dobbiamo trovare subito un modo per vincere»: il ct Roberto Mancini guarda avanti e vuol scrollarsi di dosso la delusione per la mancata qualificazione al Mondiale arrivata pochi mesi dopo la conquista del titolo europeo.

Primo giorno di raduno al centro tecnico di Coverciano per preparare la finale del 1° giugno a Wembley con l'Argentina detentrice della Coppa America e le quattro gare di Nations League contro Germania (due volte), Inghilterra e Ungheria: 47 i giocatori convocati poi diventati 45 con i forfait del sassuolese Berardi e dell’empolese Andrea Pinamonti, mentre quelli della Roma reduci dal successo in Conference League si aggregheranno da domenica.

Il 23enne attaccante noneso “Pina”, l’arciere di Tassullo, 13 gol in Toscana e ora tornato all’Inter in attesa di sapere se rimanere in nerazzurro o indirizzarsi - prestito o meno si vedrà - in un’altra squadra di serie A, in BundesLiga, in Premier League e in Liga spagnola, ha dovuto rinunciare al debutto nella Nazionale maggiore per una fastidiosa infiammazione ai muscoli del ginocchio, dovuta al sovraccarico per l’elevato impegno del torneo appena concluso che lo ha visto in lizza in 36 su 38 partite.

Nulla di allarmante, ma ad Andrea servono 3 settimane di riposo e adeguate fisioterapie, come riscontrato anche ieri a Coverciano dallo staff medico azzurro. Tornando a Mancini.

«Se ho pensato all'addio? A volte uno ci può pensare, specie quando davanti hai obiettivi a 2 o 4 anni - ha ammesso il ct - Ma la Nazionale è così importante e la gioia di vincere con essa così grande e differente da ogni altra che vale la pena di aspettare. Anche se nella vita non si sa mai. Quando un allenatore vince è amato, meno quando non ci riesce e oggi forse io lo sono un po' meno - ha sorriso - Però continuo a sentire dalla gente ancora amore e attaccamento verso la Nazionale: evidentemente la conquista dell'Europeo ha attutito la delusione che io mi porto ancora dentro».

Sul perché della mancata qualificazione al Mondiale Mancini ha ribadito: «La squadra non ha colpe né demeriti, se valutiamo l'aspetto tecnico avremmo dovuto qualificarci, purtroppo ha pesato non l'eccesso di riconoscenza ma una serie di episodi: con la Macedonia abbiamo perso con un gol al '92' da un rilancio di 50 metri». E poi: «Non so se la Nazionale tornerà al centro dei piani del calcio italiano, intanto però è una cosa positiva poter lavorare con qualche giovane come lo è stato in questi tre giorni di stage (c’era anche il trentino della Salernitana, Nadir Zortea). Vorrei si ripetesse quanto avveniva ai miei tempi, con altri giovani venivo una volta al mese a Coverciano per farci conoscere. Comunque la ripartenza non sarà difficile rispetto a 4 anni fa.

Rivoluzioni? Cambiare tutta la squadra non è possibile ma qualche novità ci sarà - ha annunciato Mancini - Il nostro girone di Nations League è il più difficile ma potrà essere divertente specie se ci presenteremo con qualche giovane. Farli giocare contro squadre come Germania, Inghilterra e Ungheria può essere molto utile». L’1 giugno sarà l'ultima in azzurro per Chiellini nel match celebrativo con l’Argentina, tra la regina d’Europa e quella delle Americhe: «Parlerò con lui per ringraziarlo ma è giusto che ora segua un'altra strada».

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