Mvt - Il campione trentino di tutti i tempi Sedicesimi: Vanzetta vs Bettega Votate il vostro atleta del cuore

Nuova sfida tra del nostro sondaggio “Mvt - Il campione trentino di tutti i tempi”: oggi è tra il campione olimpico dello sci da fondo Giorgio Vanzetta e il re dei rally Attilio Bettega, arrivati ai sedicesimi di finale.

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Giorgio Vanzetta. 

Tre aggettivi per il suo sport. 
Faticoso, appassionante ed emozionante. Almeno ai miei tempi, ora invece mi viene in mente deprimente per i numeri ormai esigui delle gare di livello inferiore, purtroppo il fondo ha perso appeal e spero che si riesca a trovare formule nuove per riportarlo in auge. Mi diverto molto più a seguire il biathlon: mi piange il cuore.
La soddisfazione più bella.
Ad Albertville ho preso tre medaglie, a Lillehammer l’oro che mancava: scegliere tra le due Olimpiadi è una sfida difficile.
La delusione più cocente.
Mancare di un nulla la medaglia ai Mondiali del 1991 in Val di Fiemme: due quarti posti che mi hanno dato due legni che come piace dire a me non servono neanche per accendere il fuoco. Bruciano solo dentro.
Il campione di tutti i tempi?
Francesco Moser mi è sempre piaciuto; nel fondo mi vengono in mente Daehlie, Svan e Ulvang
La squadra del cuore?
Milan, anche se non sono sfegatato.
L’avversario più tosto? In Italia sicuramente Maurilio De Zolt, fuori Daehlie e Svan.

Il compagno a cui è più legato? Lo stesso De Zolt

Il suo pregio migliore? Costanza

Il suo difetto peggiore?
Ce ne sono talmente tanti che faccio fatica a scegliere. Lo sport ti induce ad essere egoista ed è forse un difetto che è difficile superare.
Conta più il talento o il sacrificio?
Il talento ci vuole, senza è dura. Ma allo stesso tempo il solo talento non basta se non c’è disponibilità alla fatica e al sacrificio.
Chi deve ringraziare se è arrivato al successo?
In primis i miei genitori che mi hanno aiutato e permesso di allenarmi, nonostante avessimo un’azienda. Poi un carissimo amico, Fabio Canal, che è stato il mio primo tifoso, sostenitore, psicologo. Purtroppo non c’è più.
Allo sport trentino manca...
Mi sembra che i giovani abbiano poca fame: vedo tanta gente mediocre che si allena tanto, mentre i più dotati mi sembrano meno motivati.
A parte il suo, lo sport preferito?
Il ciclismo, senza dubbio. Mi sarebbe anche piaciuto gareggiare, ma ai miei tempi era meno agevole del fondo.
La paura più grande?
In gara, il timore che cambiassero le condizioni della neve.
Cosa le fa perdere la pazienza?
Le chiacchiere inutili e senza basi; preferisco i fatti; forse perchè di carattere sono di poche parole.
È superstizioso?
No.
Come trascorre il tempo libero?
Andare in montagna o in bicicletta: appena posso esco e vado in giro, in questo periodo cerco di godermi anche qualche alba o tramonto.
Se non vivesse in Italia, dove vorrebbe vivere?
In Norvegia.
Da piccolo sognava di...
Vincere le Olimpiadi: ci sono riuscito. Credo che debba essere il sogno di ogni atleta.
Chi è per lei l’Mvt? Francesco Moser.


 

Attilio Bettega. 

Per rispondere alle domande, abbiamo chiesto aiuto alla moglie Isabella, sua navigatrice ad inizio carriera ed al figlio Alessandro, peraltro ottimo rallysta. Ne è emerso un quadro romantico, d’altri tempi per un pilota scomparso 35 anni fa, ma che ha lasciato un ricordo incancellabile nel cuore dei suoi cari ma anche di tutti i trentini. Prova ne sia il fatto che Attilio Bettega è riuscito nel nostro concorso che intende nominare lo sportivo trentino più forte di tutti i tempi a superare al primo turno la ciclista Letizia Paternoster (che spopola anche sul web, con i suoi moltissimi tifosi e seguaci) ottenendo il 64,4% dei consensi. E, tale percentuale, si è rivelata essere una delle più robuste tra tutti quelli che hanno passato il primo turno. Ora però il tabellone mette Bettega di fronte a Giorgio Vanzetta, un altro di quegli atleti che hanno saputo raccoliere uan percentuale impressionante di consensi al primo turno (ben l’80,4%). Insomma, la sfida si preannuncia importante e equilibrata tra due campioni che hanno illumnato il passato del Trentino di gloria sportiva. Veniamo ora all’intervista, realizzata appunto con moglie e figlio.
Tre aggettivi per il suo sport.
Imprevedibile, avventuroso, adrenalinico.
La soddisfazione più bella.
La vittoria della speciale del Turinì con la Fiat Ritmo Abarth ed il 6° posto assoluto al Rally Montecarlo 1980.
La delusione più cocente.
Al Rally Tour de Corse dell’84. Era al comando ed aveva vinto le prime sei speciali. Poi, causa una foratura chiuse al 7° posto.
Il campione di tutti i tempi? Leo Cella, che assieme a Franco Patria e ad Amilcare Ballestrieri, è considerato uno dei padri della scuola rallystica italiana.
La squadra del cuore?
Non era tifoso di calcio
L’avversario più tosto?
Il finlandese Markku Alen
Il compagno a cui è più legato?
Markku Alen
Il suo pregio migliore?
L’equilibrio mentale.
Il suo difetto peggiore?
L’essere permaloso
Conta più il talento o il sacrificio?
Il talento
Chi deve ringraziare se è arrivato al successo?
Sicuramente la famiglia Tabaton-Scuderia Grifone e Cesare Fiorio
Allo sport trentino manca...
Più consapevolezza nei propri mezzi
A parte i rally, lo sport preferito?
Trial e barca a vela
La paura più grande?
Di non poter più correre a livello professionistico
Cosa le fa perdere la pazienza?
I chiacchieroni, i saccenti
È superstizioso?
Decisamente no.
Come trascorreva il tempo libero?
In famiglia, praticando sport, e lavorando in hotel.
Se non avesse vissuto in Italia, dove avrebbe voluto vivere?
In Corsica
Da piccolo sognava di...
Gareggiare nei rally
Il miglior atleta trentino?
Francesco Moser.

 


 Tabellone parte sinistra

Tabellone parte destra

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