F2: c'è uno Schumi sul podio è il figlio di Michael che trionfa nel GP ungherese

Uno Schumacher torna a vincere sul circuito dell’Hungaroring: 15 anni dopo il successo del padre Michael in F1, è storica la vittoria del figlio Mick nel Gp d’Ungheria di Formula 2. Per Schumi jr. il gradino più alto del podio è una prima assoluta in questa categoria: il primogenito del sette volte campione del mondo di F1, dopo aver chiuso gara-1 ottavo, ha condotto in testa dall’inizio alla fine gara-2, dove era partito dalla pole. Mick Schumacher jr,allievo della Ferrari Driver Academy, ha preceduto Nobuharu Matsushita e Sergio Sette Camara.

«Una gara fantastica. Nobu (Matsushita, ndr) mi ha fatto divertire, non è stato facile. Il il mio cuore batteva forte ma ho sempre avuto tutto sotto controllo»: così un emozionatissimo Mick Schumacher commenta a caldo la sua prima storica vittoria in F2 all’Hungaroring, 15 anni dopo il successo del padre Michael in F1.

Nello sport si può correre, sudare, perdere o vincere ma col Dna non si scherza. Così, dire Mazzola o Maldini nel calcio, come Borg nel tennis o Verstappen nella F1, è da sempre sinonimo di una stessa poesia, quella raccontata dai padri e oggi tramandata dai figli. La storica ‘prima voltà di Mick Schumacher oggi in Formula 2, sul circuito dell’Hungaroring dove il papà Michael trionfò nel lontano 2004 in F1 con la sua Ferrari riassume la storia di generazioni di fenomeni che in questi anni stanno iniziando a scrivere nuovi capitoli.

L’estate 2019 verrà ricordata anche per questo, per la nuova ondata dei «figli d’arte» che si stanno affacciando alla ribalta, come ha raccontato pochi giorni fa anche l’oro della 17enne Larissa Iapichino, in pista neocampionessa europea Under 20 nel salto in lungo e nella vita figlia di papà Gianni, ex saltatore con l’asta, e mamma Fiona May, guarda caso anche lei medaglia d’oro nella stessa manifestazione nel 1987.

La racchetta in mano se la sono invece tramandata Bjorn e Leo Borg, il primo icona del tennis mondiale degli anni ‘70 e ‘80 e vincitore di 11 Slam, e l’altro figlio della terza moglie, pronto a diventare professionista e che a soli 16 anni ha esordito quest’anno al torneo juniores di Wimbledon. Questa estate è toccato invece a Daniel Maldini, secondogenito di Paolo, allungare l’epopea della famiglia, esordendo in prima squadra e portando alla terza generazione la saga dei Maldini, da nonno Cesare al padre Paolo.

E poco conta il suo errore dal dischetto ieri contro il Manchester United, nell’Icc a Cardiff, mentre il coetaneo Timothy Weah, terzogenito dell’ex pallone d’Oro, esordiva col Lille nell’amichevole contro la Roma. Poi ci sono storie dal destino inverso, figli d’arte che non hanno raggiunto i livelli sperati. Colpa, forse, di un nome troppo pesante da portare e che non trasforma per forza in campione anche un figlio.

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