Kareem Abdul Jabbar: «Gancio cielo, invenzione per risolvere un problema»

«Il gancio cielo ha rappresentato per me la soluzione a un problema». Così Kareem Abdul-Jabbar, ex stella dei Los Angeles Lakers e maggior realizzatore di sempre nella Nba del basket americano, incontrando i cronisti a margine della sua partecipazione all’Oscar Pomilio Blumm Forum a Pescara, ha definito il suo gesto tecnico più famoso sul parquet, che lo aiutò a raggiungere la cifra monstre di 38mila punti. Un’invenzione che fu «il risultato della mia volontà di crescere dopo aver appreso gli aspetti fondamentali del gioco».

«Mi resi conto che serviva un tiro potente e difficile da difendere - ha spiegato Jabbar - così l’ho usato per tutta la mia carriera e ho realizzato un record nei tiri realizzati». Di fatto era un tiro impossibile da stoppare.

Sulle differenze tra lo sport di oggi e dei suoi tempi, lo storico numero 33 gialloviola ha detto: «Di sicuro c’è stata un’evoluzione nella pallacanestro, il cambiamento sostanziale lo abbiamo visto nell’utilizzo del tiro da tre punti con un incremento dal 1985 in poi».

In relazione al suo ruolo di Ambasciatore culturale globale degli Stati Uniti, ha poi rimarcato: «Sicuramente possiamo dire che lo sport rappresenta una certa parte della cultura, in particolare direi che rappresenta l’aspetto e lo stile competitivo di ciascuna nazione, laddove ovviamente ci sia un Paese che esprima degli atleti che gareggiano al top».

Quanto al presente, «la sfida che affronto ora è fare qualcosa per me essenziale e sostanziale, qualcosa che abbia un senso, così quando mi sono iscritto all’università ho deciso di laurearmi in inglese e storia». Prima di arrivare a Pescara, Jabbar si era fermato a Roma dove aveva incontrato a Trigoria la squadra di Luciano Spalletti, facendosi fotografare con Francesco Totti e gli altri giocatori, entusiasti della presenza di uno degli uomini che ha fatto la storia del basket, anche quando era ancora universitario e si chiamava Lew Alcindor.

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