Bolt: «Nel mio ultimo anno non correrò i 200»

Usain Bolt verrà proclamato questa sera «Atleta dell’anno» dalla Iaaf, riconoscimento strameritato per quanto ha fatto nel 2016 ottenendo la terza tripletta personale (100, 200 e staffetta) alle Olimpiadi, impresa che lo ha fatto definitivamente entrare nella leggenda dello sport. Ora prepara il suo addio all’atletica, visto che il prossimo anno, il 2017, sarà anche quello dell’addio, dopo i Mondiali di Londra. Le gare che correrà in precedenza saranno vissute più come un saluto al pubblico dei vari stadi che come impegno da vivere con la massima carica agonistica. Ormai Bolt ha dato, e vuole solo divertire, e divertirsi, per altri dodici mesi. Poi farà altro, forse il calciatore magari nel Borussia Dortmund.

Intanto c’è una novità: «L’anno prossimo, per me l’ultimo di attività agonistica, correrà solo sui 100. A Rio ho capito di non avere nelle gambe un possibile nuovo record del mondo dei 200 - spiega Bolt a Montecarlo -. Non importa quanto ho lavorato, sarà per me comunque improbabile riuscirci. Quindi, visto che si avvicina la fine della mia carriera, non lavorerò più duramente come prima. Se posso fare il nuovo primato dei 100? Se avrò una stagione senza infortuni, tutto può succedere».

Ma il fenomeno giamaicano tiene a chiarire che la sua ultima stagione sarà soprattutto un tour d’addio al pubblico. Per questo cercherà di onorare tutti gli impegni, tra i quali dice di tenere particolarmente a quelli di «Ostrava, Losanna e Parigi: il mio ultimo anno sarà soprattutto per i fan». Esclude totalmente un ripensamento e magari un rientro a Tokyo 2020? «Il mio coach mi ha detto di non farlo - risponde -, e sono sicuro di non farlo. Un sacco di gente a 30 anni non è riuscita a fare ciò che ho fatto io. Io invece ho ottenuto tutto ciò che volevo, e va bene così. Voglio solo che abbia la possibilità di vedermi in pista tanta gente che non ha ancora avuto la possibilità di farlo».

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