Panama Papers, Messi «Non ho evaso il fisco»

Sempre all'attacco in campo, sempre più in difesa fuori dagli stadi. Lionel Messi, il fuoriclasse del calcio più famoso e pagato al mondo, è sulla graticola per nuove rivelazioni su un'evasione fiscale che già lo ha messo nei guai con la giustizia spagnola, che lo processerà il 31 maggio prossimo.

Il suo nome spicca infatti nell'elenco di statisti, imprenditori, stelle dello sport e dello spettacolo coinvolti nello scandalo planetario dei Panama Paper.

Proprio a Panama, secondo il Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (ICIJ), Messi avrebbe acquisito una società per 'blindarè i proventi dei suoi diritti di immagine. Lui nega tutto, annuncia querele, ma ammette che la società, la Mega Stars Enterprises, "esiste, ma non per fini fiscali ed è inattiva".

In Spagna, Messi è nel mirino insieme con il padre Jorge Horacio per una presunta frode fiscale per 4,1 milioni di euro di imposte non pagate per i diritti d'immagine dal 2007 al 2009 e l'avvocatura dello Stato, in vista del processo di fine maggio, ha chiesto una condanna a quasi due anni di carcere. E proprio a questa vicenda, secondo le nuove carte, si legherebbe la creazione della società Mega Stars da parte dei Messi, avvenuta il giorno dopo l'atto d'accusa della Agenzia tributaria spagnola, nel 2013.

L'organismo, ha intanto annunciato il ministro spagnolo della Giustizia, Rafael Català, avvierà presto un'indagine su quanto pubblicato, non solo riguardo a Messi, ma sulle altre persone residenti in Spagna i cui nomi compaiono nelle liste dei Panama Papers.

Nei media si parla anche di altri soggetti, da Michel Platini a Jarno Trulli, dal club calcistico della Real Sociedad all'ex giocatore cileno Ivan Zamorano, fino a proprietari attuali o passati di una ventina squadre, tra cui l'Inter. Dal club nerazzurro filtra assoluta tranquillità per la vicenda così come dall'ex pilota di Formula 1 il quale afferma che la sua società citata "è assolutamente dichiarata".

Dopo aver tentato di sviare le domande sull'argomento con un vago, "io non guardo quello che firmo. Firmo quello che dice mio padre", nel pomeriggio Messi ha diffuso un comunicato a nome della famiglia, dove si sostiene che "non ha compiuto nessuno dei comportamenti che gli sono contestati, essendo false e calunniose le accuse di evasione fiscale e riciclaggio. Si stanno studiando azioni legali contro i media che hanno diffuso la notizia". Secondo i Messi, nelle ricostruzioni giornalistiche vengono "accostati tra loro fatti, congetture, documenti parziali" per utilizzare come richiamo il nome del giocatore "con grave pregiudizio per la sua reputazione".

"Questo è particolarmente grave quando si tratta di attribuire reati gravi come la frode fiscale e riciclaggio di denaro, portando un danno irreparabile a Lionel Messi", conclude la dichiarazione.

La nuova tegola dei Panama Papers fa prevedere mesi caldi per Messi, almeno fino a quando a Barcellona comincerà l'udienza per la presunta frode fiscale da oltre quattro milioni, un processo che avrà una tale attenzione da indurre il tribunale a predisporre un'aula apposita. Sempre tra difesa e attacco, nel frattempo il fuoriclasse sarà impegnato su tutti i fronti con il Barcellona, prima di condurre la sua nazionale alla conquista della Coppa America.

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