In finale a Melbourne c'è Andy Murray battuto in cinque set il gigante Raonic

Per il momento "baby Murray" non ha fatto scherzi, e sta lasciando giocare tranquillo - anche se non è un termine che si addice particolarmente allo scozzese - il suo papà. Alla vigilia degli Australian Open Andy aveva infatti dichiarato che qualora il primogenito - la cui nascita è attesa per metà febbraio - avesse deciso di anticipare i tempi avrebbe mollato immediatamente il torneo per fare ritorno in Gran Bretagna. Non è accaduto nulla di tutto questo e Murray, numero due del seeding, è approdato regolarmente in finale, la quinta a Melbourne. La semifinale contro Milos Raonic (n. 13) è stata tutt'altro che una passeggiata: Andy si è imposto per 46 75 67(4) 64 62 dopo oltre quattro ore di battaglia, regalandosi il "privilegio" di sfidare Novak Djokovic (il serbo è avanti 21-9 nei precedenti). Ancora una volta. E sì perché l'aver perso quattro finali su quattro un po' scoccia, proprio perché a batterti, se si esclude quella del 2010 (quando fu stoppato da Federer), e sempre stato Nole (2011, 2013 e 2015). E l'ultima volta non senza qualche piccola polemica da parte del britannico sul comportamento non proprio da number one del serbo. C'è da dire però che i due trofei Slam che figurano nel palmares dello scozzese, Us Open 2012 e Wimbledon 2013, Andy li ha conquistati battendo in entrambi i casi Djokovic in finale.

CHE BATTAGLIA CONTRO MILOS - I precedenti, 3 pari, lasciavano intuire che ci sarebbe stato grande equilibrio tra Andy e Milos, anche se lo scozzese si era aggiudicato in due set le ultime due sfide. Dalla parte di Murray giocava anche l'esperienza: per il 28enne di Dunblane era la 18esima semifinale in un major, per il canadese solo la seconda (dopo quella raggiunta a Wimbledon 2014). Raonic è partito subito forte centrando il break, si è salvato dallo 0/40 ed ha difeso il vantaggio fino ad assicurarsi il primo parziale. Secondo set estremamente equilibrato fino all'undicesimo gioco con Murray bravo a non lasciarsi sfuggire l'occasione del break per pareggiare il conto dei set. L'equilibrio è proseguito anche nella terza frazione: Andy ha tremato nel nono gioco, quando ha dovuto recuperare da 0/30, ed ancora nell'undicesimo, quando ha annullato un set-point. Nel tie-break, però, Raonic ha rotto gli indugi con una fantastica risposta di diritto ed è volato sul 5-2 prima di chiudere per 7 punti a 4. Sul 2-1 del quarto set, però, il canadese è uscito dal campo per un medical time out (un problema alla coscia destra): al rientro è apparso evidente che la sua capacità negli spostamenti era alquanto ridotta. Murray non se lo è fatto ripetere due volte: ha centrato il break nel settimo gioco, ha rischiato di restituire il favore in quello successivo (quando dal 40/15 è stato costretto ad annullare una palla-break), ha fallito un set-point nel nono gioco ma poi nel decimo gioco, dopo aver annullato altre due chance per il contro-break, ha di nuovo pareggiato il conto dei set. Quinta frazione senza praticamente storia: Murray è volato 4-0 ed ha chiuso 6-2 contro un Raonic oramai inoffensivo.

MURRAY & MURRAY - Con la quinta finale a Melbourne, la nona in carriera in un major, Andy è ad una sola lunghezza da Fred Perry per la leadership sotto la bandiera Union Jack. Tornando in ambito mondiale, solo tre giocatori in attività hanno raggiunto più finali Slam di Murray, e si tratta - guarda caso - degli altri tre "fab four": Federer (27), Nadal (20) e Djokovic (19). Ma agli Aus Open non c'è solo Andy in finale. Anche Jamie, 15 mesi più "anziano" del fratello, ha raggiunto l'ultimo atto dello Slam aussie: insieme al brasiliano Bruno Soares (settime teste di serie) si è qualificato per la finale de doppio e sabato si giocherà il titolo contro il canadese Daniel Nestor ed il ceco Radek Stepanek. I Murray sono i primi fratelli nell'Era Open ad essere presenti nelle finali del singolare e del doppio maschile.

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